Migrazioni, si alza il sipario su Lampedusa ma in Italia i partiti giocano

Lampedusa rischia di rivivere il disastro del 2011 ma in Italia nessuno ha mosso un dito per prevenirne l'eventualità. Sull'isola questa mattina 241 migranti alla stessa ora e di questi erano ben 142 quelli tunisini giunti in autonomia in porto su una sola barca. I partiti litigano sull'appoggio al Governo tecnico che Mario Draghi dovrebbe guidare mentre la Tunisia implode sotto la crisi economica da cui fuggono i giovani

Un medico dell'ASP 6 di Palermo ed un militare della Guardia di Finanza allo sbarco autonomo dei 142 tunisini a Lampedusa la mattina del 4 febbraio 2021

di Mauro Seminara

Ieri avevamo avvisato i nostri lettori circa la corretta lettura che lo sbarco a Lampedusa di 48 giovani tunisini pretendeva. Una lettura data dall’esperienza di chi segue le migrazioni nel Mediterraneo centrale da molti anni, ma anche frutto di osservazione della politica che sta dietro i flussi migratori. L’avvisaglia era quindi leggibile da chiunque e le cause sotto gli occhi di tutti, ma per quanto intelligence e analisti vari avevano certamente paventato questa più che probabile “emorragia” migratoria dal nord Africa verso l’Italia, nelle potenti stanze dei ministri forse era stato ritenuto più divertente giocare alla politica stile “prima Repubblica”. Oppure, più semplicemente – ed al tempo stesso drammaticamente – è stato considerato ciò che era alle porte come un dono divino su cui conquistare consenso a colpi di populistici tweet. In fondo, a contendersi la scena ci sono ancora oggi la Lega ed il Movimento 5 Stelle. Gli stessi partiti che al tempo, con i loro voti contrari e le astensioni, contribuirono ad impedire la riforma del Regolamento di Dublino in seduta plenaria all’Europarlamento; costringendo così l’Italia a farsi carico anche di tutti i richiedenti asilo e, soprattutto, della becera propaganda sulla pelle dei migranti che tanto ha avvelenato il Paese.

Questa mattina a Lampedusa sono arrivati 142 ragazzi, tutti tunisini ed in completa autonomia. Gli occhi italiani sono sempre puntati sulla Libia ed anche il trasferimento di risorse economiche è diretto in quel Paese in guerra cui l’Italia pretende di delegare “soccorsi” in mare ed “accoglienza” dei migranti. Se vogliamo chiamare le cose con il giusto nome possiamo dire che l’Italia pretende di far respingere profughi e richiedenti asilo in un Paese non sicuro, negando così la possibilità di chiedere protezione internazionale, per affidarli invece a carcerieri aguzzini che li maltrattano troppo spesso fino alla morte. Nel frattempo, mentre i giochi di potere mal tessuti in Libia – si veda a tal proposito l’inserimento a gamba tesa della Turchia a Tripoli – procedono a discapito dei profughi ma anche degli stessi italiani, la Tunisia è stata completamente abbandonata dal suo primo partner europeo: l’Italia. Ultima visita istituzionale, poco tempo addietro, quella del titolare della Farnesina. Il ministro Luigi Di Maio ha infatti incontrato il presidente Kais Saied che certamente avrà rappresentato all’ “amico italiano” la grave crisi in corso e l’impossibilità di ottemperare alla pressante richiesta di maggiore controllo delle frontiere esterne tunisine per un “contenimento” (diplomatica espressione del premier Conte già usata in riferimento alla Libia) delle partenze di giovani harragas in cerca di fortuna, di futuro, lontano dalla madre patria.

Una foto del nutrito gruppo di giovani tunisini sbarcati in autonomia a Lampedusa la mattina del 4 febbraio 2021 che ricorda immagini di febbraio del 2011 sulla stessa isola

L’arrivo di un barcone con 142 giovanissimi migranti, molti tra i 14 ed i 16 anni, che giungono in porto ed approdano in autonomia, alle otto del mattino, evoca a Lampedusa scene da “anno della primavera araba”

. Quel 2011 della Rivoluzione dei gelsomini, ribattezzata “primavera” in Italia, che fece riversare migliaia di giovanissimi migranti in poche ore sull’isola, congestionandola e poi determinandone il fallimento turistico per via della criminosa decisione dell’allora ministro degli Interni leghista di lasciarli tutti a Lampedusa fino a dopo le elezioni amministrative su cui il suo partito investiva, come sempre, a suon di propaganda. E adesso il rischio che tutto ciò si ripeta è dietro l’angolo. A salvare l’isola pelagica più famosa al mondo potrebbe essere il Governo tecnico che dovrebbe ottenere la fiducia del Parlamento sotto la guida di Mario Draghi. Ma qualunque sia l’idea del premier incaricato, e qualunque sarà la sua linea d’azione, il nuovo Governo dovrà fare i conti prima con i capricci di partiti che, non paghi delle frittate fatte, vorrebbero adesso un Governo politico con un tecnico di facciata; poi con tutti i danni fatti nella gestione del Mediterraneo con i rapporti con la Libia e la Tunisia, i coinvolgimenti in respingimenti e gli investimenti a perdere delle faraoniche navi quarantena invece delle ristrutturazioni dei centri per migranti già esistenti. In mare ci sono molte barche cariche di migranti, e siamo solo ai primi di febbraio. A Lampedusa questa mattina – tra le otto e le nove del mattino – sono arrivati 241 migranti dei quali 142 giovani tunisini e 99 profughi dalla Libia di varie nazionalità. Sicuramente non si poteva più andare avanti con maggioranze parlamentari, quindi governi degli attuali partiti che hanno la pretesa di “guidare il Paese”; ma non era neanche il momento di puntare i piedi e poi mettersi a fare i capricci sul sostenere o meno il Governo di tecnici voluto dal presidente della Repubblica per assenza di valide opzioni alternative.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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