Palermo, in 700 per il cessate il fuoco a Gaza

La manifestazione è stata promossa da oltre settanta tra associazioni, movimenti e gruppi che si sono radunati in piazza Bellini e si sono poi spostati sfilando in corteo fino al teatro Massimo

Un flash mob nel corso della manifestazione per il cessate il fuoco permanente a Gaza svoltasi a Palermo

Circa settecento persone, da settanta diverse associazioni, hanno sfilato oggi in corteo a Palermo al grido di “Free Palestina”. Una partecipazione massiccia ad una manifestazione pacifica e per la pace. La richiesta, scandita per tutta la durata dell’evento, è di un cessate il fuoco permanente in Palestina. Le persone che hanno aderito alla manifestazione, come è emerso chiaramente anche dagli interventi al microfono amplificato che seguiva il corteo, non intendono rendersi passivamente partecipi di un genocidio. Il termine è stato usato e ribadito, come è stato ricordato ai presenti che soltanto lo stato del Sudadfrica ha “osato” accusare Israele di genocidio chiedendo il giudizio della Corte internazionale di Giustizia dell’Aja.

Un ricorso infondato, secondo Israele, quello proposto dal Sudafrica all’Aja. Tra le interpretazioni assunte dalle parti al cospetto della Corte internazionale di Giustizia ed i tentativi più volte proposti dal segretario generale delle Nazioni Unite falliti di imporre un cessate il fuoco ci sono 1.140 vittime israeliano di Hamas (dato diffuso da AFP che si basa sulle ultime informazioni fornite da Israele) e oltre 23.000 vittime palestinesi – circa l’1% della popolazione di Gaza – stando alle autorità di Hamas. Un genocidio, un massacro, uno sterminio impari messo in atto dalle forze israeliane contro cui oggi a Palermo sono stati scanditi vari slogan. Ma l’indirizzo delle accuse scagliate oggi al corteo palermitano non era verso Israele o nei confronti dello Stato ebraico ma puntava il dito verso i sionisti capitanati da Benjamin Netanyahu. Lo stesso leader israeliano verso cui nello stato di Israele manifestano gli stessi israeliani.

Strage o genocidio?

La manifestazione è stata promossa da oltre settanta tra associazioni, movimenti e gruppi che si sono radunati in piazza Bellini e si sono poi spostati sfilando in corteo fino al teatro Massimo. Giunti a destinazione, i manifestanti hanno disegnato in strada una mappa della Palestina fatta di candele accese ed ha avuto inizio il momento di raccoglimento scandito dall’enunciazione di nomi ed età di alcune delle vittime dei bombardamenti a Gaza. Solo una minima parte, perché le vittime della rappresaglia israeliana oltre 23.000 palestinesi uccisi, oltre 58.000 feriti impossibilitati ad accedere a cure mediche a causa della distruzione di venticinque ospedali su trentasei precedentemente operativi. Lo stesso corteo ha ricordato inoltre circa 1,9 milioni di persone sfollate, 109 i giornalisti uccisi oltre a 144 operatori umanitari e 40 operatori della protezione civile. Infine, il dato che più risulta incomprensibile e raccapricciante: circa 8.000 bambini e bambine sono morti in questi tre mesi di guerra.

Tutti uniti contro la guerra

In piazza oggi a Palermo c’era chiunque, cristiani, ebrei e musulmani, italiani e stranieri. Tutti contro la guerra, tutti contro la strage indiscriminata di Gaza. Tra i presenti anche Abdul Karim Assahly, uno studente libico iscritto all’Università di Palermo, attivista e membro di una delle associazioni promotrici della manifestazione, StraVox. Secondo Karim, l’Italia è la culla della cultura di tutta l’Europa e gli italiani dovrebbero prendere coscienza di quanto sta accadendo e del valore della posizione che quindi potrebbero assumere, perché “i governi sono complici al massacro”. Il movimento quindi non ha, almeno per il momento, la pretesa di condizionare le scelte governative italiane ma di estendere questa presa di posizione in tutta Europa condizionando poi le scelte dei governi europei. “Quello che ci aspettiamo dal governo italiano, per la società italiana di oggi – perché non è che facendo un favore all’America che salviamo l’Italia – è cercare una strategia, una strategia intelligente, una strategia con visione futura e di rispetto dei popoli”, spiega Karim intervistato da Mediterraneo Cronaca.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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