Migrazioni, dalla Tunisia 48 a Lampedusa su una barca – FOTO

A Lampedusa una barca di giovani migranti tunisini ma con numeri a bordo sensibilmente superiori a quelli dei piccoli barchini cui l'isola era abituata. In Tunisia la condizione economica non accenna a migliorare e le prospettive che mancano al popolo di un Paese in piena recessione promettono un piccolo esodo

La motovedetta CP-324 della Guardia Costiera al tramonto del 3 febbraio 2021 con 48 migranti a bordo nel porto di Lampedusa

di Mauro Seminara

Si alza ancora il numero di giovani tunisini che si imbarcano dai porti del sud del Paese per lasciare la patria. Oggi una barca con 48 persone a bordo ha raggiunto le vicinanze dell’isola pelagica italiana prima dell’intervento delle autorità. Al largo di Lampedusa è avvenuto il trasbordo dei migranti sulla motovedetta SAR d’altura CP-324 che li ha poi sbarcati al solito molo militarizzato dell’isola alle sei del pomeriggio. Sulla barca fermata dalle motovedette, e poi messa in sicurezza con il trasbordo della Guardia Costiera, c’erano 33 uomini, adulti, e 15 minori che dalle prime informazioni assunte risulterebbero essere ragazzi partiti senza un familiare adulto al seguito. Questa la composizione degli harragas partiti dal porto di Chebba con alle spalle la miseria economica che la Tunisia sta attraversando.

Il presidente Kais Saied continua a farsi vedere in strada, avvicinando il popolo per ascoltarlo e tentare di contenerne l’ira, ma dalla capitale ai centri abitati del sud del Paese la differenza è sensibile e la fame sta raggiungendo livelli drammatici. A poco serviranno gli arresti di massa conseguenti alle accese proteste non organizzate che si registrano in Tunisia. Forse solo a causare la pronosticata conseguenza di un esodo di massa verso le coste italiane per un disperato viaggio che non consentirà ai giovani migranti di raggiungere le destinazioni immaginate alla partenza. Lampedusa quindi rischia quest’anno di rivivere momenti prossimi a quelli già vissuti nel 2011, salvo che in Europa qualcuno non comprenda la necessità di dar seguito a quel trito e vuoto slogan che suona “aiutiamoli a casa loro”. In questo caso, la casa è quella in cui l’Italia ha ingenti interessi commerciali e nella quale la delocalizzazione dell’impresa italiana è presente ed anche in modo piuttosto diffuso.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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