Il giorno del giudizio (politico) sul caso Salvini-Gregoretti

Conte renderà la propria audizione al giudice Nunzio Sarpietro a Roma presso la sede di Governo. Salvini a Catania già ieri sera. Audizioni per l'udienza preliminare sul caso Gregoretti anche per l'ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e della Difesa Elisabetta Trenta ed in prossima audizione per l'ex vicepremier Luig Di Maio, la ministra degli Esteri Luciana Lamorgese e l'ambasciatore italiano in UE Maurizio Massari. Salvini conferma la dismissione del ruolo di uomo forte e cerca la condivisione di responsabilità con il Governo

Il selfie di Matteo Salvini in aeroporto diretto a Catania il giorno 11 dicembre 2020

di Mauro Seminara

Rinviata l’udienza preliminare a Palermo per il caso di sequestro di persona e abuso di atti d’ufficio che vede come accusato Matteo Salvini nell’esercizio delle sue funzioni di ministro degli Interni in danno alla nave Ong “Open Arms” ed ai naufraghi che aveva a bordo, tutta l’attenzione si sposta a Catania dove va in scena il motivo stesso del rinvio: l’udienza per analoghe accuse relativa al caso della nave “Gregoretti” della Guardia Costiera italiana in cui era atteso anche il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte che ha chiesto l’audizione in sede di Governo. Un pezzo corposo di un Governo nazionale chiamato a rispondere di un crimine che vede un ministro – all’epoca dei fatti – sul quale pende un rinvio a giudizio che potrebbe vederlo recluso in carcere per 15 anni, con capo del Governo e ministri del precedente e dell’attuale esecutivo chiamati a testimoniare oltre che citati quali correi dalla difesa dell’accusato, che per autorevoli testate nazionali vale una breve o poco più e giusto quale quarta o quinta notizia d’apertura. Ma si sa che in Italia la stampa sarà pure libera ma non è certo indipendente.

L’udienza in programma per oggi a Palermo sul caso Open Arms slitta al 9 gennaio, mentre a Catania si tratta quella relativa al soccorso di 135 persone prese a bordo dalla nave Gregoretti il 26 luglio 2019 – dopo un soccorso effettuato anche da motovedette dello stesso Corpo che trasbordarono sulla nave della Guardia Costiera – e poi sbarcate il 31 luglio nel porto militare di Augusta, in provincia di Siracusa. Nel procedimento che si celebra nel capoluogo etneo, dove la Procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione per le accuse a carico dell’ex ministro, il Matteo Salvini che al tempo vantava di fare tutto da solo assumendosi tutte le responsabilità del caso lascia posto ad un ben più moderato imputato che cerca di condividere i misfatti con altri membri del Governo di cui faceva parte come ministro degli Interni oltre che vicepremier.

La condivisione dei capi di imputazione proposta dalla memoria difensiva di Salvini, per quanto “atto poco eroico” in dispregio all’arroganza con cui al tempo esaltava seguaci e razzisti vari, è tutt’altro che campata per aria. Dopo la disfatta del Governo M5S-Lega di cui lo stesso Salvini fu artefice, nel corso di una inebriante estate al “Papeete Beach”, il cosiddetto Governo “Conte bis” formato dalla maggioranza parlamentare M5S-PD non diede alcun segno di promessa discontinuità con le politiche leghiste e manifesto addirittura un inasprimento nei confronti di migranti ed Ong mentre la difesa dell’ex ministro degli Interni raccoglieva prove del coinvolgimento dei vertici dell’esecutivo sul caso che oggi vede la possibilità di un processo a carico del leader della Lega con una imputazione che gli farebbe rischiare fino a 15 anni di reclusione.

Oggi a Catania è atteso, tra gli altri, il presidente del Consiglio in carica oggi ed al tempo dell’esecutivo M5S-Lega che il 28 dicembre 2019, “nel corso della conferenza stampa di fine anno – recita la memoria difensiva di Salvini – organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della stampa parlamentare, affermò: «per quanto riguarda le ricollocazioni abbiamo sempre a livello di Presidenza, anche con l’ausilio del Ministero degli esteri, lavorato noi per ricollocare e quindi consentire poi lo sbarco»“. La dichiarazione di Giuseppe Conte è stata resa quando a Palazzo Chigi operava il “Conte bis”, al Ministero degli Interni non c’era più Matteo Salvini ed il partner di maggioranza era il Partito Democratico. A tradire l’esecutivo M5S-PD in difesa dell’ex ministro Salvini è quindi la mancata immediata attuazione di quella discontinuità promessa alla formazione del nuovo Governo. Anzi, il “Conte bis” formato insieme al Partito Democratico la politica sul tema dei flussi migratori irregolari attraverso il Mediterraneo centrale l’ha perseguita in modo ampiamente dimostrabile come fa la difesa di Matteo Salvini che ricorda perfino il cosiddetto Accordo di Malta.

La memoria difensiva firmata dall’avvocato di Matteo Salvini nonché parlamentare leghista Giulia Bongiorno ricorda infatti:Come è evidente, il c.d. Accordo di Malta del 2019, contemplando «un sistema di ricollocazione ‘a corsia prioritaria’ sulla base di impegni pre-dichiarati prima dello sbarco», espressamente prevede che l’accordo di redistribuzione tra gli Stati membri debba intervenire precedentemente allo sbarco, così collocando la relativa iniziativa dello Stato membro di ingresso nell’ambito del procedimento di accoglimento“. La difesa a questo punto sottolinea che: “Pertanto, viene espressamente stabilita una relazione funzionale tra lo sbarco e l’accordo per il ricollocamento dei migranti tra determinati Stati membri“. L’affondo sulla mancata discontinuità dell’esecutivo M5S-PD che coinvolge il premier insieme ai ministri degli Esteri (l’allora vicepremier Luigi Di Maio) e dei Trasporti (al tempo Danilo Toninelli) arriva poi con il caso “Ocean Viking”, nave della Ong internazionale SOS Mediterranee: “Tanto è vero che sotto il successivo Governo ‘Conte II’, come si vedrà, nel caso ‘Ocean Viking’, la nave rimase in mare dal 18 ottobre al 29 ottobre 2019, prima della concessione di un porto di sbarco in Italia, in attesa che Francia, Germania ed Italia trovassero una soluzione per il ricollocamento dei migranti“.

“In particolare, il capo del Governo – prosegue la memoria difensiva di Matteo Salvini sul caso Gregoretti – affermò l’impegno collegiale dell’Esecutivo nella partecipazione alle procedure di redistribuzione, sottolineando che in quell’occasione «fu avanzata una richiesta agli altri Stati membri dell’Unione e alla Commissione europea per la redistribuzione dei migranti», e segnalando la necessità per l’Unione europea di dotarsi di una ‘camera di crisi’ «con riguardo all’individuazione del porto di sbarco e dei Paesi disposti ad accogliere le persone soccorse». Fatti ed affermazioni raccolte dallo studio legale che difende l’ex ministro degli Interni che si aggiungono ad un fondamentale tassello nato per interesse politico e dal quale la parte di esecutivo chiamata oggi a testimoniare in udienza preliminare a Catania non si può in alcun modo dissociare: nel caso Diciotti, precedente in cui Salvini veniva accusato di sequestro di persona plurimo aggravato in relazione al divieto di sbarco dalla nave della Guardia Costiera, il capo del Consiglio dei ministri insieme ai ministri degli Esteri (il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio) e dei Trasporti (il pentastellato Danilo Toninelli) si dichiararono corresponsabili per la vicenda in esame già al momento della decisione al vaglio della Giunta per le immunità parlamentari definendo l’operato in oggetto un’azione politica condivisa per il “preminente interesse della nazione”.

Al tempo del salvataggio di Matteo Salvini in Giunta per le immunità, il Movimento 5 Stelle e la Lega – di cui l’accusato era ed è tutt’ora segretario – erano alleati di maggioranza. Nel corso di quel Governo il Movimento 5 Stelle intervenne a protezione di Salvini perfino quando il leader del Carroccio si rifiutò di riferire al Parlamento sul caso del cosiddetto “Russiagate”. Dopo la rottura dell’alleanza di Governo cambiò anche la posizione del Movimento 5 Stelle e del premier, che da stuntman dei due vicepremier divenne man mano vero capo dell’esecutivo. Sul caso Gregoretti infatti Salvini non venne salvato come per il caso Diciotti. Ma il precedente rimane, ed a favore del leghista. Una castagna rovente sul fuoco dell’attuale Governo, con Giuseppe Conte e gli ex ministri Danilo Toninelli (Trasporti) ed Elisabetta Trenta (Difesa) chiamati a testimoniare in udienza preliminare oggi ed in prossima audizione previsti l’attuale ministro degli Interni Luciana Lamorgese, l’ex ministro degli Esteri e vicepremier Luigi Di Maio e l’ambasciatore italiano presso l’Unione Europea Maurizio Massari. Dopo il rinvio dell’udienza preliminare di Palermo però slitta anche l’audizione del presidente del Consiglio dei ministri che ha chiesto l’audizione presso la sede del Governo a Roma invece che spostarsi personalmente a Catania. Oggi ha comunque inizio il giorno del giudizio politico e l’approssimarsi di una sentenza, giudiziaria o politico-morale, sul caso è già ben avviato il “nuovo corso” dell’attuale esecutivo con comitati vari di cui fanno parte anche le Ong oggi impegnate in un “dialogo” con il carnefice a navi ferme, dibattiti televisivi in cui si celebra la morte del piccolo Yusuf come monito per il dovere di soccorso italiano e nel quale perfino chi ha operato con il vincolo delle 12 miglia sembra adesso dover fare il peno di carburante per raggiungere ogni barca in pericolo. Almeno a parole.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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