L’Unione europea e la Catalogna

Trasversale la disapprovazione ufficiale dell'Unione europea verso la dichiarazione di indipendenza catalana. Severa la Germania che invita Rajoy a ristabilire l'ordine. Aperture da Stati indipendentisti Ue

Il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani

La dichiarazione ufficiale del Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, è giunta già ieri all’esito del voto del Parlamento catalano: “La dichiarazione d’indipendenza votata oggi dal Parlamento catalano è una violazione dello Stato di diritto, della Costituzione spagnola e dello Statuto dell’Autonomia Catalana, che sono parte del quadro normativo dell’Unione europea. Nessuno nell’Unione europea riconoscerà questa dichiarazione. Ora più che mai, è necessario ristabilire la legalità come base per il dialogo e garanzia della libertà e dei diritti di tutti i cittadini catalani.”

Gli ha fatto subito eco dalla Farnesina il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano premurandosi di sottolineare che l’Italia non riconoscerà la Catalogna quale Stato indipendente. Più pudica la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha affidato la dichiarazione al suo portavoce. Steffen Seibert, portavoce del Governo tedesco ha infatti diffuso una nota secondo cui la Germania sarebbe preoccupata “per la situazione in Catalogna causata dalla dichiarazione incostituzionale del Parlamento” catalano. La stessa nota rivela implicitamente la posizione tedesca malgrado la premessa sulla speranza di una de-escalation: “Il Governo Federale sostiene la posizione del presidente Rajoy per garantire e ristabilire l’ordine costituzionale”.

Un po’ più deciso nella sua posizione risulta il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk con la sua richiesta al premier spagnolo Mariano Rajoy di “favorire la forza degli argomenti, non gli argomenti della forza”, pur precisando inevitabilmente il disconoscimento della indipendenza catalana. Aperture arrivano invece alla Catalogna indipendente da altri Paesi, membri Ue, o regioni di Stati membri la cui indole è notoriamente indipendentista, come la Corsica, ma anche dall’Irlanda, dalla Slovenia e dalla Finlandia. Tutti manifestazioni non ufficiali di Governo ma di sostegno da parte di grosse forze politiche che potrebbero mutare in posizioni ufficiali.

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