Naufragio migranti, vittime del Decreto Piantedosi?

La Ong SOS Mediterranee: "Hanno pagato il prezzo del mancato coordinamento dei soccorsi, che noi chiediamo da anni, ma anche di un decreto, il cosiddetto 'Decreto Piantedosi', che ci costringe a raggiungere porti lontanissimi dall'area dove c'è più bisogno di noi"

“61 migranti, tra cui donne e bambini, sono annegati in seguito a un tragico naufragio al largo della Libia. Secondo i sopravvissuti, l’imbarcazione con a bordo circa 86 persone è partita dalle coste libiche da Zwara. Il Mediterraneo centrale continua ad essere una delle rotte migratorie più pericolose del mondo”. Questo l’annuncio dell’IOM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni appena appreso dell’ennesima strage di profughi, la notte tra sabato e domenica appena trascorsi, i cui superstiti sono stati ricondotti a terra nello stesso paese che speravano di essersi lasciati alle spalle per sempre. Le vittime invece sono “Bambini, donne e uomini in fuga dalla Libia, proprio come i 26 sopravvissuti che abbiamo a bordo in questo momento – scrive in una nota l’organizzazione non governativa SOS Mediterranee – e che con grande difficoltà, e con il mare in burrasca, stiamo portando a Livorno, il ‘porto sicuro’ che ci è stato assegnato, a oltre 1.000 km dall’area delle operazioni”.

La nave Ocean Viking, appunto della Ong SOS Mediterranee, ha rispettato le indicazioni di “immediato” porto di sbarco a Livorno, attenendosi quindi al cosiddetto “Decreto Piantedosi” che nega alle navi umanitarie di sostare nella letale area del Mediterraneo centrale dopo il primo intervento di soccorso a migranti. Anche se questi sono appunto appena 26 su una nave di circa cento metri attrezzata per poterne soccorrere ed ospitare molti di più. La Ocean Viking ha quindi rispettato il decreto Piantedosi ed ha rivolto la prua verso Livorno. La nave umanitaria si trovava, al momento del soccorso dei 26 migranti in pericolo, nella stessa area in cui l’indomani si è consumato il naufragio in cui hanno perso la vita 61 esseri umani tra uomini, donne e bambini, e da dove un rimorchiatore che ne ha salvati 25 ha effettuato poi un respingimento verso il porto non sicuro di Tripoli.

“Hanno pagato il prezzo del mancato coordinamento dei soccorsi, che noi chiediamo da anni, ma anche di un decreto, il cosiddetto ‘Decreto Piantedosi’, che ci costringe a raggiungere porti lontanissimi dall’area dove c’è più bisogno di noi, lasciando così vuoto un tratto di mare dove le morti sono all’ordine del giorno”. Questa l’accusa lanciata oggi da SOS Mediterranee. Sulla rotta migratoria libica, a metà dicembre, non è presente alcun assetto SAR della Libia. Le ormai note motovedette donate dall’Italia sono le stesse classe Corrubìa in precedenza della Guardia di Finanza: datate, veloci ma inadatte alla navigazione con mare grosso, affidate a personale inadatto allo spirito di guardia costiera e con funzioni di coordinamento da anni supplite dalla Guardia Costiera italiana.

“Non c’era nessuno a salvarli e sono annegati”, afferma senza dubbio di smentita SOS Mediterranee in una nota. E da inizio anno sono oltre 2.500 le vittime della rotta migratoria attraverso il Mediterraneo centrale. Le politiche dissuasive attuate dal governo italiano con il beneplacito dell’Unione europea non hanno prodotto alcuna riduzione delle partenze. Nel 2023 è già stata superata la soglia dei 150.000 migranti approdati sulle nostre coste. Il prezzo di sangue che si paga nel Mediterraneo centrale risulta quindi ancor più immotivato se si pensa che le partenze non sono state ridotte né un maggior numero di vite è stato salvato.

Nel video rilasciato da SOS Mediterranee, con la Ocean Viking in navigazione verso Livorno, si può facilmente notare quali sono le attuali condizioni meteo marine e quindi i rischi per un eventuale imbarcazione sovraccarica di migranti nel Mar Mediterraneo

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