Migrazioni, si teme accordo segreto tra Italia e Tunisia sui rimpatri

L’Unione europea intendeva istituire centri per migranti provenienti anche dalla Libia sul territorio della Tunisia, ma il premier tunisino Mechichi aveva annunciato il rifiuto del suo esecutivo. Il naufragio occorso ieri al largo di Sfax era di una barca di persone partite dalla Libia e nei giorni scorsi sono state centinaia le persone provenienti dalla costa libica fermate dalle autorità tunisine e sbarcate la dove non ci sono i requisiti minimi per garantire il diritto a forme di protezione internazionale dei profughi fermati in mare

Il ministri italiano Lamorgese ed il premier tunisino Mechichi durante l'incontro tenutosi a fine maggio 2021 a Tunisi

di Mauro Seminara

“Ho presentato una interrogazione parlamentare a metà gennaio e, malgrado le leggi impongono la risposta entro 15 giorni dal recepimento della richiesta di accesso agli atti, ancora oggi (3 giugno) non è stata ricevuta alcuna risposta”. Questo quanto affermato al telefono dal parlamentare tunisino Majdi Karbai che ci ha spiegato aver richiesto informazioni al governo sull’accordo tra Tunisia e Italia circa i rimpatri di migranti irregolari di suoi connazionali. “Prendendo atto della mancata obbligatoria risposta su tali accordi mi trovo legittimato a pensare che si tratta di accordi segreti tra i due governi e che non è dato al Parlamento, quindi alla popolazione, di averne contezza”. La questione dei rimpatri di tunisini sembra però solo la punta dell’iceberg che potrebbe essere molto più grande e profondo di quanto si possa immaginare. Oltre ai respingimenti in patria degli harragas tunisini viene parzialmente restituita dalle cronache una attività che riguarda motovedette tunisine e profughi partiti dalla Libia.

Il 28 maggio un comunicato stampa del ministero della Difesa tunisino ha reso noto che con vari interventi operati dalla loro Marina e Guardia costiera sono stati intercettati “nella regione di Sfax 262 migranti a bordo di diverse imbarcazioni partite da Libia e Tunisia”. Il ministero ha inoltre precisato che dei 262 migranti fermati in mare erano 158 quelli intercettati dopo la partenza dal solito porto di Sidi Mansour, nelle immediate vicinanze della città portuale tunisina di Sfax. Gli altri “104 migranti sono stati soccorsi da una unità navale della Marina tunisina al largo di Sfax”. Non viene però precisato quanto “al largo” della città tunisina. Sempre al largo di Sfax, come ha reso noto l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) che opera in Tunisia, si è consumato un naufragio la notte tra il primo ed il 2 giugno. Anche in questo caso, da quanto appreso, la barca naufragata sarebbe partita dalla Libia. Esattamente dal porto di Zuwara. Ieri pomeriggio, 2 giugno, le autorità avevano recuperato due cadaveri nel corso delle attività di ricerca e soccorso. Secondo l’IOM si teme che 20 migranti siano dispersi o morti.

Una nuova Grecia, ma con la più comoda esternalizzazione rispetto ai confini europei, pare fosse la proposta indecente che l’Unione europea ha posto sul tavolo al Governo della Tunisia. Questo è quanto si evince da un comunicato stampa del governo tunisino all’esito della Conferenza sulla gestione dei flussi migratori di Lisbona organizzata dalla presidenza di turno portoghese del Consiglio dell’Unione. Alla Conferenza avevano partecipato rappresentanti degli Stati dell’Africa interessati dai flussi migratori irregolari che raggiungono i confini della “fortezza europea”. La nota stampa del governo tunisino veniva ripresa lo stesso giorno anche dall’agenzia di stampa nazionale italiana Ansa: “La Tunisia rifiuta l’istituzione sul suo territorio di centri di accoglienza per immigrati stranieri diretti in Europa e non è affatto pronta ad accogliere cittadini di altri Paesi, così come si oppone a qualsiasi interferenza con operazioni che incidono sulla sua sovranità nazionale”. Secondo i dati del ministero della Difesa tunisino gli interventi su barconi carichi di migranti partiti dalla Libia, nelle sole ultime due settimane sono stati tre, rispettivamente con 36 persone il 20 maggio, 100 il 24 maggio ed altre 104 – tra le quali 4 tunisini – il 28 maggio per un totale di 240 persone partite dalla Libia e sbarcate in Tunisia. A questi dati si aggiungono quelli del naufragio del 2 giugno con circa un centinaio di persone a bordo, venti delle quali disperse.

“La migrazione – proseguiva Mechichi sul lancio Ansa del 28 maggio – non dovrebbe essere considerata una minaccia permanente, ma piuttosto un fattore di sviluppo economico, sociale e culturale, nonché un fattore di riavvicinamento tra i popoli”. Da li a breve, pochi giorni dopo questa affermazione e qualche mese dopo la mancata risposta all’interrogazione del parlamentare Karbai, la Tunisia – stando alla dichiarazione resa dal ministro degli Interni italiano Luciana Lamorgese – rivedeva ancora le quote di rimpatrio di connazionali illegalmente approdati in Italia. Il 27 maggio infatti, il giorno prima delle dichiarazioni rese dal premier e ministro degli Interni ad interim tunisino Mechichi, la titolare del Viminale dichiarava nel corso della conferenza stampa in Prefettura a Palermo che l’Italia ha “la possibilità di rimpatriare 80 migranti a settimana”. Il riferimento era al punto di confine europeo di Ceuta, in Spagna, paragonato al canale migratorio tunisino verso l’Italia.

Lo stesso giorno, al termine dell’incontro con il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci a Palermo, il ministro Lamorgese rilasciava questa dichiarazione alla stampa: “Per il governo italiano la Tunisia è un Paese sicuro, quando i migranti sbarcati in Italia sono cittadini di quel paese nordafricano li dobbiamo rimpatriare. Stiamo lavorando insieme per aiutare la Tunisia a risollevarsi da un punto di vista economico in modo da dare una vita dignitosa a chi vive lì e che avendo altra possibilità di vita non ha esigenza di venire sulle nostre coste. Abbiamo trovato delle soluzioni di collaborazione e grande flessibilità con la Tunisia, a cui abbiamo offerto un accordo di partenariato per incidere sulle condizioni socio economiche di un Paese che è attualmente in grave crisi anche a causa della pandemia” (Ansa, 27 maggio 2021). Nel frattempo però, il “Paese sicuro” cui era stato proposto di istituire campi profughi e centri di accoglienza per tenere entro i propri confini i profughi ed i migranti diretti in Unione europea, iniziava a fermare barche che salpate dalla Libia portando a terra i profughi che vi si trovavano a bordo pur non potendo mettere in atto le linee guida per la tutela dei richiedenti asilo che ne hanno diritto e pur non avendo una propria area responsabilità SAR oltre le proprie acque territoriali. Ed il buco nero del Mediterraneo centrale continua ad allargarsi.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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