Primo SAR del nuovo anno, 265 a bordo della Open Arms

Secondo soccorso per la settantanovesima missione di Open Arms che così salvato 169 persone l'ultimo giorno del 2020 ed altre 96 il secondo giorno del 2021. La nave umanitaria adesso è gremita di persone ed attende l'immediata assegnazione di un luogo sicuro di sbarco

Un drammatico momento del soccorso operato da Open Arms il 31 dicembre 2020

di Mauro Seminara

Di certo in Libia gli spari sono stati di arma da fuoco e non di giochi pirotecnici anche a capodanno, e per chi è costretto ad abbandonare quella terra non fa differenza una data che è solo simbolica ricorrenza di svolta anche dove anno nuovo non vuol dire fine pandemia o nuova vita. Questa notte Alarm Phone, la sala operativa civile di richiesta soccorso marittimo, ha ricevuto una richiesta di aiuto ed individuato la posizione di un natante gremito di profughi a circa 140 chilometri sud di Lampedusa. La barca, poi risultata avere a bordo 96 persone, si trovava in area di responsabilità ricerca e soccorso (SAR) di Malta, ma da quanto affermato pubblicamente da Alarm Phone, dalla sala operativa maltese nessuno rispondeva o – ancora peggio – veniva subito riagganciato il telefono.

In area, disponibile per un salvataggio di vite umane c’era solo la Open Arms, nave umanitaria per il soccorso marittimo della omonima Ong catalana che a bordo aveva già 196 persone soccorse il pomeriggio del 31 dicembre 2020. La Open Arms ha rintracciato questa mattina la barca con i profughi salpati dalla Libia ed in grave pericolo nel Mediterraneo centrale ovviando alla totale assenza di navi da soccorso governative. Permane quindi l’assenza di un dispositivo di soccorso marittimo sulla letale rotta dei migranti tra la Libia e l’Italia. Procede inoltre il declino di responsabilità tra chi ha affidata una vastissima area SAR, come Malta e Libia, e chi ha invece un imponente assetto navale nel porto più vicino all’area che ogni anno registra migliaia di vittime. In mezzo rimane la piccola nave Ong catalana che, unica a navigare in missione a ridosso di capodanno, ha già salvato 265 vite umane dirigendosi adesso a nordest, verso lo Stato che ha la responsabilità SAR nel tratto di Mediterraneo centrale in cui le persone sono state salvate.

Anche le 96 persone soccorse stamane dalla Ong catalana, che opera in partnership con Emergency, si trovavano a bordo di un natante in legno. Al momento dell’arrivo del rimorchiatore umanitario la barca era alla deriva e quindi enormemente esposta a rischio di naufragio. Nel primo pomeriggio i naufraghi erano già affidati alle cure dell’equipe medica di Emergency che si era già occupata dei primi 169 naufraghi, soccorsi l’ultimo dell’anno in condizioni di estrema difficoltà. Alcuni sono stati afferrati dalle braccia del team rescue di Open Arms e tirati su dal mare in cui in pochi secondi avrebbero perso mobilità per ipotermia e sarebbero quindi annegati. La Open Arms aveva superato l’ispezione della Guardia Costiera che aveva imposto ad altre navi Ong il fermo amministrativo, ma pur idonea a prendere il mare e quindi soccorrere persone la dove necessario, il piccolo rimorchiatore non è una nave da crociera su cui poter ospitare per giorni dei naufraghi. La conformità di una nave ad un soccorso marittimo per stato di estrema necessità non può quindi prescindere dall’immediata assegnazione di un luogo sicuro di sbarco nel quale concludere il salvataggio effettuato.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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