Guardacoste libico fugge dopo addestramento in base italiana, ricercato

Addestramento presso la base aeronavale della Guardia di Finanza di Gaeta per 24 libici di una forza navale che non è la loro cosiddetta "guardia costiera" ed al termine del training uno dei miliziani si da alla macchia. L'Italia sta formando la milizia del ministro degli Interni libico Fathi Bashaga cui sta anche fornendo nuove motovedette costruite presso il Cantiere Navale Vittoria

Guardacoste libici del GACS nella base della Guardia di Finanza di Gaeta nel 2020

di Mauro Seminara

Sembra un Pesce d’Aprile, ma oggi è il 31 dicembre e la notizia non è uno scherzo. Per quanto grottesca possa apparire, questa è l’ennesima prova della reale natura di un rapporto – quello tra Italia e Libia – basato su accordi con milizie e criminali. La notizia è stata lanciata da Graziella Di Mambro sulle pagine di Latina Oggi (il 27 dicembre) e poi anche da Sergio Scandura ai microfoni di Radio Radicale, ma al resto della stampa nazionale sembra non importare che uno degli uomini che l’Italia addestra per catturare profughi e rispedirli nel porto non sicuro della Libia se la sia data a gambe prima del ritorno in patria e sia attualmente ricercato dalle autorità italiane.

Il fatto è accaduto a Gaeta, presso la base navale della Guardia di Finanza, presumibilmente la notte tra il 18 ed il 19 dicembre 2020. L’uomo, in Italia da metà novembre in un team di 24 persone che hanno seguito un addestramento “made in Italy” per operare in mare tra la Libia e l’Italia pro “contenimento” delle partenze di migranti verso le coste europee, al mattino di sabato 19 dicembre mancava all’appello della navetta che lo avrebbe dovuto condurre insieme ai suoi colleghi e connazionali all’aeroporto di Napoli per il volo di rientro in Libia. Alla notizia lanciata da Graziella Di Mambro si aggiunge la ricerca di Sergio Scandura che questa mattina ha tracciato un profilo più dettagliato del soggetto attualmente ricercato. Si tratta – secondo il cronista radiofonico noto per lo scrupolo con cui verifica ogni informazione e che al riguardo cita fonti interne libiche – di tale Fouad, della tribù Wershfana, miliziano senza problemi di ingenti risorse economiche arruolato nel cosiddetto GACS, la forza navale che risponde direttamente al ministro degli Interni libico Fathi Bashaga.

Il training italiano ai 24 libici pare rientri nell’accordo del 2017, il cosiddetto “Memorandum Italia-Libia”, ma il General Administration for Coastal Security (GACS) non è la “guardia costiera libica” da sempre citata in pubblici interventi dalle autorità italiane. Stando a fonti che sulla materia ci risultano ben informate, pare che la cosiddetta “guardia costiera libica” che travolge migranti in mare uccidendoli invece di soccorrerli e lancia patate alle navi della Organizzazioni non governative quando non apre il fuoco con mitragliatrici per intimidirli, al confronto dei miliziani di mare di Fathi Bashaga sia un gruppo di angioletti. L’Italia quindi “addestra” questi soggetti, gli sforna nuove motovedette commissionate al Cantiere Navale Vittoria, li ospita presso il lussuoso hotel quattro stelle “Irlanda” di Gaeta, gli commissiona respingimenti per procura di profughi in mare e poi se li perde dandogli la caccia come qualunque criminale in fuga.

Motovedetta classe 300 prodotta in Italia per il GACS all’arrivo a Tripoli

Il Governo italiano ha forse appena finito di ringraziare la pandemia ed il vaccino anti-Covid che hanno permesso di monopolizzare le prime pagine di giornali e telegiornali nazionali, mettendo così subito ad essiccare la vicenda dei pescatori di Mazara del Vallo tenuti in ostaggio per 108 giorni – senza ricevere alcuna visita di garanzia da parte di autorità italiane come si conviene in un Paese civile che rispetta le convenzioni internazionali – ed anche che alla fine la loro liberazione sarebbe avvenuta solo ed unicamente per intercessione del presidente russo Vladimir Putin sul leader della Libia cirenaica Khalifa Haftar. Adesso la notizia della fuga del miliziano addestrato dalla Guardia di Finanza presso la base navale di Gaeta sarebbe un altro macigno, se solo l’opinione pubblica italiana ne fosse informata. Come un macigno è la consegna, il 23 dicembre di quest’anno, della seconda fregata di ultima generazione a quello stesso Egitto che appena ieri veniva citato per polemiche circa il procedimento giudiziario italiano sul caso del ricercatore – Giulio Regeni – torturato brutalmente per giorni ed infine ucciso dai servizi segreti di quello stesso Al Sisi cui l’Italia sta fornendo navi militari.

Morale della notizia – di cui poco sentirete parlare – è che l’Italia addestra uomini per non far fuggire profughi dalla Libia e questi fuggono dalla Libia dopo essere stati in Italia a spese dei contribuenti italiani per il loro periodo di formazione presso la base della nostra Guardia di Finanza mentre i nostri cantieri navali costruiscono motovedette sempre più performanti per rispedire indietro i profughi. Ed oggi non è il primo giorno di aprile.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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