Più venti, il gioco sporco dei confini causa un altro naufragio

Nuovo naufragio nel Mediterraneo centrale con un barcone tunisino costato la vita a circa venti persone al largo di Sfax. Ricerche in corso per eventuali altri corpi dispersi. A bordo c'erano 53 "migranti economici"

Foto d'archivio

di Mauro Seminara

Un altro naufragio nel Mediterraneo centrale è costato la vita a circa venti persone. Mentre il mondo si inginocchiava per George Floyd, brutalmente ucciso a sangue freddo da un agente di Polizia negli Stati Uniti, altre venti persone considerate di seconda classe – per quello stesso mondo indignato – morivano a causa di una porta chiusa. La notizia è stata lanciata dall’agenzia internazionale di stampa Reuters che riprende quanto dichiarato a Tunisi da un funzionario del governo tunisino. La barca parrebbe come quelle spesso viste approdare autonomamente a Lampedusa, e come queste era partita da Sfax con un numero ancora imprecisato di persone a bordo che tentavano di bruciare quella frontiera a senso unico tra l’Italia e la Tunisia. Su queste imbarcazioni, solitamente, da recente statistica, trovavano posto fra le 50 e le 70 persone. Su questa, secondo le autorità tunisine che hanno raccolto le prime informazioni, avrebbero dovuto attraversare il mare che li separava dall’Italia 53 persone. Ne sono morte almeno venti, accertate. Gli altri sono dispersi

La barca era partita probabilmente questa notte, ma dopo poche miglia è naufragata. Questa mattina, martedì 9 giugno 2020, i corpi di una ventina di vittime sono stati trovati al largo delle coste di Sfax. La Guardia Costiera e le forze armate tunisine sono ancora impegnate nella ricerca di altre eventuali vittime disperse. Tentavano anche loro di bucare il confine invisibile che consente a qualunque italiano di recarsi in Tunisia, anche solo per una comoda e lussuosa vacanza a basso costo, ma che impedisce ai tunisini cresciuti a pane e Rai 1 di venire in Italia per vedere come è fatta. Il gioco assassino dei confini discrezionali continua a mietere vittime a causa delle disparità sociali tra un passaporto e l’altro. E l’altro passaporto è quello su cui non viene concesso il visto di entrata. Il risultato è una trovata letteraria con cui vengono definiti quanti non hanno diritto a viaggiare: basta chiamarli “migranti” economici. In questo modo, dopo essere definiti migranti economici, all’arrivo oltre confine diventano “clandestini” e se non arrivano diventano morti; come quelli che si cercano oggi al largo della Tunisia.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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