Calabria polveriera tra razzismo, ignoranza e censimenti

A San Ferdinando affisso un avviso ai migranti della tendopoli per un censimento dei cittadini extracomunitari dimoranti. A Sambiase Azione Identitaria Calabria definisce i minori non accompagnati della Sea Watch 3 come degli “invasori organizzati”

Lo striscione affisso da Azione Identitaria Calabria a Sambiase
L’avviso di censimento

I migranti, lavoratori stagionali a San Ferdinando, in Calabria, oggi si sarebbero dovuti recare alla “vecchia tendopoli” per farsi censire. Questo si è appreso da un triplice foglio, uno per ogni lingua, affisso ieri nella zona di cui si è discusso martedì 8 gennaio presso la Prefettura di Reggio Calabria. La riunione aveva quale obiettivo il “superamento delle strutture temporanee, come anche la baraccopoli”. L’annuncio rivolto ai lavoratori, “cittadini extracomunitari” dimoranti presso la tendopoli – nuova – di San Ferdinando, era firmato “Questura di Reggio Calabria, Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro, Polizia Amministrativa Sociale e dell’Immigrazione”. In occasione della riunione, l’8 gennaio, il prefetto Michele di Bari aveva affermato che “il Servizio centrale dello Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) ha dato disponibilità ad accogliere i titolari di protezione internazionale inserendoli nei progetti”. I progetti Sprar, per l’accoglienza diffusa intanto venivano però distrutti dalle nuove politiche sul fenomeno migratorio messe in atto dal Ministero degli Interni. I migranti stagionali disposti a farsi censire, con buona probabilità, saranno stati i soli regolari. E forse neanche quelli, visti i tempi che corrono in Italia. Il censimento calabrese richiama alla memoria quello dell’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, quando fece censire i Rom e poi ordinò lo sgombero forzato.

Nuova tendopoli di San Ferdinando

Da Reggio Calabria e la sua provincia di lavoratori stagionali sfruttati e poi maltrattati – come accadde a Rosarno ed a San Ferdinando – si passa a quella di Lamezia Terme, più esattamente a Sambiase. Ieri, nella zona nord della Calabria, nel piccolo centro abitato, Azione Identitaria Calabria si preoccupava di dire la sua sulla vicenda della Sea Watch 3 affiggendo uno striscione che recitava “minorenni non accompagnati? No: invasori organizzati!”. Con un comunicato stampa, gli attivisti hanno tenuto a rendere noto che “Con questo gesto, abbiamo voluto esprimere la nostra totale ostilità verso il ricatto della nave Sea Watch 3 della omonima ONG tedesca ai danni del popolo italiano, infine sbarcata con il suo carico di quarantasei clandestini nel porto di Catania”. Nella nota per la stampa, Azione Identitaria Calabria, pur allineandosi perfettamente con la narrazione del ministro degli Interni Matteo Salvini sulla demonizzazione dei migranti e sulla definizione dei “non in fuga da guerre” e del “muniti di telefonino e auricolari”, prende apparenti distanze dallo stesso con un terrapiattistico ragionamento circa la non genuina inevitabilità del fenomeno: “Ma la menzogna più insidiosa di tutte, alla quale evidentemente credono anche Matteo Salvini, che si dice soddisfatto per la riallocazione presso altri Paesi europei, assieme all’attuale Governo che comunque, ad onor del vero, ha fortemente limitato gli sbarchi, è quella dell’inevitabilità di questo fenomeno… di questa invasione, che pare possa essere ostacolata, sì, ma mai fermata”.

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