Vincenzo Li Muli, 19 luglio 1992

Nella strage di via D'Amelio persero la vita il magistrato simbolo della lotta alla mafia ed i cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina

Vincenzo amava le moto e le auto da corsa ma da sempre il suo sogno era quello di diventare poliziotto. Ci riuscì nel 1990, e nella primavera del 1992 fu assegnato alla Questura di Palermo. Era fidanzato con Vittoria, il suo grande amore, con cui voleva sposarsi e costruire una famiglia. Guardando le immagini della strage di Capaci in televisione, pianse amaramente davanti alla vigliaccheria di chi sceglieva il tritolo e non permette di difendersi e di lottare. Fu in quel momento che prese la sua decisione e nonostante i rischi che sapeva di correre, si fece assegnare alla scorta del giudice Borsellino. Aveva solo 22 anni ed era il più giovane della squadra. L’unico sopravvissuto di quel giorno è l’agente Antonino Vullo, che racconta l’incubo di quel giorno così: “Il giudice è sceso dalla macchina e si è acceso una sigaretta. I ragazzi si sono messi a ventaglio intorno a lui per proteggerlo, come sempre. Sono entrati nel portone, poi… sono uscito dall’auto distrutta. Ho camminato e camminato. Ero disperato, vagavo. Gridavo. Ho sentito qualcosa sotto la scarpa. Mi sono chinato. Era un pezzo di piede. Mi sono svegliato in ospedale. Ogni volta, quando cade l’anniversario, sto malissimo”

(Fonte: Ministero degli Interni)

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