A rischio i mondiali di calcio in Russia, a due mesi dal fischio d’inizio

Inghilterra e Germania potrebbero ritirarsi insieme ad altre nazioni della Nato dal mondiale di calcio che dovrebbe iniziare il 14 giugno a Mosca. Annullato il mondiale di vela Barcelona World Race 2018-2019

Mancano due mesi e mezzo al calcio d’inizio della Coppa del mondo FIFA 2018, il ventunesimo mondiale di calcio che questa volta si dovrebbe giocare in Russia. Quella stessa Russia che in queste ultime ore sta subendo un attacco diplomatico da molti Paesi della Nato e non solo. La vicenda da cui si scatena la guerra delle espulsioni è quella legata all’avvelenamento dell’ex spia Sergej Skipral. Secondo le accuse di Londra, la Russia avrebbe tentato di uccidere il “traditore”, una settimana prima delle elezioni che hanno visto Vladimir Putin rieletto per il suo quarto mandato, in territorio straniero (il Regno Unito) e con un gas nervino di produzione esclusiva moscovita. Un’accusa che sta in piedi solo per la forza del mainstream che la ribatte quotidianamente come assunzione di verità. Di fondo c’è invece un’accusa che non produce prove, neanche un campione dell’agente nervino, e che ha già condannato una nazione senza che questa abbia opportunità di difendersi. Nessuna ipotesi è stata fin qui messa sul tavolo, né dagli accusatori e neanche dalla stampa, circa la possibilità che questo sia un caso di “false flag” ad opera di servizi di altri Paesi con interessi verso la rottura dei rapporti diplomatici tra la Russia e l’Unione europea, oppure, ancora peggio, tra la Russia e la Nato.

L’attacco alla Russia, “colpevole fino a prova contraria” – una volta si era innocenti fino a prova contraria – di aver avvelenato una spia doppiogiochista in territorio britannico mettendo a rischio la vita di centinaia di inglesi, arriva pochi giorni dopo la telefonata di congratulazioni post-voto che Donald Trump aveva cordialmente fatto a Vladimir Putin e pochi giorni dopo l’attacco “nazionalista” con cui Washington ha imposto dazi per circa sessanta miliardi di dollari alla Cina. Anche la capacità di Pyongyang di intraprendere un percorso diplomatico con gli Stati Uniti sotto l’egida della Cina aveva spiazzato molto quelli del Patto Atlantico. Un gioco di apparente causa-effetto reso plausibile dalla strana coincidenza temporale: la Corea del Nord tende diplomaticamente agli Stati Uniti privandoli di alibi per paventati “attacchi preventivi” e la Casa Bianca da vita alla politica nazionalista dei dazi verso la Cina che aveva battezzato l’iniziativa di Kim Jong Un; la Russia aveva tentato di rompere definitivamente gli argini, o i muri, che separavano la Casa Bianca dal Cremlino e l’episodio Skripal ha interrotto drasticamente qualunque rapporto diplomatico tra la Russia e l’occidente della Nato. Centocinquanta diplomatici russi espulsi, altrettanti espulsi dalla Russia. Anche l’Italia, già gravemente penalizzata sul piano commerciale dalle sanzioni imposte alla Russia, ha dovuto aderire alla campagna delle espulsioni con due diplomatici russi e si ritrova adesso due diplomatici italiani rispediti a casa da Mosca.

I colpi più pesanti sono ovviamente quelli della partita tra il socio inglese degli Stati Uniti e la Russia e tra la stessa Washington e Mosca. 23 diplomatici russi espulsi dalla Russia, 23 diplomatici inglesi espulsi dalla Russia. 60 diplomatici russi espulsi dagli Stati Uniti e 60 americani espulsi dalla Russia. Washington ordina la chiusura della sede consolare russa di Seattle e Mosca ordina la chiusura della sede consolare statunitense di San Pietroburgo. Colpo su colpo, l’incidente occorso in suolo inglese e firmato Russia con tanto di biglietto da visita nervino soviet, ha quindi innescato una sequenza di rotture diplomatiche e commerciali di proporzioni storiche. Una guerra fredda 2.0 in cui invece di ergere un muro a Berlino che separi le due fazioni, sarà la Germania stessa il muro. In questo catastrofico scenario, messo in atto da menti malate che invece di giocare a Risiko tra amici preferiscono giocare che le armi di distruzione di massa, appare assai probabile che alcune nazioni possano decidere di rompere definitivamente i rapporti con il Paese ospitante della Fifa World Cup. L’ipotesi è tutt’altro che fuori contesto: alcuni Paesi avrebbero di fatto difficoltà nel seguire la “missione” russa delle proprie nazionali di calcio in assenza di corrispondenze diplomatiche su suolo russo. Tra queste, nel caso in cui l’Inghilterra dovesse annunciare – come risulta prossima a fare – il ritiro della propria nazionale, potrebbero seguire Belgio, Danimarca, Germania, Polonia, Islanda, Francia e Portogallo. L’Italia si era sottratta a suo tempo, con la mancata qualificazione, dall’imbarazzo di rinunciare allo sport per seguire ordini superiori. Anche la Corea del Sud potrebbe decidere di schierarsi, così come l’Arabia Saudita che dovrebbe dare vita insieme alla padrona di casa alla partita inaugurale del mondiale il 14 giugno. Ma basterebbe la rinuncia dell’Inghilterra e della detentrice della World Cup Fifa, la Germania, per aver pregiudicato il campionato mondiale ed insieme ad esso aver dato una dura spallata economica alla Russia che ha investito ingenti risorse per ospitare il torneo.

La competizione calcistica avrebbe dovuto unire, come solo lo sport sa fare, e avrebbe al tempo stesso consentito una non indifferente intensificazione dei rapporti diplomatici tra la Russia ed il resto del mondo. Le nazioni delle 32 nazionali di calcio partecipanti avrebbero preso posto nella tribuna Vip degli stadi di calcio predisposti dalla Russia. Un pericolo elevato per chi questi rapporti li vede e valuta come il manzoniano matrimonio che non s’a da fare. Già le olimpiadi avevano causato problemi con l’avvicinamento tra le due Coree, e quello del calcio mondiale in Russia non sarebbe stato solo un simbolico abbraccio tra due vicini e nemici ma una tessitura complessa di rapporti con cui la Russia avrebbe potuto aggirare in un sol colpo l’ostacolo posto dalle sanzioni – per la questione commerciale – e quello posto militarmente con gli incontri dovuti anche tra delegazioni polacche e russe. Il lutto nel mondo dello sport, che ha un precedente storico con le olimpiadi di Los Angeles del 1984 e di Seul del 1988, tocca da vicino anche i mondiali di vela del Barcelona World Race 2018-2019. Questi sono già stati ufficialmente annullati, malgrado l’inizio previsto fosse per il prossimo 12 gennaio. Tra nove mesi. Anche in questo caso, in mezzo ci sarebbero problemi politici acuitisi negli ultimi giorni con il fermo di Carles Puigdemont in Germania. Nelle motivazioni espresse dal Barcelona Ocean Sailing Foundation si legge che la regata è stata annullata a causa “delle difficoltà politiche e istituzionali che la Spagna sta attraversando”. Secondo il Fnob, “un evento sportivo di questa portata necessita di sponsorship private significative, le quali rappresentano l’unica fonte di finanziamento”. Sponsorship che la pretesa di indipendenza catalana e la conseguenta risposta repressiva di Madrid, approvata da Bruxelles, hanno minato con una non ancora motivata instabilità economica della Catalogna. La eventuale rinuncia-boicottaggio delle nazionali di calcio Nato al mondiale russo invece i problemi economici li causerebbe in maniera devastante alla Russia e di riflesso a tutte le nazioni che su questo evento sportivo mondiale hanno investito centinaia di milioni di euro.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*