Oltre 500 migranti salpati per morire

Ad Augusta i 450 migranti trasbordati sulla Aquarius e soccorsi dalle Ong SOS Mediterranee e Proactiva Open Arms e da una nave della marina mercantile. A bordo 101 minori ed il 60% senza genitori

In copertina un gommone soccorso dal SAR Team della Aquarius - Ph: Grazia Bucca/SOS Mediterranee

Nessuno scrupolo per i trafficanti che in questi giorni hanno imbarcato oltre cinquecento migranti su gommoni e barchini costretti alle condizioni del Mediterraneo centrale. Mare molto mosso, a tratti in burrasca, e temperature proibitive per imbarcazioni che costringono i passeggeri ad assorbire le onde del mare. Onde che si schiantano su gommone lunghi quanto precari e che inzuppano gli abiti di chi teme la morte ad ogni sussulto dai tubolari che potrebbero cedere da un momento all’altro. Il primo gommone era stato soccorso venerdì. A bordo erano state contate 78 persone dal personale Frontex che opera sulla Olympic Commander. Il giorno successivo un altro gommone era stato soccorso dalla nave della Ong SOS Mediterranee.

Nave Aquarius di SOS Mediterranee
La Aquarius aveva preso a bordo 115 persone sotto il coordinamento della sala operativa della Guardia Costiera italiana. Nel frattempo altri natanti sbucavano all’orizzonte tra le onde del mare nebulizzate. Nel Mediterraneo centrale sono rimaste, oltre a SOS Mediterranee, anche Proactiva Open Arms e Sea Watch. Le uniche Ong, dopo la decimazione di questa estate che tra il “Codice di Condotta” del Ministero dell’Interno e l’inchiesta della Procura di Trapani – che ha chiesto ed ottenuto il sequestro della nave dell’associazione Jugend Rettet – la flotta di navi da soccorso umanitario sono in buona parte sparite. L’ultimo saluto lo hanno dato le navi esposte ai continui rischi provenienti dalla Guardia Costiera libica e dalle sue minacce sparate con raffiche di mitragliatrice. Tre, quindi, le Ong che resistono nel Mediterraneo centrale, in acque internazionali a nord della Libia, malgrado che condizioni meteo estreme in questo periodo dell’anno. Condizioni metereologiche rigide e mare difficile da navigare anche per le grosse navi da soccorso. In questo periodo non dovrebbero trovarsi “tappeti gonfiabili” carichi di persone abbarbicate l’un l’altra. Inoltre, i costi delle navi noleggiate dalle Ong sono uguali, sia d’estate che d’inverno, sia che si soccorrano mille migranti o che se ne salvino cento. Certo è che quelle prese a bordo in questo periodo dell’anno sono persone soccorse, salvate, strappate alla morte certa che li attende in fondo al mare.

Dopo il soccorso di sabato, operato dai volontari di SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere imbarcati su nave Aquarius, altre imbarcazioni sono state salvate. Per i soccorsi sono intervenute navi della marina mercantile e la Open Arms. L’ultima imbarcazione di migranti è stata soccorsa all’alba di stamane. Per ragioni di sicurezza e dotazione di bordo, compresa l’equipe medica di MSF, l’MRCC ha concordato il trasbordo dei migranti sulla Aquarius. Al momento sulla nave di SOS Mediterranee ci sono 450 persone. Tra essi anche un gruppo di siriani. Gli altri sono tutti, o quasi, africani. Tutti salpati dalla Libia, tra i piccoli porti ad est ed ovest di Tripoli. Tutti praticamente condannati a morte ed abbandonati alla sorte, o alla buona volontà dei soccorritori. “Il gommone, molto fragile e sovraccarico, era sballottato dalle onde, alte più di un metro e mezzo”, è il racconto di Nicola Stalla, coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso di SOS Mediterranee, dopo il soccorso effettuato sabato a 35 miglia nordest di Tripoli: “Le condizioni meteorologiche invernali rendono le operazioni sempre più complesse e sempre più richiedono professionalità da parte dei soccorritori. A bordo delle imbarcazioni in difficoltà le persone sono terrorizzate a causa del forte vento, del freddo, del mal di mare. Non hanno salvagente, non hanno esperienza in mare, ma ciò che più temono è la prospettiva di essere intercettati e riportati nell’inferno libico, dal quale sono appena fuggiti”.

Porto di Augusta, provincia di Siracusa, Sicilia
Sabato sera e domenica l’Aquarius ha condotto, in cooperazione con la Ong Proactiva Open Arms e sotto il coordinamento del MRCC di Roma, il trasbordo di 335 persone soccorse in mare, alcune delle quali tratte in salvo da una nave mercantile nella mattina di domenica a largo della piattaforma petrolifera Bouri, 50 miglia dalla costa, dopo una notte di ricerche. Le condizioni meteorologiche hanno reso l’operazione complessa, ma nella notte di domenica l’Aquarius era diretta a nord, verso un “porto sicuro” indicato dal Ministero dei Trasporti italiano di concerto con il Ministero dell’Interno, con a bordo al sicuro 450 naufraghi. I sopravvissuti provengono da ventisei Paesi diversi: Africa occidentale (tra cui Senegal, Costa d’Avorio, Guinea Conakry e Mali), Nord Africa, ma anche Libia, Siria, Eritrea, Palestina. Tra loro anche 78 donne – di cui sei in gravidanza – e 101 minori, 60 dei quali non accompagnati. Gran parte dei sopravvissuti affetti da mal di mare a causa delle cattive condizioni meteorologiche, una donna in procinto di partorire, oltre a una persona gravemente disabile sono state affidate alle cure del team di MSF, partner medico di SOS Mediterranee a bordo della Aquarius che ha raggiunto oggi pomeriggio il porto di Augusta, in Sicilia.

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