Altri migranti morti: Sea Watch accusa Guardia Costiera libica

Dopo le otto salme di migranti sbarcati a Reggio Calabria e le salme delle 26 donne sbarcate a Salerno, nel Mediterraneo centrale ancora vittime della tratta. Ne da notizia ed ampio dettaglio un comunicato stampa della Ong tedesca Sea Watch appena tornata in missione al largo della Libia

Il comunicato stampa di Sea Watch:
L’azione brutale e sconsiderata della cosiddetta Guardia costiera libica durante il primo salvataggio del Sea-Watch 3 ha causato almeno 5 morti, tra cui un neonato, nel Mediterraneo centrale. Un elicottero della Marina Militare italiana è dovuto intervenire per impedire ulteriori morti. 58 persone sono attualmente in sicurezza sul Sea-Watch 3. Nonostante gli sforzi del nostro team medico non siamo riusciti a rianimare un bambino deceduto a bordo. Altri naufraghi sono stati recuperati dalla cosiddetta Guardia costiera libica. L’operazione è avvenuta in alto mare, a 30 miglia nautiche dalla costa e ben al di fuori delle acque territoriali libiche. L’intervento dei libici è una grave violazione del diritto internazionale.
Alle 7 di questa mattina l’equipaggio del Sea-Watch 3 ha ricevuto una chiamata di emergenza dal MRCC di Roma. Un gommone di migranti stava naufragando a nord di Tripoli ed aveva chiesto soccorso. L’equipaggio del Sea-Watch 3 è arrivato contemporaneamente ad una motovedetta della Guardia Costiera libica che ha iniziato a prendere a bordo i migranti.
La Guardia Costiera libica si è avvicinata al gommone e ha preso a bordo i migranti subito picchiati e minacciati dai membri dell’equipaggio. Sul gommone agganciato dalla motovedetta libica è scoppiato il panico e molte persone sono cadute in mare. La Guardia costiera è partita ugualmente ed a grande velocità, anche se le persone erano ancora in mare aggrappate ai tubolari del gommone, trascinandole via. Un elicottero della Marina Militare Italiana è dovuto intervenire, dopo le ripetute richieste via radio di Sea Watch che comunicava ai libici del pericolo che correvano le persone in mare, ed ha fermato temporaneamente la motovedetta libica per evitare altri morti. Almeno cinque persone sono morte, tra cui un bambino che non è stato possibile rianimare nonostante gli sforzi dell’equipaggio medico del Sea Watch 3, un altro bambino piccolo è scomparso.
“Nessuno sarebbe morto oggi se avessimo avuto l’opportunità di condurre la missione di salvataggio con calma e con serenità. Invece di coordinare il salvataggio con le navi presenti, tra cui una nave da guerra francese, i libici hanno cercato di prendere il maggior numero di persone possibile per portarle in Libia e non hanno considerato le possibili vittime”, dice il leader del team Sea-Watch Johannes Bayer. “Questi morti vanno al conto della cosiddetta Guardia costiera libica, che ha impedito, con la loro azione brutale, un recupero sicuro di un naufragio. La responsabilità, tuttavia, sta nell’Unione Europea, che addestra e equipaggia i Libici e per i cui interessi questa forza agisce. Il governo federale deve infine trarre conclusioni da questa ulteriore tragedia e mettere in condizione la cooperazione con la Guardia costiera libica. L’Unione europea deve quindi smettere di chiedere la difesa dalla migrazione prima che la difesa dei diritti umani. Il rapimento e la conduzione in Libia di un indefinito numero di profughi è una grave violazione di legge. Siamo stati in alto mare, al di fuori delle acque territoriali libiche, circa 30 miglia nautiche a nord di Tripoli, quindi fuori dalle acque territoriali e dalla fascia contigua. I libici non hanno diritti sovrani “, ha spiegato Pia Klemp, capitano di Sea-Watch 3.

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