Ong con 330 naufraghi a bordo, i primi due naufraghi erano libici

Circa 330 naufraghi a bordo della nuova nave della Ong tedesca Sea Eye alla sua prima missione. Cinque gli interventi di salvataggio nel Mediterraneo centrale mentre due barche sono arrivate in autonomia fino a Lampedusa. A bordo del primo barchino soccorso c’erano due profughi con cittadinanza libica

La quinta barca soccorsa da "Sea Eye 4", con 99 persone a bordo, la notte tra il 16 ed il 17 maggio 2021 nel Mediterraneo centrale

di Mauro Seminara

Cinque diversi interventi di salvataggio a beneficio di persone in mare, profughi, condotte tra il 15 ed il 17 maggio dalla nave “Sea Eye 4”, una delle ultime due navi Ong approntate per il Mediterraneo centrale (l’altra è la “Geo Barents” di Medici Senza Frontiere prossima in missione), per un totale di 330 persone adesso a bordo. La più emblematica delle cinque operazioni è però senz’altro la prima, quella condotta in favore di un barchino con sole due persone a bordo. Si trattava di cittadini libici che tentavano la fuga dal proprio Paese (foto in basso). La Libia, pur essendo in mainstream quella nazione con cui poter fare affari ed alla quale affidare la vita delle persone che cercano un Paese civile cui chiedere protezione internazionale, è ormai da anni un territorio in guerra, devastato da fazioni avverse e Stati esteri che vi hanno impiantato domini e colonie militari. Da questo luogo ormai quasi interamente invivibile fuggono anche gli stessi libici.

La “Sea Eye 4” è alla sua prima missione nel Mediterraneo centrale ed è anche la prima nave Ong operativa in area di responsabilità SAR (ricerca e soccorso) attribuita dall’Organizzazione Internazionale Marittima alla Libia, sulla base di non si sa quali requisiti, dopo l’ondata di duemila migranti in un solo giorno a Lampedusa, quando di “pull factor” umanitari in mare non ce n’erano e così neanche alibi per i governi che perseguono le organizzazioni non governative. Dall’intervento in favore dei due profughi libici, la “Sea Eye 4” ne ha condotti altri quattro nel corso delle successive 36 ore. Il secondo intervento della Ong è stato condotto il giorno successivo, il 16 maggio, e a bordo della nuova nave umanitaria sono saliti quasi in contemporanea altri 172 profughi che si trovavano a bordo di due diverse imbarcazioni in legno avvistate dal ponte della “Sea Eye 4”.

Il quarto intervento SAR non è tardato a presentarsi ai soccorritori volontari della Ong tedesca e sempre domenica 16 maggio la nave si era imbattuta in un barchino sul quale erano state fatte imbarcare altre 50 persone. A bordo a questo punto la nave Ong ha già 224 naufraghi salvati dai rischi cui andavano incontro con la traversata letale del Mediterraneo centrale. Ma mentre si spostava più a nord ed a Lampedusa arrivavano in autonomia due barche con 134 persone, la “Sea Eye 4” incrociava e soccorreva la quinta imbarcazione con profughi salpati dalla Libia: 99 persone su un barchino in legno in stile “vasca da bagno libica”. L’intervento della nave Ong tedesca si è svolto nel cuore della notte ed al termine erano circa 330 – come annunciato dall’organizzazione – le persone a bordo della nave che attualmente indica quale porto di destinazione quello del capoluogo siciliano. Nel caso l’indicazione di destinazione trasmesso dalla nave fosse un ETA (Estimated Time of Arrival) errato, il porto di Palermo sarebbe attualmente l’unico a non avere banchine impegnate con navi Ong in stato di fermo amministrativo.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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