Intercettazioni caso Iuventa, le reazioni dei giornalisti

Nancy Porsia: "Era proprio la mia utenza ad essere posta sotto controllo. Per sei mesi. Perché questo accanimento?". Beppe Giulietti: "Cosa c'entrano questi ripetuti riferimenti alla vicenda Regeni che aprono scenari ancora più inquietanti su quello che è accaduto?". Il pm di Trapani Maurizio Agnello: "La giornalista Nancy Porsia è stata intercettata per alcuni mesi nella seconda metà del 2017, perché alcuni soggetti indagati facevano riferimento a lei che si trovava a bordo di una delle navi oggetto di investigazioni"

di Mauro Seminara

Il primo intervento ufficiale dopo la pubblicazione dell’articolo di Andrea Palladino su Domani è stata quella di Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, intervistato da Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale. L’argomento, subito affrontato da Radio Radicale, riguarda le intercettazioni che per conto della Procura della Repubblica di Trapani sono state effettuate e trascritte nel contesto del fascicolo definito “caso Iuventa” ma che coinvolge armatori ed organizzazioni internazionali oltre che persone fisiche e non soltanto la piccola Ong tedesca che aveva messo in missione umanitaria la nave Iuventa. Tra questi, intercettato e classificato “molto importante”, c’è anche il cronista di Radio Radicale Sergio Scandura. Ma non è l’unico, tra quanti si occupano di migranti e di Libia, ad essere stato ascoltato mentre parlava con una propria fonte. Tra gli altri anche altri nomi noti del giornalismo nazionale, come Nello Scavo e Nancy Porsia, entrambi sotto protezione per le minacce subite dal trafficante di esseri umani libico che l’Italia ha considerato ufficiale di guardia costiera ed invitato anche al Viminale, ma anche Francesca Mannocchi, Antonio Massari, Claudia Di Pasquale e Fausto Biloslavo.

Di 300 pagine di trascrizioni di intercettazioni, oltre 100 sono mie conversazioni. Non sono stata intercettata mentre parlavo con indagati come altri colleghi, ma era proprio la mia utenza ad essere posta sotto controllo. Per sei mesi. Perché questo accanimento?“. Commenta così, pubblicamente su Twitter, la giornalista freelance Nancy Porsia. Poi, dopo la dichiarazione resa all’agenzia di stampa AdnKronos dal procuratore facente funzioni della Procura di Trapani, Maurizio Agnello, Nancy Porsia aggiunge in un nuovo commento pubblico: “conferma: sono stata l’unica giornalista sotto intercettazione, pur non essendo indagata. Sarà un caso che sia freelance? Per 6 mesi hanno avuto accesso al mio lavoro tra #Libia #medietranneo #etiopia #eritrea #giustizia. Il lavoro di una battitrice libera…“. All’agenzia di stampa, in via del tutto esclusiva e quindi preferenziale in assenza di una chiarificatoria nota per la stampa ad oltre 24 ore dallo scoppio del caso, il pm Agnello aveva infatti affermato che “Nessun altro giornalista è stato oggetto di intercettazioni“.

Secondo quanto riferito dalla AdnKronos, che ha sentito il facente funzioni – la Procura di Trapani è sede vacante per il procuratore capo già da mesi – all’indomani della bufera scoppiata sulle intercettazioni di avvocati e giornalisti, Maurizio Agnello ha affermato: “Premetto subito che non intendo assolutamente disconoscere questa vicenda, ma voglio sottolineare soltanto che io ho preso servizio alla Procura di Trapani nel febbraio 2019, quando era già in corso l’incidente probatorio del procedimento, per cui io e le colleghe assegnatarie abbiamo ereditato questo fascicolo. Come mi ha riferito l’ex capo della Squadra Mobile di Trapani la giornalista Nancy Porsia è stata intercettata per alcuni mesi nella seconda metà del 2017, perché alcuni soggetti indagati facevano riferimento a lei che si trovava a bordo di una delle navi oggetto di investigazioni.

Tra le conversazioni intercettate sull’utenza di Nancy Porsia c’è anche quella intercorsa con il suo avvocato. Il legale in questione non è uno tra i tanti iscritti all’ordine forense ma una in particolare, attivista per i diritti umani e legale rappresentante della famiglia Regeni per quel vergognoso caso internazionale che ancora urla giustizia ma che lo Stato italiano non sembra interessato a pretenderla davvero dallo Stato d’Egitto. Ballerini non commenta sul suo account pubblico Twitter, ma anche in suo favore si era subito pronunciato ieri Beppe Giulietti a Radio Radicale: “Grazie all’inchiesta di un giornalista coraggioso emerge con chiarezza che a Trapani sono state trascritte delle intercettazioni relative in primo luogo ad una conversazione tra la giornalista Nancy Porsia, più volte minacciata di morte dai mercanti di carne umana libici, e la suo avvocata Alessandra Ballerini, che è anche la legale della famiglia Regeni. Vengono intercettati illegalmente perché si tratta di un colloquio tra un avvocato e una sua cliente. Non solo, nel corso della intercettazione l’avvocata Ballerini fa riferimento ad un viaggio a tutti ignoto ‘il prossimo 3 ottobre’ sulla vicenda Regeni dove, dice l’avvocato, ‘sarò senza scorta’, e tutto ciò viene trascritto. Chi ha consentito questo abuso? Perché è stata intercettata una telefonata tra una legale e una sua assistita? Cosa c’entrano questi ripetuti riferimenti alla vicenda Regeni che aprono scenari ancora più inquietanti su quello che è accaduto?

Sarcastico il cronista di Radio Radicale che invece preferisce canzonare gli investigatori per aver anche errato il nome nelle trascrizioni: “Memo per apparati: Si scrive Scandura con una sola ‘ere’ (e saluti sempre al maresciallo che ci ascolta).” Battute a parte, Scandura è caustico nel fare il punto al notiziario del mattino. Nel farlo rivela chi è il “Marco” riferito nella trascrizione con cui il cronista aveva effettuato una intervista sulla banchina del porto di Catania e come l’intercettazione viola i diritti dei giornalisti di mantenere riservate le proprie fonti. Un tema tanto caldo e spigoloso da far proporre al presidente dell’FNSI anche richiesta di intervento del CSM. Sergio Scandura inoltre, come altri colleghi tra i quali anche Nello Scavo, è un collega con il quale noi di Mediterraneo Cronaca scambiamo spesso e volentieri informazioni sul tema delle migrazioni e quindi, indirettamente, sulla Libia.

Nello Scavo ieri si è limitato a rilanciare sul social il lavoro di Andrea Palladino con questo commento: “Apprendo da questo scoop di @andreapalladino per @DomaniGiornale di essere stato intercettato, con altri giornalisti, nei rapporti con le mie fonti. I contenuti, giudiziariamente irrilevanti, sono stati riportati e riguardano le inchieste sulla Libia.” Scavo ha poi partecipato, nel primo pomeriggio odierno insieme all’autore dello scoop Andrea Palladino, ad uno speciale su Radio Radicale insieme a Scandura. I commenti non sono mancati da altri colleghi giornalisti, con un corale messaggio di solidarietà verso i cronisti che hanno subito tale violazione. La violazione del Codice di Procedura Penale risulta palese, malgrado il facente funzioni Agnello ha dichiarato all’AdnKronos: “In ogni caso, voglio sottolineare subito che nella informativa riepilogativa dell’intera indagine depositata nello scorso mese di giugno non c’è alcuna traccia delle trascrizioni delle intercettazioni della giornalista Nancy Porsia e non c’è alcun riferimento ad altri giornalisti”.

Il pericolo però è concreto e non viene meno il danno in virtù della relazione informativa riepilogativa del facente funzioni della Procura della Repubblica di Trapani. La guerra contro le Ong iniziata nel 2017 sembra essere andata ben oltre la ricerca di prove per incastrare “i talebani dell’accoglienza”, come certa pseudo-stampa di estrema destra li definisce dando fiato alle trombe della propaganda da guerra di poveri contro poveri, e sembra andare a scavare su tutto un ambiente che si occupa di un tema che – stando a quanto abbiamo assistito negli ultimi anni – non piace ai governi italiani susseguitisi dal 2017 ad oggi e in tutto sembra dover in qualche modo calare nell’oscurità assoluta. Il caso specifico di Nancy Porsia peraltro è emblematico, risultando dall’inchiesta di Palladino profilata anche in geolocalizzazione degli spostamenti e con corredo fotografico nel fascicolo di decine di pagine.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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