Demenza

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di Vittorio Alessandro

Le migrazioni sono pericolose. Ne sanno qualcosa gli abitanti poveri dei ghetti di Chicago, del Michigan e della Louisiana, falcidiati dal virus portato dai ricchi in grado di potersi muovere. Oppure le comunità di Tefè, nello Stato di Amazonas (soltanto quattro ospedali in cui ha perso la vita il 100% dei ricoverati per Covid), dove il virus è arrivato dai brasiliani benestanti (Irene Soave, Corriere della Sera di ieri). E ne sanno anche le regioni del Sud Italia, i cui focolai sono spesso stati una metastasi delle zone rosse del Nord.

Nel mondo sono per lo più i poveri a morire, e i ricchi a portare il contagio.

I lettori del Giornale hanno potuto rinsaldare le proprie certezze assorbendo, invece, a piene viscere lo scenario, confezionato da Sofia Dinolfo e Mauro Indelicato, dell’imminente apocalisse portata sulle nostre sponde dai migranti provenienti dal Pakistan e dalla Libia.

L’indizio sarebbero i soli due casi positivi finora accertati fra le migliaia di migranti giunti in questi mesi (36 mila morti in Italia), episodi che non giustificano il noleggio milionario delle “navi-lazzaretto” e, meno che mai, la scelta incivile di chiudere i porti mettendo in naftalina le motovedette d’altura.

La Moby Zazà, traghetto colorato e ridotto ormai a un inestimabile nulla, si muove tra Porto Empedocle e la rada senza nessuna ragione apparente, dissipando danaro sotto i nostri occhi. In cinque settimane non ha registrato alcun caso di coronavirus ma una sola vittima, un giovane tunisino lanciatosi dal ghetto galleggiante per disperazione, e del quale non si parla più.

Doverosa, certo, è l’attenzione (anche sanitaria) da prestare severamente nei confronti dei migranti, adesso e sempre, ma non certo ricorrendo a spese e a proclami dementi.

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Ammiraglio in congedo, è stato a lungo responsabile della comunicazione della Guardia costiera e del reparto ambientale delle Capitanerie. Ha curato l’informazione istituzionale in occasione delle migrazioni via mare nel 2011 e del sinistro della Costa Concordia nel 2012; ha guidato la missione ambientale italiana Bahar in Libano nel 2006. Dal 2012 al 2017 ha presieduto il Parco Nazionale e l’Area marina protetta delle Cinque Terre. Nel 2014 ha pubblicato “Puntonave” (Mursia editore) e dal 2012 cura l’omonima pagina su Facebook.

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