Migrazioni, in Italia verso quota 150.000

Nei primi tredici giorni di novembre sono approdate oltre 2.500 persone sulla sola Lampedusa. Sull'isola anche due cadaveri di diversi eventi, uno forse un naufragio fantasma. Nel triennio costante la progressione del flusso migratorio verso l'Europa con il 2023 in continua crescita

Il dato del Dipartimento per la Pubblica Sicurezza sul portale del Ministero dell’Interno è aggiornato alla mattina del 10 novembre, in via di elaborazione perché anche in questi giorni Lampedusa continua a vedere sbarchi di migranti. Il totale provvisorio del ministero è pari a 146.095 persone arrivate via mare sulle nostre coste dal primo dell’anno. Lampedusa ha registrato oltre trenta eventi da inizio novembre, per un totale, in tredici giorni, di oltre 2.500 persone. A questo dato vanno però aggiunti una vittima trovata a bordo di una imbarcazione soccorsa ed un corpo in avanzato stato di decomposizione restituito dal mare su una delle spiagge dell’isola aggrovigliato con una cima ad uno pneumatico ed in condizioni di assoluta irriconoscibilità anche di genere.

La soglia dei 150.000 migranti è dietro l’angolo e le condizioni meteo nel Mediterraneo centrale lasciano intendere che per le due rotte, quella libica e quella tunisina, c’è ancora tempo per infrangere ogni record. Per simili traguardi bisogna tornare indietro fino agli anni 2015 e 2016, quando l’idea comune in Europa era quella del “pull factor”, il fattore di attrazione prima delle operazioni governative Mare Nostrum (italiana) e Sofia (europea) e dopo delle Organizzazioni non governative. Il risultato ha ampiamente smentito la responsabilità dei soccorritori quali fattore d’attrazione, e la crescita del flusso migratorio continua progressiva malgrado l’allontanamento di tutti gli assetti SAR (Ricerca e Soccorso), siano navi governative o non governative.

La spinta migratoria invece sembra camminare di pari passo con il meteo, oltre che con le mai dome instabilità dei paesi d’origine. Meteo quale causa di alcuni flussi migratori, ma meteo anche per la possibilità di tentare la traversata a metà novembre. Nel 2021 e nel 2022, nel corso dell’intero mese di novembre erano arrivati poco più di novemila migranti. Nel 2023 siamo ad oltre 2.500, quindi sotto media triennale. La differenza visibile riguarda il mese di dicembre, con 4.534 persone approdate nel 2021 e – sempre in pieno inverno – 10.788 sbarcate nel corso di dicembre 2022. Lo scorso anno è stato infatti estremamente breve l’inverno mediterraneo. Mentre nell’ultimo trimestre il record di ottobre è stato sancito dal 2022 con 13.492 persone sbarcate contro le 10.264 dell’anno in corso, per il periodo estivo i dati più alti si sono registrati nell’anno in corso.

Il mese di luglio dell’anno in corso ha visto approdare 23.447 persone sulle coste italiane, pari quasi al doppio dello stesso mese del 2022 e circa il triplo del luglio 2021. L’aumento si rende poi più marcato con i mesi di agosto e settembre. Nel 2021, ad agosto erano arrivate 10.269 persone, nello stesso mese del 2022 ne erano arrivate 16.822 e nello stesso periodo di quest’anno sono state 25.673. Impennata che rimane in proporzioni invariate anche confrontando nel triennio il mese di settembre: 6.919 nel 2021, 13.533 nel 2022 e 19.182 nel 2023. Salvo una gestione non proprio efficiente nei mesi estivi su Lampedusa, secondo il governo causata da un flusso troppo massiccio di arrivi, il trend rimane invariato nella sua progressiva crescita.

Oltre al progressivo aumento anche per i minori non accompagnati, sembra volersi ampliare anche la statistica sulle maggiori nazionalità di origine. In testa ci sono ancora Guinea, Tunisia e Costa d’Avorio con rispettivamente il 12 e l’11 per cento la seconda e la terza classificata, seguono Egitto e Bangladesh con il 7% e via con altre primarie nazionalità fino ad arrivare alla fetta più grossa costituita dal 28% di “altre”. Dato che sottolinea come in modo diffuso dall’Africa, dal Medio Oriente e dal sud dell’Asia continuino a migrare decine e decine di migliaia di persone, la cui punta dell’iceberg approda sulle nostre coste mentre il grosso del movimento migratorio avviene all’interno dello stesso continente di partenza. Le politiche europee rimangono però ferme al palo in fatto di gestione dei flussi migratori, con l’invariata idea di contrastare e reprimere. La spinta però è evidentemente troppo forte perché un gioco di caporalato possa bloccare l’emorragia all’interno di un paese di transito.

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