Sistema Sanitario Nazionale, Garattini: “Basta chiacchiere: serve efficienza”

Intervista a Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. Le criticità dello “scandaloso” sistema intramenia e la filosofia parassitaria nel SSN. In Italia la ricerca ferma al palo con un bilancio che oscilla tra l'1 e il 2% del pil contro il 3,5% stanziato dalla Germania

di Maurizio Maria Fossati

“Basta chiacchiere. Il Sistema Sanitario Nazionale ha assolutamente bisogno di una nuova, importante ‘rivoluzione culturale’. Servono fatti: educazione alla salute, flessibilità, efficienza, rapidità e innovazione. Ma anche una classe di dirigenti esperti, maturati nell’ambito della Scuola superiore di Sanità”. Lo afferma in chiare lettere Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” e lo ribadisce anche nel suo ultimo libro: “Il futuro della nostra salute. Il Servizio Sanitario Nazionale che dobbiamo sognare”, San Paolo Edizioni.

Abbiamo fondato il SSN prevalentemente sulla cura – spiega il professor Garattini -, ma, con il tempo, ci siamo dimenticati della cosa più importante che è la prevenzione. Ed è proprio la ‘cultura della prevenzione’ che dobbiamo ripristinare al più presto. La maggior parte delle malattie, infatti, non piove dal cielo. Ci sono ampie e convergenti evidenze scientifiche che dicono che almeno il 50% delle malattie croniche dipende dai nostri comportamenti. Ciò significa che il diabete, le insufficienze cardiache, respiratorie, renali, numerosissime altre malattie croniche e il 70% dei tumori sono evitabili”.

La sostenibilità del SSN – continua il farmacologo – è un bene straordinario che non possiamo assolutamente perdere. Dipende fondamentalmente dalla capacità di utilizzare bene questa risorsa. E per utilizzarla bene bisogna che si realizzi un cambiamento culturale che deve partire dall’educazione scolastica. Purtroppo nella nostra educazione scolastica, la salute non è rappresentata e questa è una gravissima carenza. Ottimo studiare lettere, filosofia e storia. Ma la scienza e la salute, come fonte di conoscenze, a scuola sono Cenerentola. Ed è grave, perché ritengo che senza prevenzione non riusciremo mai ad avere un SSN sostenibile”.

Intramenia, uno scandalo

Quindi, più cultura della salute per tutti, fin dai banchi di scuola, e un sistema di gestione delle cure più efficiente e rapido potrebbero dare qualche marcia in più?

“Certamente. Oggi, un paziente che non ha disponibilità economiche deve aspettare mesi per avere le stesse cure che vengono dispensate a chi ha i soldi, negli stessi posti e con gli stessi medici e attrezzature. Intramenia è uno scandalo”.

Il Sistema Sanitario Nazionale dovrebbe essere destatalizzato. Il concetto è semplice, perlomeno a parole. Vuol dire togliere il SSN dalle farraginose regole dell’Amministrazione pubblica. Il SSN deve agire in modo veloce e flessibile e il paziente dovrebbe sempre essere al centro dell’attenzione. Basta con regole e codici regionali, locali e così via. Tutto ciò rende il sistema molto costoso per l’eccesso di personale amministrativo. Ma non solo. Rende il sistema poco efficiente. Non sta né in cielo, né in terra che il servizio pubblico costi di più del servizio privato che, tra l’altro, riesce a fare profitto”.

“Tutto ciò significa che abbiamo appesantito il nostro SSN con un’eccessiva politicizzazione. L’eccesso di presenza politica nel SSN è indubbiamente un danno. In ogni caso, il Servizio Sanitario Nazionale è stato fondamentale per la lotta alla pandemia – guai se non ci fosse stato -, ma la tragedia del Covid-19 ha evidenziato molte carenze e ha suggerito a tutti la necessità di un futuro diverso. Per queste ragioni il SSN ha bisogno di una revisione. Una revisione che rappresenta un sogno, il sogno di tutti i cittadini”.

La realtà del territorio

Anche le realtà sul territorio stanno cambiando rapidamente le esigenze sanitarie. “Finalmente – afferma il professor Garattini – ci siamo resi conto che un medico non può lavorare da solo. La medicina è diventata molto complicata perciò anche i medici di famiglia devono mettersi insieme in gruppi organizzati con competenze e turni più estesi. Devono attrezzarsi con una buona segreteria e buona strumentazione che permetta di gestire facilmente le attività ambulatoriali. Oggi, inoltre, molti casi si possono risolvere rapidamente con la telemedicina che offre la possibilità di collegamenti rapidi ed efficaci tra il paziente e i diversi specialisti. E poi c’è la dignità del medico: gli stipendi dei nostri professionisti dovrebbero essere aumentati, perché non è possibile che i dottori italiani prendano mediamente la metà dei soldi guadagnati negli altri Paesi europei. Un serio professionista non dovrebbe essere costretto a correre a destra e a sinistra per integrare lo stipendio con altre piccole attività”.

Purtroppo, tra le carenze generalizzate, devo sottolineare che oggi manca l’informazione indipendente verso i medici. Il medico, infatti, riceve solo l’informazione a cui è interessata l’industria. Sbagliato! Abbiamo università e studi che potrebbero fornire i risultati basati sull’evidenza e le informazioni che hanno una base scientifica importante. Sarebbe più che necessario perché spesso i medici non hanno tempo per documentarsi e approfondire. Ma, a questo punto, ecco che emerge chiaro il conflitto d’interesse tra la prevenzione e il ‘mercato’ della medicina”.

Un atteggiamento parassitario

L’industria farmaceutica è indubbiamente molto efficiente, ma quanti farmaci sono stati inventati in Italia negli ultimi vent’anni?

“Neppure uno, che io sappia – afferma il professore -. E tutto ciò perché siamo ‘parassiti’ di quello che ci portano gli altri. Le nostre industrie sono bravissime a produrre, ma siamo diventati solamente un mercato di farmaci. Nessun prodotto nuovo. Purtroppo sembra essere diventata opinione comune che la ricerca rappresenti solo una spesa, piuttosto che un investimento. La situazione italiana è raccapricciante. Siamo il Paese che ha la metà dei ricercatori della media europea. Ed è per questo che le multinazionali hanno portato via dall’Italia tutti i loro laboratori di ricerca. Ma non solo. La vita di un ricercatore italiano è irta di difficoltà ed estremamente complicata. Per usare un solo topo nella sperimentazione si devono riempire questionari di 50 pagine, passare attraverso comitati etici, tasse, ministeri e così via. Almeno sei mesi di richieste e burocrazia da sbrigare. Capite subito che dovendo rispettare queste dinamiche non abbiamo alcuna possibilità di competizione con la ricerca degli altri Paesi.

Inoltre il bilancio della nostra ricerca è risicatissimo: spendiamo tra l’1 e il 2% del pil, mentre, per esempio, la Germania ne spende il 3,5%. E la Francia investe ogni anno in ricerca almeno 20 miliardi più di noi. Purtroppo noi continuiamo a parlare sulla necessità di fare ricerca scientifica, ma gli investimenti, poi, non ci sono”.

“La sanità è un bene primario da tenere in grande considerazione. Bisogna capirlo e farlo capire. Ma è necessario cominciare subito. Adesso”.

Informazioni su Maurizio Maria Fossati 11 Articoli
Milanese, giornalista professionista, divulgatore scientifico e scrittore. Dopo l’università (ingegneria), spinto dalla passione per il mare e l'immersione subacquea, entra nella redazione di «Vela e Motore» per poi passare alla Mursia. Nell’85 è a «Le Scienze», edizione italiana di «Scientific American». Nel '91 passa a “Il Giorno” dove è responsabile delle pagine e degli inserti di Scienza e Salute e dove è a capo della redazione “Il Giorno-Metropoli”. Oggi si occupa di Salute sulle pagine di QN (Quotidiano Nazionale) e modera convegni medici. E' docente in corsi di formazione continua per giornalisti dell’Ordine Nazionale Giornalisti. Già vicepresidente di UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica d'Informazione), di cui oggi è probo-viro, è anche giornalista UGIS (Unione Giornalisti Scientifici Italiani). Coautore del libro di medicina narrativa “Parole che curano. L’empatia come buona medicina. Storie di malati, familiari e curanti”, Publiediting, del volume “Comunicare la Salute”, testo UNAMSI per corsi universitari di comunicazione giornalistica per medici e ricercatori. Autore di “Immersione subacquea, in apnea e con le bombole”, De Vecchi, e coautore di “Dieci x dieci, le cento meraviglie del mare”, edito da Touring Club Italiano-Gist. Per Morellini ha pubblicato nel 2019 “Perché? Oltre 100 quiz per svelare le curiosità della scienza”, e nel 2020 “Perché? Ambiente. Oltre 100 quiz per salvare il Pianeta”.

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