Il mal di testa nel bambino

Se l’adulto normalmente non dà molta importanza a un episodio di cefalea, attribuendovi varie motivazioni e ricorrendo a comuni rimedi, diverso è quando un bambino lamenta mal di testa, situazione che spesso mette in allarme i genitori

di Franca Regina Parizzi

Il mal di testa, o cefalea, è un disturbo molto frequente non soltanto negli adulti, ma anche nei bambini, soprattutto in età scolare. Raramente i bambini in età prescolare soffrono di mal di testa. Circa un bambino su 4 soffre o ha sofferto di almeno un episodio di cefalea nel corso dell’anno.

Se l’adulto normalmente non dà molta importanza a un episodio di cefalea, attribuendovi varie motivazioni e ricorrendo a comuni rimedi, diverso è quando un bambino lamenta mal di testa, situazione che spesso mette in allarme i genitori. La convinzione che ci debba essere necessariamente una spiegazione, una causa organica al mal di testa del bambino spinge molti genitori a effettuare accertamenti che, nella maggior parte dei casi, non danno alcun risultato.

Il 90% delle cefalee nel bambino sono “primarie”, “idiopatiche”, cioè non sono dovute a una causa organica. E il 90% di queste sono cefalee “muscolo-tensive”.

Cosa significa? Significa che il mal di testa è scatenato da stress psicologici, spesso scolastici (gli episodi diminuiscono o scompaiono in estate), abuso di telefoni cellulari, computer, videogiochi, TV (cefalee della sera), ore di sonno insufficienti, ipoglicemia (digiuno perché viene saltata la prima colazione o il pranzo).

Un singolo episodio di cefalea nel bambino non deve allarmare. Se invece gli episodi si ripetono con una certa frequenza, se limitano l’attività e la socialità del bambino, è opportuno che i genitori tengano un diario in cui annotano:

  • il tipo di dolore (gravativo, cioè la sensazione di un peso nella testa, oppure compressivo, trafittivo, sensazione di bruciore al cuoio capelluto oppure un dolore vago)
  • l’intensità del dolore (lieve se non impedisce le normali attività quotidiane, medio se le impedisce solo parzialmente, grave se totalmente)
  • l’eventuale comparsa del dolore di notte (tale da svegliare il bambino) o al risveglio
  • se il dolore si accompagna a vomito (sintomo che deve mettere in allarme)
  • eventuale fotofobia (la luce dà fastidio), fonofobia (il rumore dà fastidio), osmofobia (gli odori danno fastidio)
  • l’efficacia o meno di comuni analgesici (paracetamolo o ibuprofene) e il tempo di risposta dopo la somministrazione
  • eventuali fattori scatenanti (stress a scuola o in famiglia, cibi o bevande assunti, tempi e qualità del sonno)

Questi elementi sono importanti e preliminari alla visita specialistica.

Lo specialista delle cefalee in età pediatrica è il Neuropsichiatra Infantile. Tuttavia per molti genitori, ancora oggi, questa figura è considerata un tabù. Un tabù che si deve sfatare.

Il Neuropsichiatra Infantile non è lo psichiatra, ma l’esperto sia neurologo che psichiatra dei bambini. Rivolgersi al Neuropsichiatra Infantile non significa che il bambino abbia problemi psicologici o mentali. Il Neuropsichiatra Infantile può eseguire un esame neurologico completo e accurato ed escludere in questo modo molte delle altre (rare) cause organiche della cefalea nel bambino, suggerire eventuali altri accertamenti (visita dell’oculista, dell’otorinolaringoiatra, dell’ortodonzista), dare consigli  su possibili accorgimenti da mettere in atto per evitare che si verifichi un episodio di cefalea o su come intervenire precocemente con una terapia adeguata.

 In molti ospedali esistono Centri specialistici per le cefalee del bambino.

Una forma particolare di cefalea è l’emicrania, comune negli adulti e relativamente frequente anche nei bambini. Spesso l’emicrania è familiare, cioè c’è anche un genitore o un fratello/sorella che ne soffre.

L’emicrania nella maggior parte dei casi è preceduta da un’aura, cioè da sintomi per lo più visivi (scotomi, cioè puntini o stelline, scintillanti, difficoltà visive, come assenza del campo visivo in alcuni “pezzi”) o uditivi (acufeni). L’attacco di emicrania può accompagnarsi ad altri sintomi come disturbi visivi, formicolii agli arti, riduzione di sensibilità agli arti e difficoltà a muoverli, disturbi del linguaggio. In base alla frequenza e alla gravità degli attacchi di emicrania nel bambino il Neuropsichiatra Infantile può valutare la necessità di effettuare una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) o una TAC. L’emicrania tuttavia nella stragrande maggioranza dei casi non ha una causa organica e questi accertamenti risultano normali. L’emicrania è più frequente nelle femmine: mentre nei maschi spesso si risolve con la pubertà, nelle femmine peggiora con la pubertà, spesso accompagna il ciclo mestruale e ne soffrono soprattutto le ragazzine sovrappeso.

Molti genitori di fronte a un figlio che soffre di cefalea pensano subito a consultare altri specialisti, come l’Otorinolaringoiatra, l’Oculista o l’Ortodonzista. Ma le patologie a carico di questi specialisti che possono giustificare la cefalea nel bambino sono davvero rare.

Un bambino che soffre di apnee notturne, di ipertrofia delle adenoidi, di otiti ricorrenti, può a volte avere mal di testa. La sinusite è una malattia che compare dopo gli 8 anni di età perché i seni paranasali si sviluppano dopo questa età. Nel bambino, a differenza dell’adulto, la sinusite non si accompagna mai a dolore. Si manifesta con altri sintomi, come il persistere di muco nasale oltre 5-7 giorni e la tosse.

Una malocclusione dentaria e il bruxismo (digrignamento dei denti) possono essere cause di mal di testa, anche se il più delle volte in questi casi il dolore è a livello dell’articolazione temporo-mandibolare.

Difetti visivi possono causare (raramente) cefalea nel bambino: astigmatismo, ipermetropia e miopia sono difetti di rifrazione comuni e tutti possibili – ma rare – cause di mal di testa.

Un bambino che non vede bene tende a guardare strizzando gli occhi e questo produce un affaticamento che può portare al mal di testa. Allo stesso modo, l’uso frequente e ravvicinato (a pochi centimetri dal naso) dei cellulari causa uno sforzo di convergenza per mettere a fuoco, e pertanto un affaticamento della vista.

Recentemente è stata sottolineata l’importanza di intolleranze alimentari come cause di cefalea, nell’adulto come nel bambino.

Diagnosticare una intolleranza alimentare non è semplice, fatta eccezione per l’intolleranza al glutine e al lattosio. I centri di riferimento che eseguono test affidabili per le intolleranze alimentari sono pochi. Spesso basta un’accurata attenzione dei genitori per capire se determinati alimenti sono correlati all’insorgenza di mal di testa nel bambino. Per questo è opportuno che i genitori tengano un accurato e completo diario alimentare. Il pediatra o l’allergologo potranno prescrivere una dieta elementare e successivamente re-introdurre gradualmente vari alimenti al fine di individuare quali possano essere i cibi responsabili della cefalea. Gli alimenti più frequentemente in causa sono il cioccolato, i formaggi (soprattutto quelli stagionati), gli agrumi, le cozze e  soprattutto l’alcool (cefalea degli adolescenti).

Come curare la cefalea nel bambino?

I farmaci da utilizzare in caso di cefalea nel bambino sono il paracetamolo oppure l’ibuprofene. E’ preferibile somministrare le formulazioni orosolubili, che vengono rapidamente assorbite a livello del cavo orale, perché spesso l’assorbimento dei farmaci da parte dello stomaco durante un attacco di cefalea è compromesso. I triptani sono farmaci che possono essere utilizzati nella profilassi, cioè per prevenire gli attacchi, ma sono riservati ai casi più severi di emicrania e al di sopra dei 12 anni di età, e in ogni caso solo su prescrizione dello specialista del Centro Cefalee.

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Nata a Milano il 15.12.1947, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1972 presso l’Università degli Studi di Milano con voti 110/110 e lode. Nel 1974 è stata assunta presso l’Ospedale San Gerardo di Monza, inizialmente come Assistente nel Reparto di Malattie Infettive e successivamente, dal 1980, nel Reparto di Pediatria, divenuto nel 1983 sede della Clinica Pediatrica dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, ove ha ricoperto successivamente (dal 1988) il ruolo di Aiuto Corresponsabile Ospedaliero, e, dal 2000, di Dirigente Medico con incarico di Alta Specializzazione. Ha conseguito la Specializzazione in Malattie Infettive e successivamente in Chemioterapia, entrambe presso l’Università degli Studi di Milano. Nel 1977 e 1978 è stata responsabile del Reparto di Pediatria presso l’Hôpital Général de Kamsar (République de Guinée – Afrique de l’Ouest) nell’ambito della Cooperazione Tecnica con i Paesi in via di sviluppo del Ministero degli Affari Esteri italiano. Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali e relatrice in diversi convegni (nazionali e internazionali). Dal 2010 si è trasferita da Monza a Lampedusa, isola alla quale è profondamente legata, dove esercita tuttora la sua attività come pediatra.

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