Grecia, blocchi navali e raid fascisti nello Stato dell’Unione europea

Documentato in due casi il blocco navale attuato dalla Grecia che ha usato violenza, intimidazione, spari e tentativi di far ribaltare gommoni, nei confronti dei profughi che tentavano di sbarcare sulle sue coste. Raid punitivi a Lesbo sotto gli occhi delle forze dell'ordine che fingono di non vedere i pestaggi

Raid di persone con il mefisto che sabotano i motori dei gommoni con cui i profughi tentano di raggiungere le coste della Grecia, motovedette che sparano ad un metro dai tubolari dei gommoni e che tentano di far ribaltare il natante con donne e bambini a bordo mediante passaggi radenti ad alta velocità, ronde fasciste che picchiano tutti gli stranieri che girano a Lesbo ed a Mitilini, campi profughi con popolazioni da cittadina di provincia, confini di terra presidiati militarmente e scontri tra profughi ammassati e greci armati. Questa è la Grecia, uno Stato membro dell’Unione europea, dopo che la Turchia, Stato che voleva entrare nell’Unione e che fa parte della Nato, ha deciso di rompere il patto miserabile con la civilissima Europa che per 6 miliardi di euro pretendeva un carceriere fuori confine che impedisse ai profughi siriani – e non solo – di arrivare in Ue. Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, l’ha definita una crisi umanitaria senza precedenti. La crisi non riguarda però gli sfollati ed i profughi che la Turchia ha accompagnato ed ammassato al confine con la Grecia ma quella identitaria dell’Unione europea che, ancora una volta e sempre di più, dimostra di non saper gestire una società aperta e civile preferendo pagare aguzzini perché facciano il lavoro sporco.

Ieri, dalla costa greca dell’isola di Lesbo sono stati diffusi due video con i quali sono stati documentati in modo inconfutabile blocchi navali da parte delle autorità marittime della europea Grecia. Armi puntate a scopo intimidatorio sui migranti, manovre da affondamento, spari in acqua – non in aria – a brevissima distanza dalle persone. La Grecia reagisce all’azione della Turchia con le pratiche più lontane da quello che il diritto internazionale prevede. Sul fronte opposto c’è la Turchia che usa i profughi come un esercito di zombie con cui minacciare, ricattare e mettere in difficoltà il Paese vicino e con esso l’intera Unione europea ben consapevole del punto debole che in tal modo va a toccare. “Chiedo alla Grecia e alla Turchia, nonché a tutti gli altri Stati membri coinvolti, di garantire immediatamente assistenza umanitaria a rifugiati, richiedenti asilo e migranti intrappolati al confine, per alleviare la sofferenza delle persone coinvolte in disordini politici”, ha dichiarato ieri Dunja Mijatovic con parole destinate a cadere nel vuoto come quelle scritte nella lettera indirizzata al ministro degli Esteri italiano sul rapporto tra l’Italia e la sedicente guardia costiera libica.

La Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa non sembra spaventare nessuno. Come nessuno sembra temere l’escalation criminale che si sta quotidianamente consumando in Grecia, dove si verificano incursioni di uomini incappucciati che mettono a rischio la vita dei profughi sui gommoni e raid di pestaggi a terra, dove rifugiati e giornalisti non sono più al sicuro. La Grecia però non è terra di nessuno o uno Stato dominato da tirannia e disordini ma un membro dell’Unione europea in cui opera anche la fatidica agenzia europea Frontex. Eppure, sotto gli occhi del mondo, e soprattutto sotto quelli degli agenti di polizia greci, i fascisti di Lesbo hanno impunita facoltà di aggredire e pestare persone solo perché di altra nazionalità oppure armati di una fotocamera o una videocamera. Lo Stato ellenico è inoltre a breve distanza da quello italiano, ma raggiungerlo sta diventando perfino difficile. A metterci lo zampino è adesso l’emergenza da nuovo coronavirus, con l’Italia in blacklist per molti Paesi, incluso la Turchia. Evros, il punto di confine di terra della Grecia con la Turchia in cui il presidente turco Erdogan ha deciso di ammassare finora circa diecimila persone, è raggiungibile più agevolmente dal lato turco ma agli italiani è impedito lo sbarco in aeroporto a causa del rischio Covid-19. Un virus che potrebbe rappresentare un rischio discrezionale per i turchi: se l’italiano è un giornalista oppure un videoreporter, ad esempio, il rischio potrebbe essere più elevato ed il passaporto respinto o posto in isolamento per 14 giorni.

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