Lampedusa, vertice capi Polizia di nove Paesi per immigrazione e terrorismo

Tra le misure anche l'addestramento e la fornitura di "mezzi ed equipaggiamenti" per le Forze di polizia di Paesi interessati dai flussi migratori diretti in Europa.

I capi di Polizia con al centro la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini alla Porta di Europa

Una giornata di lavori a porte chiuse quella di ieri per i responsabili della Polizia di nove Paesi. Al tavolo sedevano insieme a Franco Gabrielli gli omologhi di Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna. Oggetto del confronto il rafforzamento della cooperazione tra i Paesi dell’area mediterranea. Al centro della cooperazione il controllo e la gestione di questioni delicate come terrorismo e immigrazione. Tra i punti più delicati che i capi di Polizia hanno affrontato c’era la condivisione dei dati sensibili. Argomento da tempo discusso in sede europea ma non ancora risolta. La Polizia di Stato italiana rende noto che, a proposito del crescente fenomeno di terrorismo internazionale, i capi di Polizia dei nove Paesi “hanno convenuto di rafforzare la partecipazione alle principali iniziative in ambito europeo per monitorare il fenomeno terroristico, migliorare lo scambio di informazioni operative, facilitando la condivisione di notizie tra servizi di intelligence e Forze di polizia”. Sul tavolo anche la questione dei flussi migratori, ma in chiave di contrasto e respingimenti. Direzione che l’Italia aveva già intrapreso e manifestato immediatamente dopo l’insediamento di Marco Minniti nel Ministero precedentemente guidato da Angelino Alfano. Circa l’esito del confronto tenutosi nella sala convegni dell’aerostazione di Lampedusa, Franco Gabrielli ha dichiarato che “l’efficacia della riunione si misurerà sulle cose concrete, siamo un po’ stanchi di fare analisi che sono importanti, ma noi siamo chiamati a dare risposte”.

Franco Gabrielli al meeting dei capi di Polizia
Una delle “risposte” a cui si riferiva Gabrielli riguardano però iniziative già intraprese in passato e con scarsi risultati, sia per la tutela dei diritti umani di quanti speravano di trasferirsi in Europa che per i risultati offerti dai “partners” nei rispettivi territori. Si legge nella nota della Polizia di Stato: “Per quanto riguarda il contrasto al fenomeno migratorio illegale e per il rimpatrio dei migranti in posizione irregolare, è stata prevista la realizzazione di progetti e l’impiego di fondi europei finalizzati alla formazione professionale delle Forze di polizia dei Paesi terzi del Mediterraneo interessati dai flussi migratori irregolari, ma anche alla fornitura di mezzi e equipaggiamenti per accrescere la loro capacità operativa”. In altri termini, si può intuire che ci troveremo a spedire armi in Paesi del continente africano che domani potremmo anche ritrovarci puntate contro. Ne è un recente esempio la motovedetta CP-288 della nostra Guardia Costiera che metteva il motore avanti tutta mentre una motovedetta libica le sparava contro. Degno di nota invece l’aggiornamento sulle tecniche investigative e sulle innovazioni tecnologiche in materia di cybercrime. Materia sulla quale stanno da anni investendo ingenti capitali le cosiddette superpotenze. Questa, ad oggi, risulta l’unica via utile e percorribile per la prevenzione dell’azione terroristica.
Un momento dei lavori presso la sala convegni del aeroporto di Lampedusa

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