Peppino Impastato, 9 marzo 1978

Nessuna retorica. Vogliamo ricordare Peppino Impastato attraverso le parole di chi lo ha conosciuto e ha combattuto con lui

In copertina: un dettaglio del manifesto delle manifestazioni previste nel quarantesimo anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato

di Roberto Greco

Peppino Impastato è stato ammazzato dalla mafia il 9 maggio 1978. Nessuna retorica. Lo vogliamo ricordare attraverso le parole di chi lo ha conosciuto e ha combattuto con lui.

 

Io lo conoscevo bene Peppino. Lo ricordo…

come quando si fece imbalsamare come una mummia egiziana e attraversò il corso di Cinisi…

come quando organizzò una mangiata “a tavolino” in piazza, tutti in vestito e cravatta, tra lo sguardo stupito della gente…

come quando, tutti noi del circolo partecipammo ad un carnevale alternativo a Cinisi, e lui si bruciò la faccia per fare il lanciatore di fiamme con la bocca piena di petrolio…

come quando andava a registrare l’abbaiare del cane dell’onorevole per riproporlo nella trasmissione di “OndaPazza”…

come quando faceva impazzire di maresciallo di Cinisi, ridendogli in faccia…

come quando aveva occupato radio aut per protesta contro i “creativi”, ovvero i “‘ricreativi’ che non creano un cazzo…

come quando diceva al fascista compaesano, che aveva strappato i nostri manifesti: “inginocchiati e chiedi perdono”…

come quando, assieme, andammo a Ballarò, in piazza Santa Chiara, a vedere il Living Theater…

come quando ripercorreva il suo non compreso amore per Anna, parafrasandone le iniziali: Amore Non Ne Avremo…

Ci incontravamo e ci salutavamo con affetto, con Peppino. Poi quando ha saputo che facevamo “il Pozzo dei Pazzi” a Palermo, ebbe l’idea di portarlo a Cinisi. Lo spettacolo era una cosa enorme! Bellissimo! Era, in fondo, la rappresentazione della gente del popolo, del borgo vecchio, che usava un linguaggio scurrile, rappresentava meschini e ubriachi… cosa che ci dissero pure a noi… lo abbiamo fatto all’aperto, a Cinisi, lo spettacolo. C’era una parte in pendenza che sembrava il palcoscenico. Di fronte, un piano dove ci sistemammo quaranta sedie. Eravamo tutti entusiasti. Ricordo. Pure Peppino…

 

Ciao, Peppino…

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