In Abruzzo il “campo extra largo” (per sua fortuna) ha perso

In Italia manca un riconoscibile movimento politico di sinistra e il campo largo ancora più largo per la presenza di Azione e Italia Viva non può produrre risultati positivi alle urne

Una sconfitta importante quella in Abruzzo per il cosiddetto “campo largo”, dopo la vittoria di misura in Sardegna con la candidata Alessandra Todde. Importante in modo positivo. In Abruzzo infatti l’attuale indefinibile area dell’alleanza PD-M5S si era presentata insieme al centrodestra della premiata società di intenti Calenda-Renzi, oltre all’Alleanza Verdi e Sinistra Italiana. Forse non è un caso se in Sardegna, con il candidato Soru a toglier voti sostenuto dal duo Calenda-Renzi, l’accordo tra Partito Democratico e Movimento 5 stelle ha strappato la guida della regione alla coalizione di governo nazionale ed in Abruzzo è uscito sconfitto con sette punti percentuali netti. Sette punti molto pesanti se si considera l’affetto che buona parte dell’Abruzzo nutriva per un poco presente, o poco abruzzese, presidente uscente Marco Marsilio. Una brutta sconfitta che dimostra come ancora in Italia la corrente del partito della premier sia molto considerata nella proiezione ideologica degli italiani.

Ma la batosta presa dal “campo extra largo” è forse il male minore per quell’area che in Italia non viene percepita come centrosinistra, né sinistra, e che sembra non riuscire a partorire un programma politico – anche solo ognuno per se – che possa far pensare agli elettori italiani ad una alternativa politica per il paese. Su alcuni punti, come il reddito di cittadinanza e l’invio di armi in Ucraina, i pentastellati sembrano scostarsi dalla piatta linea politica comune, ma i sondaggi nazionali non paiono premiarli. Impercettibile la differenza tra il Partito Democratico e la destra al governo, anche sul reddito di cittadinanza e sulle armi all’Ucraina. Ancora meno distinguibile la linea di confine tra i partiti di Carlo Calenda e Matteo Renzi e quelli della coalizione che governa il paese e che con il sedicente terzo polo ha condiviso riforme come quella di Nordio sulla Giustizia, l’emendamento Costa sul divieto di pubblicazione di parti virgolettate delle ordinanze di custodia cautelare sulla stampa ed altre linee politiche certo poco di sinistra.

Il male minore nella sconfitta elettorale abruzzese consiste però in un rischio che forse, per la brama di seconda regione sottratta al centrodestra in poche settimane, il suddetto campo largo non ha considerato: la disfatta in corso di amministrazione della regione, magari in un momento cruciale, per via della presenza in giunta ed in consiglio regionale degli esponenti di Azione e Italia Viva. Già in altre regioni e comuni il sedicente terzo polo ha preferito far parte della maggioranza, passando al centrodestra, invece che dell’opposizione. Un passaggio all’opposizione, dopo aver partecipato alla vittoria del candidato di campo largo Luciano D’Amico, sarebbe stato quindi un disastro ben più grave del dimostrare, molto banalmente, che l’area di centrosinistra assente in Italia non può esistere – quindi non può vincere – se si presenta alle urne in alleanza con Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. Il mero calcolo di sommatoria dei voti proposti dai sondaggi non è vittoria elettorale. Solo scelte davvero coraggiose pagano in questo oscuro momento politico italiano.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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