Bambine con gli occhi gonfi di lacrime, una coperta addosso per ripararsi dal freddo ed in mano un orso peluche che rappresenta una delle poche preziose cose che sono state portate vie durante questa fuga dalla scena di un conflitto militare. Alle spalle l’Ucraina e la frontiera appena varcata. Davanti, un futuro incerto in un paese diverso dalla propria patria. Il viavai di treni e pullman è continuo, e anche quello di chi varca il confine in senso contrario per unirsi alla resistenza anti-Russia.
Informazioni su Alessio Tricani
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Videoreporter, classe 82, ha studiato economia aziendale presso l’università di Catania. Formandosi sulla piattaforma tecnologica NATO-JADL su campi specifici dei Paesi in conflitto, si avvicina al mondo del giornalismo nel 2011 durante un progetto universitario nella terra dei faraoni al Il Cairo, in Egitto, documentando l’anniversario della "Primavera araba" che condusse alla caduta di Hosni Mubarak. Con un campo d’interesse definito sulle tematiche internazionali, nel 2014 parte freelance embedded per il sud del Libano ed il Kurdistan iracheno, contribuendo per un breve periodo anche alla rivista tematica Combat Arms oltre a qualche pubblicazione su Panorama TV. La crisi migratoria nel Mediterraneo lo porta a collaborare dal 2015 con alcune tra le più importanti agenzie giornalistiche internazionali quali Agence France-Presse e Associated Press. Dal 2018 è video stringer per l’agenzia di stampa italiana Local Team ed inizia a coprire anche altre tematiche ed eventi. Nel 2017, in una serata invernale fredda e piovosa di Lampedusa, decide di supportare e collaborare al progetto Mediterraneo Cronaca, convinto che la testata possa diventare un faro di riferimento su ciò che accade nel mare nostrum.
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