Il Cile volta pagina

L’11 settembre 1973 Salvator Allende, assediato nel palazzo della Moneda lanciò un drammatico appello denunciando l’oltraggio della forza che prevaleva sul diritto. Con la nascita di questa nuova Assemblea costituente, dopo quasi cinquant’anni, la storia si rovescia, il diritto sta per prevalere sui lasciti del regime di violenza imposto al popolo cileno

di Domenico Gallo

Gracias a la vida que me ha dado tanto/ Me dio dos luceros que, cuando los abro/ Perfecto distingo, lo negro del blanco/ Y en el alto cielo su fondo estrellado/ Y en las multitudes, el hombre que yo amo.

L’inno alla vita di Violeta Parra, la cantautrice cilena interprete dei sentimenti più profondi dell’anima popolare cilena, è il miglior commento che si può fare allo straordinario risultato delle elezioni che si sono svolte nel fine settimana in Cile per eleggere i 155 membri dell’Assemblea costituente che dovrà redigere la nuova Costituzione del Cile che sostituirà quella del 1980, l’ultimo lascito del regime di Pinochet. Nella stessa tornata elettorale si è votato anche per eleggere 346 sindaci e i governatori delle regioni cilene. Le elezioni hanno segnato una disfatta per la destra del Presidente Pineira che aveva presentato un’unica lista assieme alle formazioni politiche che si ispiravano a Pinochet, conseguendo meno di un terzo (37) dei seggi della futura Assemblea costituente. I grandi vincitori sono stati i candidati indipendenti, cioè quelli non legati ad alcun partito ma espressione del movimento popolare, che hanno ottenuto quasi un terzo dei seggi (48) e quelli delle due grandi liste di opposizione, di sinistra – Apruebo Dignidad con 27 seggi e Lista de Apruebo con 25 seggi. A questi vanno aggiunti i 17 seggi spettanti ai rappresentanti delle comunità indigene. Una novità significativa è che il 50% dei componenti dell’Assemblea sono donne.

Il segno del cambiamento ha riguardato anche le elezioni comunali che hanno visto per la prima volta trionfare a Santiago una candidata del partito comunista, Irací Hassler, che ha sconfitto il sindaco uscente. Una nuova Costituzione era stata la richiesta principale del movimento popolare sorto spontaneamente nell’ottobre del 2019 sull’onda dell’insoddisfazione popolare per il modello sociale cileno fondato sul disconoscimento dei diritti sociali e la sacralizzazione della proprietà privata. Fino al punto da rendere sostanzialmente privatistica l’erogazione di servizi sociali fondamentali come la salute e l’educazione e da concedere alle imprese la massima libertà di sfruttamento della manodopera e delle risorse naturali, compresa la licenza di inquinare.

E’ il modello sociale imposto da Pinochet sulla base del vangelo neoliberista dei Chicago boys, ispirato alla menzogna del trickle-down effect, la teoria secondo la quale se i ricchi diventano più ricchi anche i poveri se ne avvantaggiano. Quando è scoppiata la protesta contro questo stato di cose, è venuto fuori quel che restava della peggiore eredità di Pinochet, il volto autoritario e repressivo dello Stato-apparato. Il Presidente Sebastiano Pineira il 19 ottobre 2019 proclamò lo stato d’emergenza spingendo gli apparati di sicurezza ad operare una durissima e violenta repressione contro il movimento popolare. Si verificarono una serie di omicidi, torture e stupri, documentati dalla denuncia alla Corte penale internazionale presentata dalla Commissione cilena dei diritti umani e da altre associazioni. Il dato più sconvolgente in questo contesto è quello degli oltre trecento giovani accecati dai Carabinieros con l’uso di candelotti lacrimogeni e proiettili di vario genere diretti intenzionalmente contro gli occhi dei manifestanti.

L’11 settembre 1973 Salvator Allende, assediato nel palazzo della Moneda lanciò un drammatico appello denunciando l’oltraggio della forza che prevaleva sul diritto. Con la nascita di questa nuova Assemblea costituente, dopo quasi cinquant’anni, la storia si rovescia, il diritto sta per prevalere sui lasciti del regime di violenza imposto al popolo cileno.

Una nuova democrazia sta sorgendo dalle ceneri di Pinochet e noi siamo sicuri che costituirà un faro per tutti i popoli dell’America Latina ed una speranza per il mondo intero in un’epoca in cui la democrazia diventa sempre più asfittica ed arretra persino nell’Unione Europea, come insegnano le tristi vicende della Polonia e dell’Ungheria. In questo compito straordinario i nuovi costituenti non sono soli, li accompagnano e scriveranno con loro la nuova Costituzione i grandi testimoni dell’umanità del popolo cileno, Gabriela Mistral, Pablo Nedruda, Violeta Parra: gracias a la vida!    

Informazioni su Domenico Gallo 78 Articoli
Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 è in servizio presso la Corte di Cassazione, attualmente ricopre le funzioni di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019)

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