Malta nega porto e UE non interviene, indagata Ong che risolse il caso

La Ong italiana Mediterranea Saving Humans sotto inchiesta a Ragusa per aver risolto il caso del mercantile Etienne di Maersk dietro presunto compenso. La vicenda riguarda i 27 naufraghi rifiutati da Malta ed abbandonati per 38 giorni al largo dell'isola-Stato sulla nave cargo soccorritrice. L'Italia concesse immediatamente il porto di sbarco a Pozzallo alla nave Ong Mare Jonio che li aveva trasbordati dal cargo

Il momento del soccorso del cargo Etienne ai 27 naufraghi il 4 agosto 2020

di Mauro Seminara

La storia appare grottesca, e se non fosse seria verrebbe da ridere. Riguarda i seguenti attori: lo Stato di Malta, il cargo Etienne del colosso danese Maersk, l’Unione europea, l’Italia, 27 naufraghi e infine anche una Organizzazione non governativa. La vicenda, in estrema sintesi, è la seguente: una nave mercantile interviene in soccorso di una imbarcazioni, lo fa in area di responsabilità SAR (ricerca e soccorso) maltese e sotto il coordinamento della centrale di coordinamento soccorso marittimo di La Valletta che poi gli nega il place of safety, cioè l’obbligatorio luogo sicuro di sbarco dei naufraghi dopo il salvataggio in quel tratta di Mar Mediterraneo di cui è responsabile. Quello che accade dopo è una delle pagine più oscure e tristi dell’era contemporanea. La nave Etienne, della compagnia di navigazione Maersk, rimane per 38 giorni in attesa di un porto in cui sbarcare i naufraghi. Ostaggio quindi, la nave, ma con a bordo il ragionevole dubbio che si stia consumando un trattamento inumano e degradante in danno ai naufraghi causato da chi nega il porto al mercantile. Nessuno interviene.

I fatti risalgono all’estate 2020. Il 4 agosto la Etienne si trova a dover intervenire in soccorso di un barchino in legno con 27 persone a bordo. Dopo l’intervento, il cargo della Maersk si dirige verso il place of safety, il porto sicuro più vicino che è anche quello dello Stato responsabile per l’area SAR in cui è stato effettuato l’intervento SAR e che ne ha coordinato l’operazione. Ma questo Stato nega il porto, violando una bella schiera di storici trattati e convenzioni internazionali che avevano segnato con la loro ratifica un grande traguardo per la civiltà. Dopo trentasette giorni – 37 giorni – in cui i 27 naufraghi erano ospiti di un mercantile fermo alle porte di Malta, la piccola nave-rimorchiatore Mare Jonio, della Ong italiana Mediterranea Saving Humans, che da tempo era ferma in porto abborda la Etienne di concerto con il comandante del cargo e valuta la condizione a bordo della grossa nave della danese Maersk riscontrando una situazione emergenziale. Senza il coordinamento della sala operativa maltese, che fino a quel momento, dopo 37 giorni di place of safety e infiniti appelli dal ponte di comando della Etienne, non sembrava granché preoccupata per il cargo, Etienne e Mare Jonio effettuano un trasbordo dei 27 naufraghi e il giorno successivo il rimorchiatore della Ong ottiene dalle autorità italiane l’autorizzazione allo sbarco nel porto siciliano di Pozzallo.

Il 12 settembre 2020, quando i dimenticati della Etienne approdano in Italia grazie all’intervento della Ong, nessuno – o quasi – critica i soccorritori della Mare Jonio, se pur intervenuti senza mandato di alcuna autorità nazionale (né Italia né Malta) per risolvere un caso di cui l’intera Unione europea avrebbe dovuto provare vergogna e per il quale, ci fosse stato un giudice a Berlino (o in Olanda) avrebbe dovuto vagliare la condotta delle autorità maltesi. Era addirittura sembrato che la Mare Jonio avesse tolto castagne dal fuoco a tutti, Italia in primis. Di fatto la Ong ha permesso alle autorità italiane di risolvere quel trattamento inumano e degradante imposto da Malta ai naufraghi senza però metterci la faccia con una nave della Marina Militare o della Guardia Costiera, soltanto concedendo il porto alla Ong dopo la sua iniziativa. Da quel giorno non si è più sentito parlare della Etienne, della Mare Jonio e neanche del non pervenuto giudice a Berlino che quindi non ha mai preso in esame la condotta di Malta.

Colpo di scena

Le indagini fin qui svolte, corroborate da intercettazioni telefoniche, indagini finanziarie e riscontri documentali, hanno permesso di far emergere che il trasbordo dei migranti effettuato dall’equipaggio della ‘MARE JONIO’ (senza nessun preventivo raccordo con le Autorità maltesi, competenti per l’evento SAR, o con quelle italiane ed apparentemente giustificato da una situazione emergenziale di natura sanitaria, ‘documentata’ da un report medico stilato dal team di soccorritori imbarcatosi illegittimamente a bordo del rimorchiatore) è stato effettuato solo dopo la conclusione di un accordo di natura commerciale tra le società armatrici delle due navi, accordo in virtù del quale la società armatrice della M/N MARE JONIO ha percepito un ingente somma quale corrispettivo per il servizio reso.

Il gruppo di umanitari della Ong Mediterranea Saving Humans avrebbe quindi pattuito un compenso con il colosso del trasporto merci via mare, la Maersk, per andare a prendere i 27 naufraghi che la Etienne aveva a bordo da 37 giorni. Una notizia che, senza alcun bisogno di epilogo, positivo o negativo, basta ed avanza per distruggere l’immagine di tutte le Ong che operano soccorsi nel Mediterraneo. Un discredito tale da far gongolare sovranisti e xenofobi vari per mesi e mesi, già solo perché potranno dire – facendo di tutta l’erba un fascio come è loro costume – che le Ong si fanno pagare profumatamente per andare a prendere migranti da sbarcare in Italia. Anche se il comunicato stampa congiunto emesso dalla Procura della Repubblica di Ragusa sull’esecuzione di operazioni in otto città italiane spiega che queste servono per “ricercare ed acquisire ogni elemento documentale e/o su supporto elettronico utile a comprovare i rapporti tra gli indagati e tra essi e la società danese armatrice della M/N MAERSK ETIENNE, nonché di eventuali altre società armatoriali“, l’onta è già calata sulla Ong Mediterranea Saving Humans e per opportunismo politico e “nazionalista” anche su tutte le altre Ong.

La confusione sul caso

Nell’ambito di un’ indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violazione alle norme del Codice della Navigazione, nella mattinata odierna, un gruppo interforze composto da personale del Nucleo PEF della Guardia di Finanza Ragusa, della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Pozzallo, del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera di Pozzallo e del Nucleo Speciale di intervento del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, ha dato esecuzione ad un decreto di perquisizione personale e locale e sequestro nei confronti della società proprietaria ed armatrice del rimorchiatore ‘MARE JONIO’ e di alcuni soggetti, C. G., C. L, M. A., M. P., risultanti esserne soci, dipendenti o amministratori, di fatto o di diritto. I fatti che hanno portato all’emissione del provvedimento riguardano lo sbarco di 27 migranti avvenuto il 12.09.2020 nel porto di Pozzallo, da parte del rimorchiatore ‘MARE JONIO’, operante per conto della MEDITERRANEA SAVING HUMANS-APS. I 27 migranti erano stati trasbordati in data 11.09.2020 dalla M/N MAERSK ETIENNE, battente bandiera danese, che 37 giorni prima li aveva soccorsi in mare a seguito di evento SAR disposto dallo stato di Malta ed era in attesa di indicazione di specifico P.O.S. (place of safety).

Questo recita il comunicato stampa della Procura della Repubblica di Ragusa. Un lancio di agenzia ANSA di questa mattina però, contenente affermazioni del procuratore capo di Ragusa Fabio D’Anna, afferma che a detta del pm “nessun componente della Mediterranea saving humans è indagato“. Dettaglio non di secondo piano, vista l’operazione di perquisizione personale e locale e le intercettazioni telefoniche già citate nel comunicato stampa della stessa Procura che avrebbero portato all’odierna esecuzione interforze di perquisizioni e sequestri. Poco emerge invece, sia dalla nota della Procura della Repubblica di Ragusa che dai lanci d’agenzia, circa la cosiddetta ingente somma di denaro percepita dalla Ong “quale corrispettivo per il servizio reso”. Non è chiaro se la Ong ha mollato gli ormeggi a seguito di un accordo economico con l’armatore danese oppure l’armatore danese tolto dall’impiccio durato 38 giorni ha promesso una ingente donazione alla Ong. E nella definizione “ingente” ci potrebbe rientrare anche il danno subito dalla Maersk per l’immobilizzazione di un proprio mercantile per quasi un mese e mezzo.

Appare anche poco chiaro l’esordio del comunicato della Procura: “Nell’ambito di un’ indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violazione alle norme del Codice della Navigazione, nella mattinata odierna…“. La domanda, se è ancora lecito porsi quesiti, è perché non è sotto inchiesta anche l’autorità italiana che ha concesso il porto di sbarco alla Mare Jonio il 12 settembre 2020 e se la Procura della Repubblica di Ragusa intende chiedere una rogatoria internazionale per vagliare la posizione del presunto committente Maersk o solo la Ong italiana è la parte criminale in tutta questa vicenda. Perché se la Ong ha agito previo accordo economico con l’armatore danese, uno sarebbe il traghettatore che viola in Testo Unico sull’immigrazione clandestina ma l’altro è il mandante. Questo, in via del tutto generale, il quadro complessivo circa la vicenda che vede ancora una volta Organizzazioni non governative che operano soccorso ai migranti in mare perseguite e criminalizzate, in questo caso forse solo per una donazione non del tutto trasparente, anche per vicende in cui i primi a dover essere perseguiti forse dovevano essere funzionari di altre autorità nazionali per omissioni molto gravi dopo un soccorso marittimo. Attenderemo quindi gli sviluppi delle indagini per comprendere se davvero con un sol colpo la Ong Mediterranea Saving Humans ha distrutto l’onorabilità ed i sacrifici di tante altre organizzazioni non governative.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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