Due sbarchi a Lampedusa ed un soccorso da Open Arms – FOTO

Sbarchi da Sfax a Lampedusa con tunisini, subsahariani ed anche due famiglie siriane tra le 99 persone migranti approdate sull'isola. A sud di Lampedusa Open Arms raggiunge grazie al velivolo di Sea Watch una barca con 40 persone partite dalla Libia e della quale si erano perse le tracce soccorrendole

La barca ed i 53 migranti appena approdati al molo Favarolo di Lampedusa il 12 febbraio 2021

di Mauro Seminara

L’inverno non ferma i migranti e anche ieri ci sono stati sbarchi e soccorsi nel Mediterraneo centrale. Sono in tutto 139 le persone che hanno avuto buona sorte, tra due sbarchi a Lampedusa ed un soccorso operato a 33 miglia nautiche sud dell’isola dalla nave Open Arms della omonima Ong catalana. Diversa sorte è toccata a circa cento persone partite dalla Tunisia e ricondotte indietro, secondo le autorità nazionali nordafricane, dopo un soccorso multiplo che avrebbe salvato loro la vita. Altre attività si sono inoltre registrate con motovedette libiche che, da quanto si apprende mediante la Organizzazione non governativa, parrebbero spingersi sempre più a nord, fino a raggiungere acque la cui competenza e responsabilità per la ricerca ed il soccorso non è di loro competenza e nelle quali un eventuale intervento con conseguente sbarco in Libia configurerebbe un respingimento in grave violazione di Convenzioni e Trattati internazionali.

Nel pomeriggio a Lampedusa è arrivata una barca, partita da Sfax con i colori tipici del porto tunisino sullo scafo in legno, sotto il controllo e la sicurezza della Guardia Costiera che l’ha accompagnata al molo Favarolo. Sulla banchina del molo militarizzato dell’isola sono scese 53 persone, delle quali 5 donne e 4 minori accompagnati dai familiari. E tra questi c’erano appunto dei nuclei familiari, entrambi siriani. Con queste famiglie, giunte nel lembo più a sud dell’Italia partendo dalla Siria e salpando dalla Tunisia, c’erano appunto dei bambini. Il resto del gruppo era invece di nazionalità tunisina. Tutti e 53 i migranti intercettati dalla Guardia Costiera sono stati trasferiti al centro di prima accoglienza dopo i controlli sanitari di rito in banchina.

Pulmini dell’ente gestore scortati dalla Polizia durante il trasferimento dei migranti dal molo al centro di prima accoglienza di Lampedusa il pomeriggio del 12 febbraio 2021

Arrivati a sera, mentre Open Arms trovava la barca di cui si erano perse le tracce nel centro del Mar Mediterraneo tra Lampedusa e la Libia, a Lampedusa approdava un’altra imbarcazione partita dalla vicina Tunisia. Anche questa salpata dal porto di Sfax. A bordo della barca, entrata in porto ed ormeggiata al primo punto di approdo utile del molo commerciale, c’erano altre 46 persone tra le quali 15 donne e 4 minori. Stesso porto di partenza ma diversa natura del viaggio migratorio. Le persone a bordo della seconda barca arrivata a Lampedusa erano di altre nazionalità, diverse da quella tunisina. Migranti provenienti dalla Costa d’Avorio, dal Mali e dalla Guinea Conakry come da consuetudine per il traffico che da diversi mesi si stabilito nel porto tunisino di Sfax.

Nel cuore del Mediterraneo centrale è stata cercata per diverse ore una barca, inizialmente segnalata con un’approssimazione di trenta persone, partita dalla Libia e della quale ad un certo punto si erano perse le tracce. A svolgere il ruolo determinante per la salvezza di questa imbarcazione è stato prima di tutto Seabird, uno dei due velivoli dell’organizzazione non governativa Sea Watch. Proprio il Seabird, perlustrando senza sosta il mare è riuscito in una seconda intensa perlustrazione dal cielo a ritrovare la barca inizialmente segnalata ed indicarne la posizione alle autorità ed alla piccola nave rimorchiatore Open Arms. Poi la Ong catalana l’ha raggiunta e, a 33 miglia a sud di Lampedusa, ha preso a bordo le persone mettendole finalmente in sicurezza. Erano 40 migranti partiti dal porto libico di Zuwara e rischiavano di ritrovarsi ancora in mare all’arrivo della burrasca che nelle prossime ore investirà anche quel tratto di mare. Per domenica si prevedono infatti onde alte più di tre metri intorno l’arcipelago delle Pelagie, quindi anche a sud di Lampedusa.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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