Come il Coronavirus ha influenzato i nostri sogni

La tematica del sogno affascina e incuriosisce sempre tutti, sia chi se ne occupa professionalmente sia le persone “non addette ai lavori”. Due persone possono sognare la stessa cosa, e avere significati ed emozioni completamente diversi perché diverse sono le loro vite e le loro esperienze

di Beatrice Parizzi

Psicologa e psicoterapeuta

La tematica del sogno affascina e incuriosisce sempre tutti, sia chi se ne occupa professionalmente sia le persone “non addette ai lavori”. Per definizione, il sogno è un fenomeno psichico, quindi della nostra mente, che avviene durante il sonno (nella fase REM, quindi quella del sonno più profondo) ed è caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali da chi sogna.

Quando la psicologia, in particolare con Freud, ha iniziato a occuparsi di questo argomento, il sogno era considerato come un modo per vedere soddisfatti desideri e bisogni che non potevano essere realizzati o concessi nella vita reale. Per Freud, infatti, i sogni erano “la via regia all’inconscio” quindi il mezzo attraverso cui noi potevamo accedere a tutti i bisogni più profondi e non consapevoli, e attraverso il sogno arrivare a soddisfarli.

Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi (1856-1939) 

Ora, invece, si pensa che i sogni abbiano un’altra funzione: servono a dare un senso, una struttura, una forma ai nostri pensieri, emozioni, ricordi e affetti. Hanno la funzione di problem-solving, di ristrutturazione e riorganizzazione dei pensieri del giorno allo scopo di favorire un miglior adattamento e funzionamento della nostra mente. Se pensiamo a come noi viviamo la giornata, ci rendiamo conto che cerchiamo di organizzare il tempo, dare un senso a ciò che accade, a ciò che sentiamo e pensiamo. Quindi, così come nei momenti di veglia noi tendiamo ad organizzare e dare una struttura alla realtà, la stessa cosa tendiamo a farla nella notte attraverso il sogno.

Certo, il sogno può contenere bisogni, desideri, emozioni, paure così come sono presenti nella nostra vita quotidiana. Un’altra cosa che ha da sempre affascinato e incuriosito rispetto ai sogni è come interpretare il loro significato. A differenza di quanto si possa pensare, non c’è un linguaggio universale dei sogni: il significato di ciò che accade nella nostra mente mentre dormiamo può essere letto e “interpretato” solo inserendolo nella vita di quella persona.

Due persone possono sognare la stessa cosa, e avere significati ed emozioni completamente diversi perché diverse sono le loro vite e le loro esperienze.

Come è accaduto per ogni aspetto della nostra vita, anche la nostra vita onirica è stata influenzata dalla pandemia. Ma cos’è successo davvero ai nostri sogni durante la pandemia e il lockdown? Partendo dalla mia esperienza personale e professionale, e da alcuni studi e articoli che si sono occupati del tema, è stato notato che è aumentata di molto l’attività onirica e che questa era caratterizzata da sogni molto più vividi e realistici.

Si potrebbe ipotizzare che questo sia stato legato al cambiamento, durante questi mesi, dei nostri ritmi sonno/veglia e al fatto che le emozioni provate sono state molto più intense.

Inoltre, le persone sono da sempre molto abituate a condividere momenti, esperienze, emozioni con altre persone; a usare il lavoro, lo sport, le passioni come un modo per non pensare ai problemi e per non sentire le emozioni e a “distrarsi” dal sentire come si sta realmente. Questi mesi di lockdown, invece, ci hanno privato della nostra normalità e della possibilità di condividere la nostra vita e le nostre emozioni con gli altri; non avevamo più la possibilità di censurare o spostare l’attenzione dalle nostre emozioni al lavoro o agli altri aspetti della nostra vita quotidiana.

Questo probabilmente ci ha portato a essere più in contatto con noi stessi e con tutto ciò che noi sentiamo. Tutte le emozioni, i sentimenti e i pensieri che durante la pandemia non hanno trovato spazio di sfogo nella vita quotidiana, lo hanno trovato durante la notte con il sogno.

La pandemia è stata anche caratterizzata da emozioni molto forti e frequenti di paura, tristezza, rabbia, impotenza, che necessitavano di essere espresse; il sogno è così diventato un ulteriore strumento per poter “tirare fuori” ciò che noi sentiamo. Sognare di più, non è necessariamente legato a una migliore qualità del sonno, anzi. In questi mesi, è probabile che si siano ricordati di più i sogni proprio perché i risvegli sono stati più frequenti.

Questo sottolinea ulteriormente come la situazione vissuta da noi negli ultimi mesi, e che ci accompagnerà ancora per i prossimi (si spera pochi) ha rivoluzionato ogni aspetto della nostra vita, e di come sia importante trovare uno spazio di condivisione di emozioni, pensieri e sentimenti.. anche attraverso ciò che ci suggeriscono i nostri sogni.

Informazioni su Beatrice Parizzi 3 Articoli
Nata a Monza il 29/10/1988. Curiosa, interessata alle persone e alle loro storie, dal 2016 svolge l’attività privata come psicologa e dal 2020 come psicoterapeuta a Milano e Pioltello. Laureata con Lode nell’Ottobre del 2013 in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia con una tesi sulla maternità in adolescenza, all’Università degli Studi di Milano – Bicocca. Nell’ottobre del 2016 ha frequentato il corso MBSR - Mindfulness Based Stress Reduction – corso di riduzione dello stress attraverso la Mindfulness. Nel Dicembre 2019 ha conseguito la specializzazione in psicoterapia ad indirizzo analitico-transazionale, presso il Centro Berne di Milano. Ha svolto il tirocinio professionalizzante al Centro psico-sociale (Cps) dell’Ospedale Niguarda di Milano, occupandosi di sostegno psicologico con pazienti con una diagnosi psichiatrica. Ha lavorato per nove anni in un Consultorio Famigliare occupandosi di educazione all’effettività e sessualità nelle scuole di diverso ordine e grado, e di incontri di sostegno per genitori. Dal 2014 al 2016 ha lavorato per un’associazione che si occupa di valutazioni neuropsicologiche nell’anziano, somministrando batterie testistiche e svolgendo i colloqui di restituzione. Dal 2018 partecipa ad una ricerca promossa dalla sua scuola di specializzazione sul trattamento dei disturbi ansiosi secondo l’approccio Analitico-Transazionale.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*