Open Arms, continua stillicidio con altri 48 naufraghi in mare

Dopo i dieci migranti tuffatisi in mare davanti Porto Empedocle ed i 76 saltati giù davanti Palermo, altri 48 si sono lanciati fuori dalla Open Arms che da due giorni attende ordini davanti il porto del capoluogo siciliano e da dieci ha naufraghi a bordo per uno stillicidio degno del peggior Matteo Salvini al Viminale

Migranti si tuffano dalla nave Ong "Open Arms" nella rada del porto di Palermo la mattina del 18 settembre 2020

di Mauro Seminara

Sono trascorsi due giorni da quando il rimorchiatore Open Arms, della omonima Ong spagnola, ha raggiunto la rada del porto di Palermo come da indicazioni comunicate via radio al comandante. Un po’ di più da quando davanti il porto di Porto Empedocle dieci naufraghi soccorsi giorni addietro si erano gettati in mare ed erano poi stati soccorsi dal team rescue della stessa Ong. Era già indicativo di una concreta insofferenza a bordo del rimorchiatore, tra i 276 naufraghi il cui primo gruppo era stato salvato l’8 settembre. Giunta nel grande porto del capoluogo siciliano, la Open Arms ha atteso gli ordini per l’ingresso in porto o il trasbordo delle persone ancora a bordo dopo le evacuazioni mediche urgenti operate dalla Guardia Costiera. Il giorno successivo all’arrivo, 76 persone si sono gettate in mare. Una giornata di caos nel porto siciliano cui rimane ormai appena un corridoio di transito per l’accentramento logistico voluto da Roma. A Palermo sono infatti interdette ampie aree della rada portuale a causa della presenza della nave quarantena “Rhapsody”, della nave Ong “Sea Watch 4” sottoposta ad obbligo di quarantena, alla Open Arms intorno la quale le persone continuano a gettarsi in mare ed infine intorno alla nave quarantena “Allegra” ormeggiata in porto per operazioni di sbarco ed imbarco migranti.

L’episodio di ieri, che ha impegnato una flottiglia di unità navale tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera, era un gravissimo campanello d’allarme che nessuno ha inteso ascoltare. Nave Diciotti, ammiraglia della flotta di Guardia Costiera, e poi unità d’altura classe 200, 300 e 400 oltre al motovedette della Guardia di Finanza hanno operato per ore soccorrendo le persone in mare che sono state sbarcate in porto ore più tardi. All’indomani del brusco allarme, questa mattina, le anestetizzate stanze dei bottoni romane hanno costretto la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza a fare il bis. Altri 48 dei 188 migranti rimasti ancora una notte a bordo della Open Arms, dieci giorni dopo il primo dei tre soccorsi effettuati dalla nave Ong, si sono gettati in mare. Come fosse un gioco, con i Ministeri degli Interni e dei Trasporti che dispongono consegne assurde e guardacoste e finanzieri che raccolgono cocci a tempo pieno, lo stallo procede senza alcuna apparente ragione se non quella di attendere che uno dei migranti anneghi sotto gli occhi dei suoi soccorritori causando poi un motivo di responsabilità del marinaio che non lo ha preso a bordo in tempo utile. Scene del genere, con persone esauste ed esasperate che si gettavano in mare per raggiungere la costa a nuoto, si erano già viste. Ma c’era il signor Matteo Salvini al Ministero degli Interni a dall’opposizione oggi in maggioranza ed al Governo si urlava allo scandalo. Nessun parlamentare esponente del sedicente centrosinistra risulta essersi affacciato in banchina al porto di Palermo o addirittura essere salito a bordo. Ma, d’altro canto, non c’é Salvini al Viminale e quindi la gestione di Luciana Lamorgese va bene a tutti.

Informazioni su Mauro Seminara 704 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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