Seta bianca per la bambina di Sorman, sepolta ieri dalla Mezzaluna Rossa

Rito tradizionale libico e onori da seta bianca per la bambina che il Mar Mediterraneo ha restituito agli occhi del mondo sulla costa del distretto di Sorman dopo il naufragio che si è consumato a 6 miglia dalla costa di Zawya. La bambina è stata seppellita ieri dalla Mezzaluna Rossa di Sorman

La bambina avvolta nella seta bianca in una foto della Mezzaluna Rossa che le ha dato sepoltura in Libia

di Mauro Seminara

La piccola innocente vittima dei confini indossava una tutina con un simpatico cucciolo aviatore sul petto quando la barca su cui forse neanche sapeva di trovarsi è naufragata. Un cagnolino su un piccolo aeroplano, con la sciarpa da aviatore d’altri tempi che sventolava durante il volo. Una immagine, come tante sulle tutine dei bambini di pochi mesi come lei, ma che rimanda inequivocabilmente ad una idea di libertà. Una libertà che qualcuno, probabilmente la madre, voleva donarle lasciandosi il Paese di origine, l’intero continente africano e soprattutto la Libia alle spalle. E per un poco, il sogno di libertà sembrava avversarsi e la Libia era alle spalle. Poco. Sei miglia nautiche sono giusto un paio di centinaia di metri meno di 12 chilometri. A sei miglia da Zawya, enclave libica in cui lo Stato – se così si può definire qualcosa associata alla Libia – sono i trafficanti, il gommone ha spezzato il sogno di libertà e le persone che vi si trovavano a bordo sono finite tutte in mare. Cercavano un luogo con maggior rispetto per i diritti umani in cui poter vivere, alcuni hanno trovato dei pescherecci che li hanno salvati riportandoli però al punto di partenza; altri hanno trovato la libertà sotto forma di morte nel Mar Mediterraneo.


Il cucciolo aviatore sulla tutina della bambina vittima di naufragio ritrovata sulla spiaggia di Sorman (Libia) dalla Mezzaluna Rossa

La bambina con la tutina dell’aviatore che vola felice sul suo piccolo aeroplano ed un altro bimbo altrettanto piccolo non hanno avuto speranze come quasi certamente le rispettive madri. La piccola, il cui corpo è stato reso dal mare sulla costa vicino alla città dei trafficanti, ha vissuto soltanto pochi mesi e non ha avuto il tempo per scoprire che era nata in un luogo da cui doveva fuggire e che tentava di andare in un luogo che non la voleva. Sua madre non ha potuto rivolgersi ad una agenzia di viaggi, ad un Consolato, a qualcuno che le fornisse l’autorizzazione per viaggiare come tutti gli europei. Compresi quelli che inveiscono quotidianamente contro i migranti che si ostinano a chiamare “clandestini” con tono dispregiativo, scrivendo la definizione tassativamente tutto maiuscolo. Si dirà che la bambina è vittima dei trafficanti libici, oppure della madre che l’ha esposta al chiaro rischio di naufragio. Difficilmente si sentirà dire che la piccola con il cucciolo aviatore sul petto è vittima di chi le ha negato un viaggio sicuro verso un Paese civile, o che pretende di essere tale, solo perché gli esseri umani come lei e come i suoi genitori non sono degni della libertà e dei diritti che gli abitanti dei Paesi “civili” europei hanno. Frontiere chiuse, trafficanti di esseri umani che cannibalizzano i propri simili in cambio di una frontiera da attraversare, un mare sempre meno profondo a causa dei corpi che si trovano sui suoi fondali e, a volte, un corpicino sulla costa quale memento per tutti.

La Mezzaluna Rossa di Sorman ieri ha dato sepoltura alla piccola uccisa dai confini europei. Completate le pratiche per il rito di sepoltura, unico momento di civiltà per la piccola, ma post mortem, ha lavato il corpicino e lo ha vestito di seta con un abito tipico della tradizione libica per la tumulazione delle giovani donne. Lo ha poi avvolto nella seta bianca, rendendo quel piccolo corpo martoriato un fagotto candido. Da ieri, mercoledì 17 giugno, il corpo di quella bambina giace in terra in Libia invece che in fondo al Mar Mediterraneo. Dodici le vittime del naufragio in cui è morta, venti i sopravvissuti. Adesso lei è la bambina avvolta nella seta bianca che deve far ricordare a tutti che gli spietati giochi degli adulti uccidono anche chi non ha avuto il tempo per avere colpe. Giochi pericolosi di persone che non si fermano per pensare cosa causano la guerra, la presunzione di possedere confini e di sfruttare popoli di Paesi oppressi per godere di privilegi, ma anche di persone che assistono – anche plaudendo – alle politiche dei difensori della nazione. Se la madre della piccola ritrovata sulla costa di Sorman avesse potuto, avrebbe certamente chiesto un visto per un Paese civile in cui far crescere, senza ricordi degli orrori, la sua bambina. Ma è chiaro che in molti si autoassolveranno attribuendo la responsabilità alla madre che ha portato con se, su quella barca, la sua piccola di appena pochi mesi. É più comodo così: non devono partire, non devono arrivare, se muoiono è colpa loro.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

1 Commento

  1. Grazie per questo bellissimo,toccante e triste articolo che ben rappresenta l’orrenda ingiustizia e l’ incessante tragedia di cui l’Italia e l’Europa tutta sono responsabili 😭

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*