COVID-19, allarme globale. Unicef: 3 miliardi di persone non possono lavarsi le mani a casa

Miliardi di persone nel mondo non possono attenersi ai protocolli di sicurezza contro la diffusione del nuovo coronavirus. Samengo: "Il 47% delle scuole non dispone di lavabi con cui lavarsi le mani con acqua e sapone e questo riguarda circa 900 milioni di bambini in età scolare”

(Credits: Unicef - Karel Prinsloo)

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ha dichiarato in ordine l’emergenza internazionale e poi la pandemia. Lo stato di emergenza internazionale quindi non ha impedito al virus 2019-nCoV di diffondersi in tutto il mondo ed ancora oggi molti Paesi, ritenuti classificabili tra quelli “evoluti”, sottovalutano gli effetti del nuovo coronavirus sfidandolo con decisioni politiche dissennate. Mentre nel Regno Unito, in Olanda ed i Francia si procede con prese di posizione governative che tanto sanno di negazionismo, ed in Italia ci si perde nel caos delle ordinanze locali, su scala globale vengono ricordati dall’Unicef i dati reali cui si dovrebbe far fronte. “Nel mondo 3 miliardi di persone non possono lavarsi le mani a casa con acqua e sapone. 900 milioni di bambini a scuola senza acqua e sapone”. Lo ha reso noto l’Unicef sabato, ponendo così l’attenzione sul pericolo che, riguardando 3 miliardi di persone esposte ad altissimo rischio di contagio, riguarderà l’intera popolazione mondiale.

Secondo i dati resi noti dall’Unicef, in totale solo 3 persone su 5 nel mondo hanno servizi di base per lavare le mani. Un dato sconcertante se si pensa che in Italia la vita della popolazione sembra basata sulla disponibilità di mascherine e gel igienizzante a base di alcol e quasi tutta la popolazione nazionale dispone di acqua corrente in casa e di sapone ed altri prodotti detergenti. A questo dato se ne aggiunge un altro, altrettanto raccapricciante, sottolineato dal presidente di Unicef Italia, Francesco Samengo: “Il 47% delle scuole non dispone di lavabi con cui lavarsi le mani con acqua e sapone e questo riguarda circa 900 milioni di bambini in età scolare”. E mentre la Francia si reca serenamente alle urne, preoccupandosi affatto delle misure restrittive al limite – oppure oltre – della legittimità costituzionale, la stessa Italia sembra preoccuparsi poco o nulla degli interventi che andrebbero posti all’ordine del giorno, con estrema urgenza, in sede europea sulla condivisione delle contromisure e sugli interventi umanitari da adottare immediatamente ai confini dell’umanità rappresentati dai campi profughi finanziati proprpio da Nazioni Unite ed Unione europea.

“In Africa sub sahariana – precisa l’Unicef Italia – il 63% delle persone che vivono in aree urbane (258 milioni) non ha accesso al lavaggio delle mani. Circa il 47% dei sudafricani che vivono in aree urbane (18 milioni di persone) non ha servizi di base per lavare le mani a casa, mentre gli abitanti più ricchi hanno probabilità circa 12 volte maggiori di avere accesso a questo tipo di servizi”. L’approccio securitario con lo sbarramento delle frontiere è chiaro che non può produrre alcun risultato in termini di contenimento della diffusione del virus, ma può determinare un avvitamento infinito dell’economia mondiale. Perfino le Nazioni Unite, finalmente, hanno compreso – notizia di ieri – che si rischia una recessione economica globale. Ma la recessione, già assicurata e molto più grave di quella del 2008 con il fallimento della Lehman Brothers, è una previsione derivata dal quasi totale azzeramento del PIL di alcuni Paesi (come l’Italia) mentre le Borse di tutto il mondo continuano a fare bisboccia sui mercati finanziari. Ciò che è ancora assente negli scenari paventati fino ad oggi è l’interdizione alternata, quindi infinita, delle produzioni su scala globale.

Per comprendere di cosa si parla è utile esaminare un altra informazione fornita da Samengo: “In Asia Centrale e del Sud, il 22% delle persone che vivono in aree urbane (153 milioni) non ha accesso al lavaggio delle mani; circa il 50% dei bangladesi che vivono in aree urbane (29 milioni) e il 20% degli indiani che vivono in aree urbane (91 milioni) non ha servizi per lavare le mani a casa”. La diffusione dell’epidemia in queste aree sottosviluppate determinerà inevitabilmente un effetto a catena sulle aree più evolute e produttive che si troveranno ad interrompere tutte le attività commerciali e produttive come la Cina nella provincia di Hubei e l’Italia sull’intero territorio nazionale. Sarebbe assurdo pensare che basterà chiudere le frontiere ai migranti o profughi senza titolo di viaggio evitando così che uomini d’affari e politici non si ammalino veicolando il virus al posto dei poveri del mondo. Su scala globale il 16% delle strutture sanitarie, ovvero circa 1 su 6, non dispone di servizi igienici funzionanti o di servizi per il lavaggio delle mani nei punti di cura per i pazienti.

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