Sea Watch naviga con 194 naufraghi a bordo, Ocean Viking in quarantena

La nave tedesca Sea Watch 3 ha operato questa notte due soccorsi per un totale di 73 naufraghi salvati che si aggiungono ai 121 già a bordo. La Ocean Viking è in quarantena a Pozzallo e la Sea Watch 3 potrebbe subire stessa imposizione. Non risultano altre navi da trasporto merci o passeggeri in quarantena

Naufraghi a bordo della Sea Watch 3

di Mauro Seminara

La nave della Ong tedesca Sea Watch sta navigando nel Mediterraneo centrale con a bordo 194 naufraghi soccorsi nei giorni scorsi, 74 dei quali salvati questa notte in due operazioni SAR (Ricerca e Soccorso). La Sea Watch 3 aveva già a bordo 121 naufraghi ed aveva tenuto la posizione mentre la Ocean Viking, con 274 persone navigava verso nord. La nave della Ong tedesca era quindi rimasta al largo della Libia in questo periodo in cui gli scontri intorno a Tripoli si fanno più aggressivi e malgrado le condizioni meteo non esattamente serene sono risultate in aumento le partenze. Infatti sono state soccorse altre due imbarcazioni questa notte. Una con 54 persone a bordo e l’altra con 19. Entrambe imbarcazioni in legno soccorse a nord di Zawiya, nelle vicinanze di Tripoli. Probabilmente la Sea Watch 3 non si aspettava di non veder tornare la Ocean Viking dopo che le era stato assegnato il porto di Pozzallo quale “Place of Safety” (porto sicuro).

La nave delle Ong internazionali SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere è stata posta in quarantena a Pozzallo, ormeggiata vicino alla nave Eleonore, della Ong Lifeline, posta quest’ultima sotto sequestro a seguito di uno dei tanti episodi di criminalizzazione in attuazione di decreto sicurezza bis. La Ocean Viking è stata quindi bloccata per 14 giorni con una disposizione che sembra seguire l’emergenza coronavirus. La decisione di fermare la nave, impedendole di lasciare il porto di Pozzallo per acque internazionali sulle quali sarebbe difficile contagiare qualcuno nel caso ci fossero sospetti a bordo, risultano quindi pretestuose anche in un momento delicato come quello che sta affrontando l’Italia con la diffusione del virus 2019-nCoV. Logico sarebbe stato impedire lo sbarco, se non necessario, dell’equipaggio oppure sottoporre a “quarantena” anche chi era entrato in contatto con i naufraghi isolati adesso nell’hotspot di Pozzallo. La decisione di impedire lo sbarco all’equipaggio, ma anche di salpare verso acque internazionali risulta di difficile comprensione.

La nave Ocean Viking rimane quindi bloccata per 14 giorni a partire da ieri. Misura che stride con il traffico navale di natura mercantile, passeggeri ed anche crocieristico. I movimenti nei porti italiani non sembrano subire alcuna forma di sequestro. Cosa che risulterebbe un vero e proprio suicidio economico per l’Italia che già è oggetto di aggressione anche a Piazza Affari, dove oggi la Borsa ha chiuso abbondantemente oltre o 5 punti percentuali in negativo. Quindi possono muoversi e sbarcare persone ovunque, semplicemente passando attraverso il cosiddetto canale sanitario, ma non può lasciare il porto di Pozzallo la nave di una Ong se pur a terra sono ormai i naufraghi che aveva soccorso. A breve potrebbe avvicinarsi anche la Sea Watch 3 che ha quindi adesso 194 naufraghi da sbarcare nel porto sicuro più vicino. Place of Safety che è decisamente italiano e che, come perfino da recente sentenza della Corte di Cassazione, le autorità italiane non possono in alcun modo negare. Anche la Sea Watch 3 potrebbe quindi subire uno stop di 14 giorni in porto a partire dalla data di approdo invece che da quella di ultimo soccorso, quando di fatto è iniziato un obbligato periodo di isolamento di tutte le persone a bordo.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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