Una cella per Salvini, no?

Editoriale di Mauro Seminara

In copertina: Un accostamento fotografico tra Luca Traini avvolto dal verde leghista e Matteo Salvini con la bandiera della Lega Nord

Una premessa è dovuta: non è un misero “ve lo avevo detto!”. Solo un invito a rileggere “L’Italia è vintage” pubblicato appena 48 ore addietro.
I fatti, oggi, sono quelli di proiettili che cercano persone di colore – negri – a Macerata. Ansa scrive: “Una serie di spari da un’auto in corsa hanno seminato il panico a Macerata provocando il ferimento di alcune persone, tra cui due stranieri. Un giovane è stato fermato dai carabinieri e portato in caserma: si chiama Luca Traini, 28 anni, ha la testa rasata, è incensurato e originario delle Marche. Quando è stato bloccato ha fatto il saluto fascista”. In “L’Italia è vintage”, ci si riferiva proprio a questi fenomeni. Subito le mediatiche ipotesi di correlazione tra la sparatoria di questa mattina e la disumana fine di quella giovane ragazza uccisa e fatta a pezzi dopo aver abbandonato la comunità di recupero Pars di Corridonia di Macerata. Un immigrato 29enne nigeriano, Innocent Oseghale, per il quale è stato convalidato l’arresto, avrebbe commesso questa atrocità ed un italiano, Luca Traini, si sarebbe messo a sparare su chi ha la pelle scura. Queste, appunto, le prime ipotesi. Sempre l’agenzia nazionale Ansa scrive: “Luca Traini era stato candidato alle elezioni amministrative del 2017 a Corridonia, nelle Marche, con la Lega Nord. In un manifesto elettorale, Traini appare insieme al candidato sindaco della Lega Nord per Corridonia, Luigi Baldassarri che presenta la sua nuova squadra. Si tratta della tornata elettorale del 11 giugno scorso. Nel programma, anche il controllo degli extracomunitari”.

Un fascista, a giudicare dal “saluto” fatto al momento del fermo, cresciuto a pane e odio razziale in ambiente leghista quindi. Un fanatico che nel partito padano aveva trovato la propria dimensione politica e che il partito padano aveva accolto e candidato a Corridonia per le amministrative di giugno dello scorso anno. Sarebbe forse il momento di fare un passo indietro. Di tacere, almeno per un po’. Di smetterla di dire cazzate, insomma. Invece no. Subito una serie di microfoni finiscono sotto la profumata bocca di Matteo Salvini che, anche in questo caso, manca l’occasione per tacere. “Non vedo l’ora di andare al Governo – dichiara subito impettito il segretario della Lega – per riportare sicurezza in tutta Italia, giustizia sociale, serenità. Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle”. La seconda frase appare un evidente presa di distanza dal leghista Traini. Ma il meglio dello statista Salvini arriva dopo: “un’immigrazione incontrollata porta allo scontro”. Questa si chiama legittimazione del crimine per fini elettorali. Lo scontro – si sta parlando degli spari a Macerata – è quindi per Salvini l’ineludibile conseguenza della “invasione” di migranti. A nessuno, al momento, sfiora l’idea che l’incitamento all’odio razziale sia un crimine grave. Forse ancor più di quello che, stando alle accuse che vedono Traini artefice della sparatoria, è stato il crimine consumato questa mattina a Macerata. Perché Luca Traini avrebbe sparato ad un gruppo di persone, Matteo Salvini sta invece creando un possibile vasto numero di Luca Traini sul territorio nazionale che di conseguenza potrebbero far crescere il numero di eventi come quello odierno. Un reato ideologico? Non rende bene l’idea e neanche la pena. Piuttosto qualcosa di molto simile al crimine che commette il mandante di un omicidio.

Ci troviamo adesso in piena campagna elettorale ed ascoltiamo chi guida il partito che più negli ultimi anni ha incitato all’odio razziale affermare “quando sarò al Governo…”. Al Governo Matteo Salvini ci dovrebbe andare con la coalizione di centrodestra capitanata da Silvio Berlusconi. Insieme a lui, al segretario del carroccio, al Governo ci dovrebbe andare anche Giorgia Meloni che della coalizione fa parte insieme al suo partito: Fratelli d’Italia. Un seriale odiatore razziale, antieuropeista ma eletto al Parlamento europeo per giusta coerenza, insieme a quella sua collega che mai ha potuto declinare le accuse di ideologia fascista in maniera convincente ed alla quale molto vicini politicamente si sentono gli adepti di CasaPound. A Macerata, giusto per non tralasciare alcun dettaglio, sarebbero stati esplosi colpi d’arma da fuoco anche su una sede del Partito Democratico. Ecco, tornando all’ultimo editoriale, adesso mancano solo i jeans a zampa ed i basettoni con i capelli lunghi. Ci si aspetta magari anche una risposta dei “comunisti d’altri tempi” che penseranno di ricominciare la lotta armata nel caso questo centrodestra, molto a destra e poco al centro, riesca ad andare al Governo. Magari anche una coalizione degli immigrati che prima o poi, come accadde a Rosarno, smetteranno di subire e decideranno di reagire contro questi fanatici estremisti di estrema destra.

Innocent Oseghale avrebbe quindi ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro. Un delitto che ricorda immediatamente quello dell’italiano Maurizio Diotallevi, quello della “Roma bene”, del salotto dei Parioli. Diotallevi aveva ucciso, lo scorso ferragosto, la sorella Nicoletta, l’aveva fatta a pezzi, ne aveva legato con il nastro da imballaggio alcune parti e poi l’aveva gettata tra i rifiuti. La sorella, a pezzi, nei cassonetti dei Parioli. Ma ci sono altri casi, come quello campano in cui per rivalità, o gelosia, un giovane di Giugliano, nato a San Giorgio a Cremano, uccide un ragazzo di 25 anni, lo fa a pezzi e lo seppellisce in una buca scavata in una cantina. Sempre in Campania i due boss della camorra sgozzati e fatti a pezzi da un giovane italianissimo sedicenne furono poi ritrovati sepolti nelle campagne della zona. E la donna uccisa, fatta a pezzi e interrata vicino Verona? Gli autori del macabro crimine in quel caso pare fossero due albanesi. Ma gli albanesi non sono così facili da identificare a distanza per sparargli dall’auto prima di fare il saluto fascista. Come si fa, caro Salvini? Sono immigrati, ma non africani. Non sono italiani ma europei. Quando Salvini sarà al Governo, probabilmente, risolverà anche questo problema. Chissà, i non italiani potrebbero avere l’obbligo di indossare un corsetto, come quelli obbligatori per il Codice della Strada, ma con un bel bersaglio catarifrangente invece delle solite strisce di sicurezza. Così i fanatici, gli spostati, i fascisti e tutti gli xenofobi vari armati potranno prendere bene la mira senza il timore di colpire un italiano. Comprendere che chi commette crimini come quelli attribuiti al nigeriano 29enne, non li commette perché africano o immigrato ma perché non a posto con la testa come un Maurizio Diotallevi dei Parioli qualunque è troppo chiedere in campagna elettorale. Quindi aspettiamoci pure che il segretario della Lega vada in Tv, da questa sera e fino ai prossimi giorni, per dire che questi incidenti accadono per causa dell’immigrazione incontrollata e che quando lui sarà al Governo riporterà l’ordine e la sicurezza nelle città. Troppo pretenzioso che uno dei conduttori che lo ospiterà pensi anche di dirgli che se questi crimini, come quello odierno di Luca Traini, si verificano è probabilmente proprio a causa delle campagne di odio razziale con cui lui ed il suo partito raccattano voti, vero?
Ovviamente queste sono opinioni. Ma forse questa è una delle ragioni per cui non si vuole che le opinioni si abbiano, si scrivano, si diffondano in rete e sui social. Chissà che qualcuno possa anche iniziare a riflettere!

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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