Mare in burrasca e migranti in mare, un’altra giornata di soccorsi

Nave Aquarius dirige su Catania con 505 persone soccorse. A Lampedusa una donna in fin di vita elitrasportata dalla Marina Militare. Due cadaveri sulla Open Arms. Un bollettino di guerra da dieci vittime al giorno in questo inizio di anno nel Mar Mediterraneo centrale

In copertina uno dei gommoni soccorsi nelle ultime 24 ore dai volontari delle Ong

La straziante immagine dei corpi recuperati da Open Arms con una delle vittime poco più che neonata

Il mare, nel Mediterraneo centrale è molto mosso. Le previsioni dicono in aumento fino a forza 7. Forse anche oltre. Il Canale di Sicilia è già “agitato”, che è oltre “molto mosso”, e gli avvisi di burrasca si ripetono ridondanti via radio. In questo scenario ci sono navi che stanno soccorrendo barche, barchini e gommoni in alto mare gremiti di persone impaurite. Tra i passeggeri di queste barche della morte ci sono donne, bambini ed anche morti. Sono persone. Alcune lo erano. Adesso sono il morto numero… Un bollettino di guerra che viene aggiornato quotidianamente. Da inizio anno sono una media di dieci vittime al giorno o poco più. Difficile anche tenere il conto, perché ai morti ed ai dispersi si aggiungono anche i naufragi fantasma. Corpi sulla battigia delle spiagge libiche e gommoni vuoti e sgonfi in mare potrebbero essere indice di una media molto più elevata. Cosa altro causa un simile numero di vittime giornaliero se non la guerra.


Sea Watch e Open Arms
Il porto di Catania attende nave Aquarius della Ong internazionale SOS Medterranee con 505 persone soccorse ieri in cinque diverse operazioni di soccorso. Mentre la Aquarius dirige sul capoluogo etneo, nel Mediterraneo centrale ci sono ancora le navi delle Ong Proactiva Open Arms e Sea Watch. La Open Arms ha soccorso ieri 93 persone. Oggi le persone soccorse a bordo della nave da soccorso umanitario erano già 556. Tra esse c’erano 188 donne, 153 minori, 30 bambini e due cadaveri. Un carico straziante ma anche tecnicamente esagerato, tanto da mettere a rischio anche la stessa nave che presta soccorso. Sotto il coordinamento della Sala Operativa della Guardia Costiera, l’MRCC di Roma, la Open Arms ha trasbordato oggi 256 migranti sulla nave della tedesca Sea Watch. La Ong fondata tre anni fa in Germania ha adesso sulla propria nave i migranti soccorsi dalla catalana Proactiva Open Arms e 165 migranti soccorsi lunedì notte, appena ripresa posizione in Zona SAR al largo delle acque territoriali libiche. La nave spagnola Santa Maria, che opera nel contesto dell’operazione Sophia di EunavforMed, ha soccorso 198 persone in due diverse operazioni mentre una nave della Marina Militare italiana ha preso a bordo 7 persone in gravi condizioni di salute. Alcune sono state trasbordate dalla Open Arms. Tra queste anche una donna immediatamente trasferita a Lampedusa con l’elicottero in dotazione alla nave militare. Una donna che pare avesse partorito giorni addietro e che rischiava la vita a causa di una grave infezione. Dopo il soccorso, il trasbordo sulla nave della Marina Militare e l’elitrasporto a Lampedusa, la donna è stata elitrasportata in ospedale dall’isola pelagica con estrema urgenza.


La Libia è l’immagine di un Paese dilaniato da faide interne. Tripoli non conta nulla come il presidente del Governo fantoccio voluto dalle Nazioni Unite e nella capitale si spara un giorno si ed uno no. Milizie in guerra la dove i clan armati contano più dello Stato e ad essi vengono affidati i servizi di sicurezza degli interessi europei. Tra terroristi, faide tra clan, milizie al soldo di Stati europei e pretendenti alla leadership del Paese, la Libia sta espellendo i migranti prima intrappolati dagli accordi con l’Italia ed adesso in mano ai trafficanti che hanno ereditato il business dalla sconfitta malavita organizzata in clan di Sabratha. Gennaio è un mese molto pericoloso dal punto di vista meteorologico per la sua mutevolezza. Repentini cambiamento delle condizioni meteo marine causano stragi con centinaia di persone che naufragano con un solo fragile gommone. Il 2018 è iniziato con una ancor più spietata organizzazione delle partenze, e ai migranti minacciati o uccisi se non prendono posto a bordo delle barche della morte vengono concesse nel più dei casi soltanto poche ore di autonomia in mare. Se non vengono immediatamente avvistati e soccorsi finiscono in fondo al mare ad alimentare un gigantesco cimitero sottomarino. A volte il Mediterraneo decide di restituire corpi alla terra dei loro carnefici, altre preferisce custodirli per garantir loro l’ultima goccia di dignità.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*