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In porto anche Sea Watch, ma a Porto Empedocle dove c’é Moby Zazà – FOTO

La Sea Watch 3 entra in porto a Porto Empedocle il 21 giugno 2020 con 211 naufraghi a bordo

di Mauro Seminara

Ieri sera le agenzie di stampa avevano annunciato che per la nave della Ong tedesca Sea Watch era stato designato il place of safety italiano di Messina. “Sono voci non ufficiali che si rincorrono in banchina a Pozzallo ma che provengono da fonti attendibili“, scriveva l’AGI dopo lo sbarco dei naufraghi dall’altra nave Ong, la Mare Jonio, nel porto di Pozzallo. In effetti la Sea Watch 3 aveva atteso parecchie ore, avanti ed indietro davanti il Golfo di Gela, nell’incertezza della rotta da dover seguire. Inizialmente sembrava che le fosse stato assegnato il porto ragusano di Pozzallo, ma quando la nave tedesca che puntava dritto sulla costa sudest della Sicilia ha virato ad ovest si è capito che sarebbe stata la Mare Jonio, indietro di parecchie decine di miglia, a sbarcare in quel porto. La Mare Jonio infatti si era diretta verso la provincia di Ragusa senza alcuna esitazione già dopo il soccorso effettuato a circa cinquanta miglia sudovest di Lampedusa.

La Sea Watch 3, poco più tardi del lancio di agenzia sul porto dello Stretto, di nuovo aveva cambiato la propria rotta iniziando a navigare verso ovest. Da li a breve, con un comunicato stampa, la Ong comunicava che il porto assegnatole dall’autorità marittima nazionale era quello di Porto Empedocle. Nel porto della provincia di Agrigento intanto era ferma agli ormeggi già da un paio di giorni la “nave quarantena” Moby Zazà. A bordo, fino all’entrata in porto, c’erano 193 persone migranti tenute in isolamento preventivo Covid-19 con il metodo milionario escogitato dal Governo italiano delle navi hotspot da Covid-19. Ieri pomeriggio sono sbarcati gli ultimi 113 migranti isolati sulla nave. In precedenza erano stati fatti scendere gli altri 80, il cui periodo di quarantena – di 14 giorni – si era concluso il 17 giugno. La Moby Zazà è quindi nuovamente pronta per “caricare” persone da tenere in isolamento e, malgrado l’esperimento faraonico non abbia prodotto una concreta tutela per la salute pubblica ma una vittima del confinamento a bordo, di 22 anni, morto gettandosi dal “ponte 6” della nave, a 15 metri dal livello del mare.

Alle 10 di domenica 21 giugno la Sea Watch 3 è entrata in porto con 211 naufraghi soccorsi nel Mediterraneo centrale in tre distinte operazioni SAR (ricerca e soccorso). Non è però previsto un automatismo di sbarco dalla Sea Watch 3 e successivo imbarco sulla Moby Zazà. Le persone che si trovano a bordo della nave Ong tedesca dovranno probabilmente essere identificate e fotosegnalate come già i cittadini del Bangladesh all’arrivo con nave traghetto da Lampedusa nel gruppo di 120 persone che erano approdate nelle ore precedenti sulla maggiore delle Pelagie. In quella circostanza, la maggior parte dei migranti, di varie nazionalità ma con alta percentuale di cittadini tunisini, sono stati trasferiti in CPR (centri per il rimpatrio) mentre i migranti del Bangladesh – sbarcati a Lampedusa provenendo dalla Libia – sono stati identificati presso l’ufficio di Polizia di Frontiera di Porto Empedocle e poi alloggiati temporaneamente nella tensostruttura che sorge sulla banchina – oggi fatiscente – e che un tempo fu hotspot della città portuale dell’agrigentino. Ci sarà quindi da attendere per conoscere le disposizioni finali. Intanto la Sea Watch 3 è stata fatta ormeggiare in punta di banchina di levante, in posizione isolata, circa trecento metri più avanti della Moby zazà, ferma sullo stesso braccio di porto.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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