Bare al cimitero di Lampedusa e barche scomparse in mare, la nuova politica italiana

Sono stati recuperati fino ad oggi i copri di 13 delle 21 vittime del naufragio del 23 novembre. Sette sono stati portati in superficie oggi dai sub della Guardia Costiera. Due sbarchi sull'isola con barche salpate da Zuwara tra giovedì e venerdì. In provincia di Agrigento mancano posti per le sepolture ed a Lampedusa vengono scaricate le bare già pronte sul camion frigorifero da imbarcare in nave

Lampedusa, il camion con cella frigorifera carico di bare con le vittime del naufragio del 23 novembre 2019

di Mauro Seminara

Dopo il ritrovamento dei primi cinque corpi, tutti di donne, sulla costa di Lampedusa all’indomani del naufragio e di un successivo ritrovamento ad esito di ricerca dalla costa, le condizioni meteo nel Mediterraneo centrale si sono schiarite fino a permettere l’immersione dei sommozzatori della Guardia Costiera la dove il ROV (Remotely Operated Vehicle) aveva individuato il relitto del naufragio occorso sabato 23 novembre. Oggi, dalle 8.30 del mattino, ha operato una squadra di 6 uomini della Guardia Costiera del 3 Nucleo Sub di Messina con l’ausilio del ROV per riportare in superficie altre vittime. Intorno alle 12.30 erano stati fatti riemergere altri 7 corpi, quattro uomini e tre donne, sbarcati dalle motovedette al Molo Favarolo per il successivo trasferimento presso il cimitero di Lampedusa. I corpo si trovavano in prossimità della barca naufragata durante la tempesta di sabato scorso ad 800 metri dalla costa di Lampedusa, all’interno della riserva di cui fa parte la nota Isola dei Conigli. Riversi sul fondale marino, a 47 metri di profondità, c’erano i sette naufraghi morti insieme ad altri 21 compagni di sventura e recuperati oggi dai sub che domani tenteranno una nuova immersione.

Dovrebbero esserci altri 8 corpi adagiati sul fondo del mare, ma non è detto che si trovino in prossimità del relitto. Questi si aggiungono a ciò che rimane dei corpi non recuperati dal naufragio del 6 ottobre. La tempesta che ha colpito le acque di Lampedusa già la stessa giornata nera del naufragio potrebbe aver spostato i resti delle vittime, anche a notevole distanza. Infatti, i corpi riemersi in superficie l’indomani sono stati trovati sulla scogliera a quasi un chilometro dal punto esatto del naufragio. Mentre la Guardia Costiera, con l’ausilio della Guardia di Finanza, si occupa del recupero delle vittime di un naufragio che si poteva evitare, come quello del 6 ottobre, e su cui emergono anche lati oscuri con testimonianze – dei superstiti – di una manovra dei soccorritori che avrebbe forse causato il capovolgimento della barca, a Lampedusa si impone un nuovo, ennesimo, impegno di ogni mezzo e luogo per ovviare alle carenze strutturali e di mezzi. Un camion con cassone “scarrabile” da movimento terra, di colore giallo, funge da carro funebre sulla banchina del Molo Favarolo, un camion con cella frigorifera – adibito a ben altro tipo di trasporto – ospita le bare da trasferire a Porto Empedocle per la sepoltura nei cimiteri dell’hinterland, un piccolo magazzino attrezzi climatizzato dopo l’ennesimo impiego in funzione di camera mortuaria accoglie le salme ed i medici che effettuano le ispezioni cadaveriche.

In questo contesto in cui, oltre alla sequenza di naufragi per soccorsi non effettuati quando ancora c’erano maggiori speranze di salvare tutti i migranti sulle barche, lo Stato è palesemente assente ma pretende che la comunità di Lampedusa metta a disposizione ciò che usa per altro e tratta le vittime come materiale di risulta di un cantiere edile. Infine ci sono anche i siparietti tragicomici sul fronte organizzativo, con le 13 bare pronte sul camion frigorifero – che verrà imbarcato questa sera sulla nave traghetto per Porto Empedocle – fino a contrordine della Prefettura che non ha ancora collocato le vittime nei vari cimiteri. Così arriva l’ordine di scaricare di nuovo le bare e far partire soltanto quelle dei primi sei corpi trovati dopo il naufragio. I sette presi oggi dai sub rimarranno nel piccolo magazzino adibito a camera mortuaria, con un condizionatore d’aria acceso che poco servirà a preservare la decomposizione di ciò che prima di restare sette giorni a 47 metri di profondità era un essere umano. Non essendo disponibili loculi in Sicilia, nel dubbio, si lascia tutto a Lampedusa. Anche se l’isola oggi aveva da piangere un neonato trasferito da Palermo dopo il decesso post parto.

Lampedusa è stato anche fortunato approdo di due barche che l’hanno raggiunta in autonomia, almeno fino alle acque territoriali. La prima è approdata in assoluta autonomia intorno alle due di questa notte. A bordo c’erano 46 persone salpate da Zuwara venerdì. Anche la seconda barca, con 49 persone a bordo, è partita dallo stesso porto libico di Zuwara, ma con un giorno d’anticipo. Tre giorni di mare e numerosi velivoli che le hanno avvistate, segnalate, indicato la posizione alla Guardia Costiera italiana e maltese oltre che libica ed alla Marina Militare. Ma le barche sono arrivate da sole fino a toccare addirittura terra in autonomia malgrado in poco più di un mese a Lampedusa soccorritori e forze dell’ordine sono stati trasformati in becchini e ricercatori di cadaveri. Nessuna informazione sul numero di natanti avvistati dai velivoli di Frontex, ma se le voci delle nostre fonti sono corrette, i conti tornano con una flottiglia di 13 barche cariche di migranti salpate tra giovedì e sabato dalla Libia. Tra quelle giunte a Lampedusa, quelle soccorse dalle Ong e quelle catturate dalla sedicente guardia costiera libica, mancherebbero all’appello ancora alcune barche. Una di queste causa motivo di allarmismo in quel di Alarm Phone che ha perso i contatti dopo una richiesta di aiuto. A bordo ci sarebbero circa 70 persone.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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