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La storia della barca fantasma maltese e del suo capitano

Carmelo Grech al comando della sua barca

di Mauro Seminara

La barca, o presunto peschereccio, intervenuta la notte tra il 13 ed il 14 aprile nel Mediterraneo centrale per prendere a bordo dei migranti – abbandonati in mare da quattro giorni – e riportarli in Libia ha una storia lunga ed avventurosa. La ritroviamo nel 2011, impegnata in sostegno dei ribelli libici, in piena “primavera araba”, nella fatidica rivoluzione pilotata contro il leader libico Muammar Gheddafi. Poi nel 2015 torna protagonista il suo capitano con un arresto, in Libia, e 21 giorni di detenzione per intervento delle forze del Generale Khalifa Haftar. Riappare la notte di Pasquetta per un respingimento che la vede ormeggiare nel porto di Tripoli con alle spalle una apparente scorta di una nave della Marina Militare italiana. Infine lascia il porto di Malta per dirigersi, in strana coincidenza, verso sud mentre a sud di Malta c’è una barca con a bordo 62 migranti che avevano chiesto aiuto tramite Alarm Phone alle autorità di Roma e La Valletta. Ma chi è il capitano della barca fantasma e che ruolo ha la sua nave nel gioco dei servizi segreti del Mediterraneo?

La barca fantasma

Degna di questo soprannome, la barca fantasma è divenuta invisibile per l’Automatic Identification System (AIS) obbligatorio, soprattutto per un peschereccio, ogni volta che è entrata in azione. Sergio Scandura, giornalista di Radio Radicale esperto in materia di sistemi di tracciamento aero e navale, l’aveva trovata e seguita virtualmente mentre usciva dal porto maltese. Poi, appena fuori dalle acque territoriali maltesi, con la prua rivolta a sud, la barca fantasma è scomparsa. A sud di Malta, in area SAR di competenza maltese, secondo le coordinate fornite da Alarm Phone, c’era questa mattina la barca con 62 persone in difficoltà. A bordo anche 13 donne e 6 bambini. La richiesta di soccorso lanciata dall’imbarcazione alla centrale di allarme civile era della notte tra martedì e mercoledì. Alle nove del mattino di oggi, 29 aprile, Alarm Phone riesce a mettersi in contatto per l’ultima volta con la barca. Da oltre dodici ore non si sa più nulla della barca e Malta, stando a quanto dichiarato da Alarm Phone, non risponde al telefono e neanche alle e-mail. La barca fantasma si è spostata a sud e Scandura l’aveva vista, e “fotografata” alle 23:00 di ieri, 28 aprile 2020. La barca che il cronista di Radio Radicale ha immortalato è però uscita dal porto principale di Malta con il nome di Dar al Salam 1.

La barca fantasma non è soltanto una imbarcazione ibrida, che somiglia ad una motovedetta d’altura ma con qualche cenno di attrezzi per la pesca

, che scompare appena si allontana dalle acque territoriali maltesi, ma ha anche il privilegio di avere tanti nomi, o forse nessuno. Quando è entrata in porto a Tripoli, la barca non aveva alcun nome o matricola impressa sullo scafo. I nomi della barca fantasma risultano invece essere molteplici: Maria Christiana, Dar al Salam, Mae Yemenja. Quest’ultimo è il nome cui è abbinato codice MMSI e codice IMO con cui l’abbiamo rintracciata, ma non è il nome con cui l’ha avvistata Scandura (screenshot a destra). La fantomatica barca da pesca è stata protagonista, per ammissione del suo capitano, nel 2011 con missioni di aiuto alla popolazione libica che combatteva contro il dittatore Muammar Gheddafi. Sappiamo ormai tutti come quella guerra sia stata una incredibile orchestra internazionale messa in opera per rovesciare il governo libico e rendere lo Stato nordafricano quello che è oggi. In quel periodo, racconta il comandante della barca fantasma in una intervista rilasciata a The Malta Indipendent, “avevo lavorato nella missione di aiuto umanitario nel 2011 sotto il mandato delle Nazioni Unite e che trasportavo medicine e cibo sul mio peschereccio scortato da navi della NATO“.

La barca fantasma, conosciuta a Malta con il nome di “Dar al Salam” ed all’IMO come “Mae Yemenja”, trasportava quindi “mezzi di sostegno” in Libia durante la guerra del 2011 e con la scorta di navi della NATO. In quegli anni, a Lampedusa, travolta dalla scellerata gestione del flusso migratorio che si aprì con la “Rivoluzione dei gelsomini” da parte del Governo italiano, meglio conosciuta come “primavera araba“, tra gli addetti ai lavori correva voce di una barca fantasma che interveniva quando una barca di migranti alla deriva rischiava di coinvolgere Malta in un ineludibile salvataggio. Questa, stando ai racconti dei migranti raccolti all’epoca dalle agenzie governative, riavviava il motore se necessario, forniva carburante, qualche bottiglia d’acqua, ed infine indicava la rotta al natante alla deriva perché dirigesse su coste italiane. Non è possibile sapere se la barca fosse la stessa, ma che nel 2011 trasportava sotto scorta NATO qualcosa a sostegno di quanti combattevano contro Gheddafi lo ha dichiarato il so comandante.

Chi è il comandante della barca fantasma

Carmelo Grech (in foto), conosciuto a Malta come Charles Grech, ha un profilo personale interessante e, soprattutto, non tipico di un comune pescatore. Nel 2015 è stato arrestato dalle forze del generale Khalifa Haftar durante un viaggio in Libia ed ha trascorso 21 giorni in detenzione. Dietro il fermo molte ombre e diverse versioni. In quella del protagonista c’è un’accusa di visto falso sul passaporto. Secondo le cronache del tempo, smentite da Grech, il capitano della barca fantasma era stato arrestato con 300.000 euro in contanti. Nei tentativi di ricostruzione fatte nel tempo da inchieste giornalistiche si parla anche di traffico di armi. La versione di Carmelo “Charles” Grech è decisamente più edulcorata, ma non manca di sorprendere per le dinamiche che con questo racconto verrebbero attribuite ad un pescatore.

Nell’intervista esclusiva raccolta all’epoca dei fatti da The Malta Indipendent, Carmelo Grech la racconta così:Ho lasciato Malta il 5 agosto e sono andato in volo a Berlino. Il motivo per cui ci sono andato è stato perché dovevo incontrare alcuni libici e insieme siamo partiti per Istanbul. A Istanbul dovevamo incontrare altri libici, che erano rappresentanti del governo di Tobruk, perché dovevano pagarmi il carburante che avevo usato durante la rivoluzione del 2011. Non appena siamo atterrati, mi hanno detto che non riuscivano a pagarmi e mi hanno chiesto di andare a Labraq. Non ho mai avuto l’intenzione di andare in Libia. Nel frattempo, tramite il direttore della stazione di Afriqija, sono stati presi accordi per me per ottenere un visto aeroportuale da Misurata. L’11 agosto sono arrivato a Misurata e ho trovato il direttore della stazione Afriqija che mi aspettava. Ha rilasciato il visto per permettermi di viaggiare a Labraq, che posso mostrarti sul mio passaporto. Ho passato una notte a Misurata e il giorno seguente sono andato all’aeroporto di Mitiga e da lì ho preso un volo per Labraq. Gli ufficiali dell’immigrazione dell’aeroporto di Mitiga (Tripoli) mi hanno chiesto se stavo andando in Egitto e ho detto loro di no. Il volo per Al Bayda, aeroporto di Labraq, ha avuto un ritardo di due ore quel giorno e sono arrivato il 13 agosto alle tre del mattino. Appena atterrato chiamai mia moglie Dorothy per farle sapere che ero arrivato. Pochi minuti dopo, il funzionario dell’immigrazione all’aeroporto di Al Bayda vide il visto sul mio passaporto e disse che era falso; ha preso il mio passaporto e sono stato arrestato.

Nel suo racconto, Carmelo Grech afferma di essere stato in Libia nel 2015 per ricevere un pagamento per i viaggi fatti nel 2011 con la sua barca. Grech è stato arrestato insieme ad un giordano ed a due algerini – spiega Malta Today – ed ha trascorso 21 giorni in detenzione. Poi è stato liberato e, con tanto di scuse e volo pagato, il capitano della barca fantasma maltese è tornato a casa ripromettendosi – racconta nella sua intervista a The Malta Indipendent – di non rimettere mai più piede in Libia. Ma la sua promessa dura pochi anni e, anche se non letteralmente, Carmelo Grech rimetterà piede in Libia per sbarcare 51 migranti superstiti e 5 cadaveri. Altre 7 vittime, si saprà dopo, sono perse nel Mediterraneo centrale, annegate nel tentativo di raggiungere il mercantile IVAN, che aveva raccolto il radiofax delle autorità marittime maltesi ma che per ragioni ancora da spiegare è andato via senza prestare soccorso ai naufraghi. In Libia, Carmelo Grech, stando alle cronache del secolo, era stato accusato di traffico di armi dalle autorità di Tobruk, quindi della fazione di Haftar, della Cirenaica. Le accuse sono poi state abbandonate dalle forze dell’ordine ed i dirigenti politici del Governo di Tobruk hanno pacificamente riconsegnato Carmelo Grech a Malta.

Di Carmelo Grech aveva scritto anche Daphne Caruana Galizia sul suo blog Running Commentary. La giornalista, uccisa con una autobomba a Malta nel mese di ottobre del 2017, scriveva in questi termini della vicenda dell’arresto libico del capitano di peschereccio: “Carmelo, alias Charles Grech – che è stato catturato in Libia, apparentemente portando più di un quarto di milione di euro in contanti e in compagnia di un giordano e un paio di algerini – è un losco fixer che avrebbe dovuto essere conosciuto dalla polizia di Malta e monitorato dal servizio segreto“. L’articolo di Daphne Caruana Galizia era poco più che un breve commento alla notizia pubblicata dalla versione cartacea di Times of Malta. Il punto su cui la giornalista vittima di un terribile attentato, messo in atto con chili di esplosivo, fissava l’attenzione era un particolare aspetto: “Invece lo lasciano muovere con tale libertà che finisce catturato in Libia e poi improvvisamente è un grave problema diplomatico che richiede grandi quantità di risorse per risolverlo“. La storia sta dentro le poche parole di Daphne Cariana Galizia che in pochissime righe cita Malta, la Libia, Carmelo Grech, i servizi segreti e la diplomazia internazionale. Da quel che appare , Carmelo “Charles” Grech, capitano della barca fantasma dai molti nomi ma senza reti e cime a bordo, tutto sembra tranne che un pescatore.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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