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L’Aquila 9 anni dopo il sisma, intervista alla deputata dem Stefania Pezzopane

di Maria Rita Graziani

Il 6 aprile 2009 un terremoto di magnitudo 6.3 colpì la città de L’Aquila causando 309 vittime. A 9 anni di distanza siamo andati nel capoluogo abruzzese per capire a che punto si trova la ricostruzione della città. A tal proposito abbiamo chiesto l’opinione dell’ex senatrice aquilana, oggi deputata PD, Stefania Pezzopane.

“Nove anni dal terremoto significa nove anni di tenace combattimento per ricostruire. Significa 9 anni di lutto di ricordo, di nostalgia per quelle persone che quella notte persero la vita, ma anche un bilancio delle cose fatte”, ha dichiarato Pezzopane. “Possiamo misurare una gran parte di risultati raggiunti sia riguardanti la periferia, che è stata completamente ricostruita, sia la considerazione positiva degli oltre 100 cantieri nel centro storico. Nel frattempo vanno anche valutate le criticità riguardanti molte delle frazioni del Comune de L’Aquila su cui si misura un ritardo nella ricostruzione e anche i tanti borghi del cratere sismico. Al terremoto del 2009 si è aggiunto anche l’evento sismico del 2016/17 che ha colpito alcune zone già colpite in precedenza, questo ha prodotto un rallentamento e un nuovo carico di preoccupazione e ansia nella popolazione”.

L’Unione Europea contro le imprese de L’Aquila, richieste le tasse sospese post-sisma. Pezzopane: “Faremo battaglia”

“Oggi la nostra attenzione si concentra su due questioni: l’accelerazione della ricostruzione, perché le somme necessarie e le regole ci sono e perché le persone sono oramai sfiancate da questi 9 anni d’attesa, e la questione della ripresa economica e produttiva. Mi sono battuta in Parlamento per emendamenti e stanziamenti di somme specifiche per il rilancio economico ed occupazionale, individuando nel provvedimento del 4% per le attività produttive una risorsa importante. Mentre attuiamo questa misura è arrivato questo salasso da parte del Governo in questi giorni attraverso le note dell’Agenzia delle Entrate che alle aziende ha richiesto la restituzione totale delle somme riguardanti la sospensione delle tasse e su questa cosa noi faremo battaglia. L’errore fu del Governo Berlusconi ma purtroppo gli errori sono stati perpetrati e nessun governo è riuscito a risolvere questa trattativa con l’Unione Europea. E’ inammissibile che a distanza di 9 anni vengano richieste delle somme di tasse sospese. Questo significa un colpo ferale all’economia del territorio”.

La situazione del centro storico

– Nel centro storico ci sono attività che hanno riaperto però l’economia fatica a ripartire perché le persone non abitano più lì. Cosa si sta facendo in questo senso?

“La ricostruzione del centro storico è partita tardi e le famiglie ancora non rientrano, in più va ricordato che in centro vivevano oltre 8000 studenti universitari in case prese in affitto e anche questa grande risorsa per la città al momento non c’è più. La attività economiche che sono ripartite vivono sostanzialmente del passeggio raro in alcuni eventi degli aquilani e soprattutto dei lavoratori della ricostruzione. Abbiamo individuato per la ripartenza del centro storico una misura appunto il 4%, ovvero il 4% dei fondi per la ricostruzione privata delle case viene accantonata per la rinascita delle attività produttive, commerciali, industriali, formative. Una quota di questa somma, una quota importante, viene utilizzata dalla Regione per bandi, il bando in particolare si chiama “Fare Centro” che può vedere la partecipazione di aziende, sia già presenti nel centro storico ma anche nuove aziende che anche attraverso questo sostegno pubblico possono far ripartire la loro attività o farla nascere ex novo. Il primo bando ha avuto un grandissimo successo, ci sono state centinaia di domande e moltissime sono state approvate”.

Le new town, una scelta sbagliata?

– Molte persone sono ancora nei Progetti C.A.S.E., gli alloggi provvisori costruiti subito dopo il sisma del 2009. Fu una scelta sbagliata quella di costruire questi complessi abitativi?

“Io fui l’unica rappresentante d’istituzione nella conferenza dei servizi a votare contro perché le ritenevo delle soluzioni troppo invasive per l’aspetto naturalistico e paesaggistico della città, ma soprattutto delle soluzioni costose e che davano l’alibi allo Stato per partire tardi nella ricostruzione. Purtroppo fui Cassandra della mia terra. Partì subito nel 2009, e fu una manovra efficace, la ricostruzione delle periferie ma la ricostruzione del centro storico è iniziata effettivamente nel 2013, a 4 anni dal terremoto. Oggi abbiamo moltissimi di quegli edifici in decadenza, molti non possono essere utilizzati perché sono facilmente usuranti. Inoltre quella presenza di abitazioni così numerose ha alterato il mercato immobiliare che oggi nella nostra città e nel territorio del cratere sta subendo un grave contraccolpo. Indubbiamente abbiamo subito un terremoto importante e in una città con 62 frazioni e con gli altri comuni, oltre 50, che anch’essi hanno frazioni e un’articolazione territoriale molto complessa avevamo un numero di sfollati enorme, i primi giorni arrivavamo a 100000. E’ chiaro che fu una soluzione efficace sull’accoglienza e sull’emergenza meno efficace sulla prospettiva della ricostruzione. Si sarebbero potute adottare formule meno invasive ma sopratutto si sarebbe dovuto garantire in parallelo e subito la ricostruzione dei centri storici, cosa che non avvenne. Addirittura per le scuole proprio perché ci fecero costruire scuole provvisorie per anni e anni si è detto visto che L’Aquila ha le scuole provvisorie non ricostruiamo le scuole questa fu una tesi portata avanti dall’allora commissario Chiodi che oggi ha prodotto un ritardo enorme nella ricostruzione delle scuole”.

Gli aiuti promessi durante il G8 de L’Aquila

– Nel 2009 molti capi di stato vennero a L’Aquila e promisero degli aiuti per la città. Poi come andarono in realtà le cose?

“Fu stilata dall’allora presidente del Consiglio e dal ministro Bondi una lista di gemellaggi tra paesi e monumenti. Fu una cosa un po’ velleitaria poiché il patrimonio culturale di beni monumentali che la città possiede è altissimo. Fu una cosa di grande propaganda molto efficace sul piano della promozione politica ma si rivelò non idonea a far fronte alla necessità della ricostruzione. In occasione del G8 molti paesi presero impegni ma non tutti li mantennero e d’altronde doveva essere il Governo a stipulare immediatamente dei trattati e delle convenzioni. Comunque ci sono delle promesse che sono state mantenute, come la ricostruzione di Palazzo Ardinghelli nel pieno centro storico, grazie all’impegno della Russia e che sarà la sede del Museo Maxxi che qui a L’Aquila aprirà una sua sezione speciale. Poi ci sono state importanti donazioni del Canada, di Francia, Spagna. Numerosi paesi hanno dato il proprio contributo, molti però riducendo rispetto alle aspettative o limitandosi, come hanno fatto gli Stati Uniti a interventi tramite le loro fondazioni e non direttamente con lo Stato”

Maria Rita Graziani – Agenzia DIRE
www.dire.it
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