X

Alla Camera la “Tassa Meloni sulle bollette” bocciata dalle opposizioni

In corso la discussione sul Disegno di legge 1555, la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022. Data lettura della relazione introduttiva da parte del relatore della maggioranza, il DDL è stato subito attaccato dalle opposizioni con in testa il Movimento 5 stelle che ha definito il provvedimento, per voce del deputato Enrico Cappelletti, quella relativa alla liberalizzazione del mercato dell’energia come una “tassa Meloni sulle bollette”. L’accusa formulata da Cappelletti non è leggera e ricorda come l’attuale maggioranza stia ancora rinviando l’attuazione della direttiva europea Bolkestein, relativa agli stabilimenti balneari e per la quale è stata avviata una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, mentre manifesta massima solerzia per l’attuazione del libero mercato sulle forniture di energia elettrica e gas per il quale nessuna garanzia viene offerta ai consumatori sulle tutele tariffarie che potrebbero aumentare non appena verrà dismesso il mercato tutelato mediante le compartecipate dello Stato.

Il deputato Cappelletti ha quindi sostenuto che il governo Meloni non intende toccare il Twiga ed il Papeete, perché nel DDL in discussione non c’é traccia di norme sulla concorrenza per i balneari, mentre ai colossi delle forniture di energia che hanno registrato extraprofitti record ad inizio conflitto ucraino, per cui sono anche stati sanzionati dall’AgCom con 15 milioni di euro ed a cui proprio il governo Meloni ha scontato 8,6 miliardi di euro di tassazione sugli extraprofitti, sta garantendo l’immediato abbandono del mercato tutelato. Cappelletti ha puntato il dito contro il governo sollevando il dubbio di un voto di scambio dietro la solerzia in favore delle società di fornitura di energia elettrica e i continui rinvii – a costo di procedura di infrazione europea a carico dei contribuenti – per le concessioni balneari.

Sulla stessa linea Eleonora Evi, di Alleanza Verdi e Sinistra italiana, che ha ricordato come “la messa a gara delle stazioni balneari non c’é ancora” e che ancora una volta la Camera viene chiamata ad approvare un provvedimento già licenziato dal Senato senza il dovuto tempo per discuterlo. La deputata Evi ha inoltre rilevato che il provvedimento intende alzare il tetto massimo delle emissioni di campi elettromagnetici consentiti con gravi rischi per la salute di persone ed animali. Anche il PD si schiera contro il “provvedimento debole ed inefficiente”, come definito dal deputato Andrea Casu. Il mercato libero, tornando alla proposta analisi del Movimento 5 stelle, era una direttiva che precedeva la crisi del mercato energetico e non prevedeva alcuna urgenza sul mercato del gas ma era in agenda europea attualmente solo per l’energia elettrica ed oggi non è fonte di garanzia per i consumatori. Prova ne è, secondo il pentastellato, il fatto che in Italia sono ancora oltre dieci milioni gli italiani che non intendono abbandonare il mercato tutelato.

Dalla parte della maggioranza ha invece issato la bandiera di Mario Draghi sul Britannia il deputato Gianluca Caramanna di Fratelli d’Italia. Caramanna ha infatti citato esplicitamente Draghi in quel fatidico episodio sul Britannia nel giugno del 1992, quando l’allora giovane manager laureato all’MIT e poi divenuto uomo delle banche americane, presidente della Banca Centrale Europea ed infine anche presidente del Consiglio dei ministri italiano per un anno circa, parlò di privatizzazioni affermando che solo una maggioranza con esplicito mandato sarebbe riuscita ad ottenere la liberalizzazione delle forniture garantite e tutelate dallo Stato. Un intervento, quello di Draghi sul Britannia, molto discusso ancora dopo oltre trent’anni. Caramanna, nel suo intervento di questo pomeriggio alla Camera dei deputati sul DDL 1555 con cui la maggioranza intende dire addio al mercato tutelato ha quindi sfoggiato forse una delle pagine della famigerata quanto misteriosa “agenda Draghi”.

Approvato il provvedimento alla Camera dei deputati, la fine del mercato tutelato, con l’obbligo per i consumatori di aderire al mercato libero delle forniture, vedrà la fine della storia dell’ENEL come l’abbiamo conosciuta entro il 10 gennaio mentre la privatizzazione della fornitura di gas arriverà ad aprire dello stesso 2024. Una volta attuata la privatizzazione delle forniture sarà impossibile tornare sugli stessi passi perché la statalizzazione delle forniture di energia elettrica e gas vedrà poi il danno al libero mercato e le tutele alla libera impresa impediranno il recupero del modello di pubblico servizio statalizzato.

Redazione:
Related Post