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Salvi 45 naufraghi soccorsi dalla Guardia Costiera, erano partiti venerdì dalla Libia

di Mauro Seminara

Ieri le ricerche in mare nel tratto di Mediterraneo centrale a sud di Lampedusa non facevano presagire nulla di buono. Infatti, oltre al naufragio che si è registrato al largo della Libia, un’altra imbarcazione carica di disperati rischiava di capovolgersi alimentando il cimitero liquido più grande del mondo. Velivoli della Guardia Costiera, dell’Aeronautica Militare e, si suppone, anche di Frontex e delle Ong, rastrellavano in lungo ed in largo fino a circa 50 miglia nautiche sud della maggiore delle Pelagie. Allo stesso tempo una motovedetta della Guardia Costiera affrontava il mare, decisamente mosso, in cerca di una barca di cui si conosceva l’esistenza già da parecchio.

La barca infatti era partita da Zawiya, uno dei porti della Libia in cui i trafficanti non temono missioni italiane di “contrasto al traffico di esseri umani”, forse consci che l’unico contrasto che i Paesi europei attuano è proprio alle vittime del traffico. In questo caso però si è vista brillare di nuovo la Guardia Costiera italiana, capace di interventi che l’hanno resa negli anni motivo di eccellenza internazionale. La barca che da due giorni affrontava le onde del Mediterraneo centrale in burrasca era un gommone, miracolosamente sopravvissuto, come le 45 persone a bordo, ai continui violenti schiaffi che le onde gli assestavano. Poco prima di mezzanotte la motovedetta SAR “CP-312” aveva toccato la banchina del molo Favarolo di Lampedusa con i naufraghi finalmente a terra.

Allo sbarco era presente, come sempre, il Forum Lampedusa Solidale e Mediterranean Hope, progetto della Comunità Chiese Evangeliche. Con del tè caldo ed una espressione amichevole pronta ad offrire loro una coperta ed il benvenuto, i volontari del Forum hanno accolto dei migranti bagnati e decisamente molto provati. Erano tutti di etnia subsahariana e tutti uomini. Non ci sono però ancora informazioni in nostro possesso circa i dettagli della partenza e se il numero delle persone sbarcate fosse lo stesso di quelle che si erano imbarcate a Zawiya venerdì, prima dell’odissea.

La sede della Capitaneria di Porto di Lampedusa
Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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