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Migrazioni, 187 su una barca a Lampedusa: la Libia alza il tiro – FOTO

Il barcone con 187 migranti appena approdato al porto di Lampedusa la sera del 14 novembre 2020

di Mauro Seminara

Chiunque conosce davvero questo argomento, da anni, sa bene che il numero delle persone che i trafficanti mettono a bordo di una imbarcazione solida sale in funzione alla distanza che questa dovrà percorrere. In altre parole, i grandi barconi gremiti di persone erano progressivamente scomparsi con la riduzione delle distanze la cui pietra angolare fu la missione italiana Mare Nostrum. Con le navi a trenta, quaranta miglia dalla costa libica, gommoni usa e getta da quaranta posti vanno bene come va bene giusto una tanica di benzina e poco altro. Con il ritiro dell’assetto navale internazionale di soccorso – Mare Nostrum, la missione navale di Frontex, le criminalizzate ONG, la Guardia Costiera italiana – le barche su cui “caricare” persone sono tornate a dover affrontare la media di 180 miglia nautiche e l’investimento per i trafficanti libici è aumentato di costo. Proporzionalmente aumenta il numero dei paganti a bordo, in modo da spalmare i costi ed aumentare nuovamente gli utili. Soprattutto se sopraggiunge l’inverno e le barche, per partire, devono avere ancora più stabilità. Almeno questo vale per alcuni trafficanti, il cui intento è far raggiungere l’altra riva del Mediterraneo.

Da questa “politica imprenditoriale” esulano i trafficanti che gli utili li fanno dai sequestri ed il mare è per loro solo la pattumiera in cui cestinare persone spremute, ferite o comunque ormai inutili. Questo sa bene chi conosce il “fenomeno”, sapendo altresì che il cosiddetto “pull factor” è solo uno spauracchio da campagna elettorale da dare in pasto a fanatici e razzisti. Di fatto non esiste un vero “fattore di attrazione” (pull factor) ma solo un “push factor”, un fattore di spinta che costringe a tentare la traversata perché unica via di possibile salvezza malgrado il concreto rischio di naufragio. Esattamente quel “fattore di spinta” su cui nessuno Stato membro né l’Unione europea nel suo insieme hanno fatto nulla se non finanziare e agevolare il “contenimento” con la sedicente guardia costiera “libica” che cattura profughi in mare per ricondurli al punto di partenza come in un Gioco dell’oca horror, fatto di violenze, stupri, omicidi e sotto il cielo illuminato da una guerra.

Dopo la barca con 156 persone arrivata a Lampedusa si è ulteriormente incrementato il numero dei migranti a bordo con il peschereccio giunto ieri sera sulla maggiore delle Pelagie. Sull’imbarcazione c’erano 187 migranti. Tutti uomini, giovani e di nazionalità prevalente del Blangladesh o comunque bengalese. La barca è entrata in porto poco dopo le dieci di ieri sera scortata da una motovedetta della Guardia Costiera fino al punto di ormeggio indicato la dove poggia il ponte di imbarco la nave traghetto che collega l’arcipelago alla Sicilia. Giusto di fronte l’imboccatura del porto. Una improvvisa variazione del moto ondoso, dovuto ad una lieve anticipazione delle condizioni meteo marine nel Mediterraneo centrale rispetto alle previsioni, ha però causato non poche difficoltà alla fase dello sbarco. A rendere difficile il tutto era infatti il continuo e sensibile ondeggiare della barca di legno dei migranti che sbatteva di bordo, con violenza, sul bordo della banchina. Per stabilizzarne il pericoloso movimento si sono prestati tutti gli operatori liberi in banchina, dai militari agli autisti dei pulmini dell’ente gestore del centro di prima accoglienza con il tiro delle cime di ormeggio per assicurare il natante  rigido in banchina.

Il moto ondoso che faceva vistosamente ballare e sbattere la grossa barca di legno carica di 187 persone era lo stesso che ha da li a poco fatto ribaltare una barca con 31 persone a bordo che aveva raggiunto in autonomia Lampedusa dopo un avvistamento in acque internazionali. La barca si è capovolta a tre miglia dall’isola e tutti gli occupanti sono finiti in mare. Fortunatamente il repentino intervento delle tre motovedette sopraggiunte sul luogo in cui era già presenta una quarta motovedetta ha impedito che ci fossero dispersi in mare o vittime accertate. Tutti gli occupanti della piccola barca sono stati tratti in salvo.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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