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A marzo nessuna barca di migranti in Italia, tutti indietro in Libia

Nelle prime 48 ore di marzo non si registrano arrivi in Italia attraverso il Mediterraneo centrale. Tutti i riflettori sono inevitabilmente accesi sulla crisi umanitaria del Mar Egeo, dove i guardacoste sparano ai gommoni con i migranti e neofascisti incappucciati danneggiano i loro motori o li aggrediscono per evitarne lo sbarco. In Libia però continua la procedura di respingimento su delega con i guardacoste libici che fermano i profughi in mare e li riconducono nel loro porto non sicuro grazie all’assistenza della missione italiana a Tripoli e della missione europea con le ricognizioni aeree che individuano le barche. Tra il primo ed il due di marzo sono stati fermati 224 migranti dalla sedicente guardia costiera nazionale – la Libia non è un’unica nazione ma in “guerra civile” – e questa volta sono stati ricondotti tutti a terra nel porto di Khoms.

La conferma delle operazioni libiche con conseguente sbarco viene fornita dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) che opera in Libia. L’OIM, che entro i limiti di quanto la situazione in Libia consente di fare offre assistenza ai migranti durante lo sbarco e dopo, da tempo denuncia la gravità del ricondurre le persone bloccate in mare su territorio libico. La stessa organizzazione delle Nazioni Unite fornisce il dato sconcertante sul respingimento in luogo di guerra e maltrattamenti per quest’anno: nei primi due mesi dell’anno sono infatti già 2.000 le persone bloccate o salvate in mare e sbarcate in Libia. Tra queste, oltre a chi è stato raggiunto dai pattugliatori libici donati dall’Italia, ci sono anche le 35 vittime di un respingimento compiuto da una nave mercantile che dopo aver preso a bordo i naufraghi li ha condotti nel porto di Khoms.

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