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Lampedusa, dopo nove anni un maxi sbarco dalla Libia con i saluti di Erdogan

Il porto di Lampedusa durante il maxi sbarco di 367 migranti la notte tra sabato 29 e domenica 30 agosto 2020

di Mauro Seminara

Quanto sta accadendo in Libia sfugge ormai al fatidico controllo vantato dalla titolare del Ministero dei Trasporti italiano cui fa capo la povera Guardia Costiera, ma anche dei “preparatissimi” ministri degli Esteri (Luigi Di Maio) e degli Interni (Luciana Lamorgese). Il Governo italiano, composto in buona parte dai pentastellati che prima delle elezioni avevano proposto una squadra di tecnici competenti e dopo avevano occupato i Ministeri con dei Toninelli qualunque ai Trasporti ed Infrastrutture e con il supercompetente Di Maio a Sviluppo Economico ed anche al Lavoro, non sembra essere all’altezza di una partita politica epocale come quella che si sta giocando nel Mediterraneo. Soprattutto, sembra non aver inteso che le guide ideologiche, e forse non solo quelle ideologiche, dettate da soggetti come Donald Trump, stanno causando l’inevitabile inabissamento del ruolo italiano nel Mediterraneo anche a discapito dell’intera Unione europea. Unione europea che in quest’epoca non pare abbia da vantare statisti di gran levatura o che possano fare invidia all’Italia. Anzi, pare proprio che a Buxelles ed a Strasburgo siano alle prese con gli Orban ed i Lukashenko esattamente come in Italia ciò che rimane del “un tempo fu sinistra” ha a che fare con i Salvini e Meloni: facendone la brutta copia e regalandovi consenso giorno dopo giorno come una Unione di estrema destra qualunque.

Mentre il veleno dell’idiozia scorre sereno nelle condotte idriche di tutta Europa, nel Mediterraneo si appropria di sempre più ampie macroregioni il leader del novello “Impero ottomano” che adesso sembra essersi insediato in Libia anche sotto il profilo squisitamente politico. Non a caso, il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) Fayez Al Serraj, il cui potere si spinge notoriamente fino alla porta del suo ufficio, con un provvedimento firmato la sera di venerdì 28 agosto, mentre il potente ministro degli Interni libico Fathi Bashaga si trovava forse non casualmente proprio ad Ankara, ha sospeso dalle sue funzioni l’ultimo appiglio per il controllo di alcune aree e fazioni armate nei distretti intorno Tripoli. Così, venerdì sera Serraj mette alla porta Bashaga e sabato notte a Lampedusa arriva un barcone con 367 migranti a bordo. Una scena che a Lampedusa non si vedeva dal 2011, se si vuol tenere in considerazione soltanto l’analogia di dimensioni della barca ormeggiata al porto commerciale in notturna ed approssimativamente il numero delle persone a bordo, omettendo quindi quella che nel 2013 naufragò a poche centinaia di metri da Lampedusa senza quindi mai arrivare in porto. La disposizione presidenziale di sospensione delle funzioni del ministro Bashaga e la partenza del barcone gremito di persone in estremo pericolo sono concomitanti. La stessa sera, a Tripoli Serraj firmava la silurata di Bashaga che si trovava intanto ad Ankara ed a Zuwara si imbarcavano 367 migranti sul maxi peschereccio.

Pensare che dietro ci sia la mano dell’uomo che a seguito della crisi siriana chiese ed ottenne 6 miliardi di euro dall’Europa, grazie all’altra lungimirante pressione della Germania che ottenne il pagamento del ricatto turco da parte della comunità europea, non è una ipotesi da escludere a priori. Ma è anche vero che questa ipotesi, concreta e suffragata dai fatti coincidenti della esautorazione di Bashaga e dal maxi sbarco di Lampedusa, cadrà con buona probabilità nel labirintico populismo di un Governo – quello italiano – preoccupato più dalle proteste lampedusane a venti giorni dalle elezioni per il rinnovo delle amministrazioni di sette regioni italiane. Sulla maggiore delle Pelagie sta infatti andando in scena la parte più agguerrita della campagna elettorale del centrodestra. Mentre Salvini sfoggia una abbronzatura da far invidia ai migranti subsahariani che arrivano a Lampedusa, impegnatissimo come sempre in estenuanti giornate di lettura dossier e fascicoli vari, e mentre il presidente della Regione Siciliana gioca con ordinanze del valore di uno strappo di carta igienica in un autogrill italiano, sulla pelagica isola è stato armato un Campo di Marte con cui aggredire il Governo nazionale sulle sue inconfutabili deficienze e proiettare all’esterno l’immagine di un’isola che un tempo fu candidabile – secondo la narrazione dell’epoca – al Premio Nobel per la pace ed oggi esausta e bisognosa di un Salvini al Governo, forte contro i migranti e protettivo con gli italiani.

La barca da cui sono scesi 367 migranti, di nazionalità prevalente Bangladesh ma anche del centro Africa, non è conseguenza degli scontri e della carestia che adesso colpisce la Libia assediata da tutti i fronti. Un barcone di questa portata prevede prima di tutto il reperimento dell’imbarcazione, che in Libia non si vedeva da anni per difficoltà logistiche e per la pressione cui erano sottoposti e che imprimevano di conseguenza sul traffico di migranti i vicini Stati di Egitto e Tunisia. Poi l’organizzazione per preparare il viaggio, il reperimento di un vero comandante capace di guidare il grosso peschereccio in tutta sicurezza da Zuwara, città enclave dei trafficanti ad ovest di Tripoli, fino a Lampedusa. Per rendere ancor più d’effetto il messaggio che il nuovo Governo ombra della Tripolitania recapita all’Italia, quindi all’Unione europea, e di conseguenza ancor più ghiotta l’occasione per l’opposizione politica italiana – dei “porti chiusi” – ci si mette il Governo di Roma con la sua insana ostinazione di voler mantenere gli assetti navali tassativamente entro le dodici miglia da Lampedusa. Il grosso peschereccio a tre piani gremito di poveri disgraziati è infatti giunto fino a quattro miglia circa da Lampedusa prima di venire agganciato dalle motovedette che gli hanno indicato la via del porto. Tra la posizione a quattro miglia dall’isola ed il porto di partenza a Zuwara ci sono circa 180 miglia di potenziale pericolo naufragio, ed a bordo del gigantesco biglietto di notifica nuova gestione a Tripoli c’erano tanti migranti quanti ne sono morti il 3 ottobre 2013 a Lampedusa.

Questo arrivo “inaspettato”, chiaramente avvistato e segnalato dall’imponente assetto aereo dell’agenzia europea “per il controllo delle frontiere esterne” Frontex oltre che da velivoli italiani non necessariamente in assetto europeo e dalla Marina Militare italiana che è ben presente nel Mediterraneo centrale come nel porto di Tripoli, ha evidenziato due aspetti fondamentali del nuovo corso: la sedicente “guardia costiera libica” si è fatta da parte o ha chiuso entrambi gli occhi e il dispositivo aereonavale italiano lo ha lasciato navigare fino a Lampedusa in autonomia apparendo così l’Italia incapace di “gestire il fenomeno” al largo delle Pelagie. Tutto grasso che cola in piena campagna elettorale – figurarsi se si fosse verificata una strage – sia per le teste dei partiti che per la bassa truppa a Lampedusa, che sabato notte ha inscenato una manifestazione non autorizzata con cui fino alle 04:30 sono stati immobilizzati migranti, medici, carabinieri, poliziotti e finanzieri, funzionari di Frontex e mediatori culturali delle agenzie delle Nazioni Unite. Proteste che si sono poi trasferite, l’indomani mattina come già precedentemente programmato, davanti il Municipio e che hanno prodotto poi la decisione del sindaco di Lampedusa e Linosa di prendere in qualche modo le parti dei manifestanti ed annunciare una riunione con gli imprenditori per decidere la serrata generale. Sciopero generale adesso sospeso per l’intervento del Governo nazionale  – che pare quindi esistere davvero – con cui è stato fissato l’incontro, tanto richiesto dal sindaco Salvatore Martello e fin’ora mai ottenuto, mercoledì dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte cui parteciperà su invito del premier anche il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Mercoledì, data dell’incontro, il Governo dovrebbe aver ottenuto anche l’arrivo della seconda e terza nave annunciate ieri ed al tavolo di Palazzo Chigi si terrà un confronto su Lampedusa e la Sicilia probabilmente già in parte disinnescata. Ma venti giorni, con la Libia pronta ad esplodere ed il meteo favorevole alle traversate dei migranti, sono un periodo di campagna elettorale troppo lungo per non riservare colpi di scena sulla mera propaganda anti-migranti.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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  • Cattivone Erdogan già....come se senza o con i migranti non partono....nonostante tutti i tentativi di condannarli lì per sempre grazie a accordicchi vari....altro che Cattivone Turco Sultano.....mah come se dipendesse da lui e non da quei poveracci ,ma dobbiamo vederci ovunque il cattivo turco musulmano

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