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Salvini a Lampedusa, il centro per migranti diventa un set fotografico

Matteo Salvini su via Roma a Lampedusa il 23 luglio 2020

di Mauro Seminara

Il leader della Lega oggi, come da programma annunciato già prima della visita dell’attuale ministro dell’Interno, ha visitato Lampedusa per un pomeriggio. Poco dopo l’arrivo sull’isola il segretario federale Matteo Salvini si è recato al centro di prima accoglienza dell’isola. Lo stesso che non ha mai visitato quando era titolare del Viminale. Oggi, eccezionalmente, un senatore in passerella ha varcato la soglia della struttura di Contrada Imbriacola e dall’interno sono state scattate e pubblicate su Twitter varie foto. Missione impossibile per la stampa, alla quale da anni, per una ragione o per l’altra viene negato l’accesso in strutture come quella di Lampedusa.

Le foto, notoriamente vietate ai giornalisti, erano comunque andate sui social già prima dell’arrivo dell’ex ministro. Qualcuno dall’interno le aveva scattate e da Lampedusa erano arrivate al segretario della Lega o a chi per lui si occupa della comunicazione. Le foto erano state pubblicate per dimostrare che il centro di prima accoglienza di Lampedusa era saturo ben oltre il limite massimo di capienza. Mettendo un momento da parte i giornalisti, che dovrebbero comunque avere un valore ispettivo da rispettare, anche alcuni parlamentari e membri di commissioni avevano dovuto attendere una autorizzazione del Viminale, mediante la Prefettura di Agrigento, per accedere al cosiddetto “hotspot”. Le circostanze erano state rese note dagli stessi parlamentari lasciate ore ad attendere l’esito di una richiesta che a loro dire non poteva essere negata.

Di fatto, negare ad un membro del Parlamento italiano di accedere in un centro di detenzione amministrativa per verificare le condizioni di accoglienza sarebbe quantomeno grave come probabilmente lo è lasciare il parlamentare in lunga attesa e così negare la possibilità di effettuare un’ispezione vera, non preannunciata. Preannunciata era invece la visita di Matteo Salvini a Lampedusa. Tanto quanto preannunciabile erano i contenuti dei tweet che avrebbe poi pubblicato. “A #Lampedusa hotspot al collasso, sovraffollamenti, brande ovunque, gente sui tetti… Penso alla stagione turistica, ai lavoratori, ai cittadini lampedusani, alle nostre Forze dell’Ordine e ai volontari che lavorano in queste condizioni“.

Dopo il primo lancio, l’ex ministro è partito alla carica con un tweet doppio e condito di varie foto dei migranti: “Qui hotspot di #Lampedusa. Come potete vedere la situazione drammatica, ci sono 800 persone invece di 190, quasi tutti adulti, maschi, giovani, in forma e belli robusti. (1/2)“, e a seguire il rinforzino della solita minestra servita a quanti non posseggono un dizionario della lingua italiana: “Questi non sono naufraghi, c’è un vergognoso traffico di esseri umani di cui il Governo italiano è complice in maniera criminale. (2/2)“.

Con un abile gioco di prestigio per seguaci fedeli vittime di sindrome da uomo solo al comando, l’ex ministro ha stabilito che quelli ospiti del centro di prima accoglienza non sarebbero “naufraghi” – fonte Treccani: Chi ha fatto naufragio e chi è oggetto di operazioni di ricerca e di soccorso – perché “maschi, giovani, in forma e belli robusti”. Ma la condizione fisica nulla ha a che vedere con la necessità di ricerca e soccorso in mare. Salvo che anche una nota nave da crociera naufragata vicino un’isola italiana non si trovasse a bordo soltanto persone di cagionevole costituzione fisica. Paradossalmente però la visita di Salvini a Lampedusa, poi proseguita con giretto in barca, passerella da selfie libero – e senza mascherine (foto sopra) – sulla via principale del centro abitato e successivo aperitivo-party presso il ristorante della ex senatrice Angela Maraventano, è stato utile per rendere di pubblico dominio quante persone ci sono al centro di prima accoglienza. Il Ministero degli Interni di Luciana Lamorgese concede poco spazio alla stampa su questi dati.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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