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Instabilità Libia non ferma consegna motovedette italiane

Il pattugliatore d'altura Fezzan, già della Guardia di Finanza italiana, nel porto di Tripoli con l'equipaggio libico (Foto diffusa dall'Ambasciata italiana in Libia)

Un pattugliatore d’altura da 27 metri appartenuto alla Guardia di Finanza consegnato ed un altro in partenza tra un mese. Altre dieci motovedette veloci verranno poi consegnate alla Libia, tutte già delle Fiamme Gialle, e in due anni il disgregato Stato africano riceverà 400mila euro e l’addestramento di mille marinai da parte dei militari italiani in ottemperanza al “Piano Salvini” siglato a giugno. La Libia conterà quindi di altre due motovedette d’altura da 27 metri che superano i 30 nodi e di dieci ulteriori motovedette veloci di piccole dimensione che affiancheranno quelle precedentemente consegnate, con l’accordo del 2008, e che verranno ripristinate grazie al finanziamento italiano concordato dal ministro Salvini.

La notizia completa

I venti di guerra in Libia non fermano il “Piano Salvini” e domenica è stata consegnata la prima delle dodici unità navali promesse alla sedicente Guardia Costiera nordafricana. Neanche il recente incidente con il fermo di due motopesca siciliani in acque internazionali ha posto il dubbio che le imbarcazioni veloci che la Libia riceverà dall’Italia possano servire non esclusivamente al contenimento delle partenze di migranti. La notizia è stata ufficializzata dall’Ambasciata italiana a Tripoli che ha annunciato la consegna, presso la base navale di Abu Sitta, alle porte della capitale, del pattugliatore d’altura “Fezzan”. Una imbarcazione di 27 metri appartenuto con onore alla Guardia di Finanza che ha fatto il suo ingresso nel porto militare di Tripoli con a bordo 14 membri di equipaggio libici. La consegna del Fezzan è la prima in ottemperanza dell’accordo sottoscritto a luglio dal Governo italiano nel contesto del cosiddetto “Piano Salvini”.

Il pattugliatore d’altura Fezzan consegnato domenica a Tripoli

Entro poche settimane, quattro, secondo il portavoce della Marina Militare libica Ayoub Qassim, l’Italia consegnerà il secondo pattugliatore d’altura da 27 metri cui seguiranno le dieci piccole e veloci motovedette classe 500, tutte in servizio alle Fiamme Gialle fino al ritiro per la donazione alla Libia. Le piccole imbarcazioni, in una prima fase accompagnata da locali malumori, non risultano sostituite in servizio con nuove unità navali commissionate in cantiere. La Libia usufruirà quindi di motovedette italiane della Guardia di Finanza che, a sua volta, si ritroverà equipaggi sbarcati e servizi non coperti. La consegna delle unità navali appartenute alle Fiamme Gialle non è l’unica parte dell’accordo che riguarda il sostegno al controllo della frontiera nord della Libia. Le barche verranno sostenute dall’Italia che affiancherà i libici con personale specializzato per istruire nella conduzione e nella manutenzione le unità navali. A questo sostegno si unisce quello economico con cui la Libia potrà rimettere in sesto le barche già in dotazione, finanziare il trasferimento delle nuove unità navali e sostenere il mantenimento delle motovedette. Si tratta di 400.000 euro, oltre il valore delle barche.

“Un altro passo importante nel partenariato italiano per una Libia più sicura e più stabile”, ha scritto domenica l’Ambasciata italiana a Tripoli su Twitter per dare annuncio dell’avvenuta consegna. Il portavoce della Marina libica, Ayoub Qassim, ha precisato al quotidiano locale The Libya Observer che “questo non fa parte dell’accordo del 2008 tra Libia e Italia”. L’accordo rientra infatti nel quadro di impegni presi dal ministro degli Interni Matteo Salvini lo scorso 25 giugno in Libia e prevede lo stanziamento dei 400mila euro in due anni e l’addestramento da parte dei militari italiani di mille militari della Marina libica. Il mantenimento degli impegni presi aveva però subito una battuta d’arresto quando la Marina Militare italiana aveva dovuto lasciare il porto della Libia a causa dell’escalation di scontri e guerriglia che aveva raggiunto la capitale e costretto il presidente del Governo di transizione, Fayez al-Serraj, a chiudersi sotto stretta protezione nel palazzo presidenziale.

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