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Quel silenzio imbarazzante sulla lotta alla mafia

Durante la campagna elettorale e fino al giorno del voto erano state mosse trasversali accuse ai partiti in corsa per l’assenza della parola “mafia” dal dibattito. Una parola che dovrebbe fare parte integrante dell’impegno di qualunque Governo e di qualunque colore politico nella lotta quotidiana alla organizzazione criminale ormai notoriamente infiltrata nel tessuto sociale, e spesso anche politico, di ogni regione italiana ed anche oltre confine. Oggi, durante il discorso programmatico letto dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. “Contrasteremo con ogni mezzo le mafie. Aggredendo le loro finanze, le loro economie…”, ha dichiarato ad un certo punto del discorso Giuseppe Conte ai senatori radunati in aula. Su queste parole, di una frase non completata, dall’aula è partito un applauso da prima all’opera.

Un minuto e venti secondi ininterrotti di mani scroscianti, interrotto solo perché all’ottantesimo secondo di applausi erano partiti perfino i cori. Cori da stadio. La parte centrale dell’aula di Palazzo Madama aveva iniziato ad intonare in coro “Fuori la mafia dallo Stato! Fuori la mafia dallo Stato”, costringendo la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati a richiamare l’ordine interrompendo la curva ultras. Imbarazzante però si è rivelata la parte dell’aula occupata dall’opposizione, immobile in un inspiegabile silenzio. A quell’impegno proclamato dal Governo sulla lotta alla mafia, che appunto non dovrebbe avere colori politici o ruoli di maggioranza e opposizione, la minoranza dei senatori è rimasta in totale silenzio. Gelo tra gli scranni dell’opposizione anche quando il presidente Conte ha dato lettura della parte riguardante l’impegno contro il conflitto di interesse, diretto ed indiretto, e sulle intenzioni che riguardano l’inserimento dell’agente provocatore con l’attuazione della Convenzione di Merida, così detta la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

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