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Ucraina, Zelensky si è arreso?

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante una delle sue dirette streaming

di Mauro Seminara

Dopo un’escalation fatta di minacce di difesa estrema da parte dell’Ucraina, di intervento in difesa da parte degli Stati Uniti e di libertà di adesione alla Nato quotidianamente ribattuta dal segretario generale Jens Stoltenberg, il nodo di partenza pare essere stato districato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Questo sembra essere il suo rassicurante discorso pronunciato ieri notte. Con riferimento ai negoziati in corso, il presidente che fino a ieri incitava il suo popolo ad imbracciare armi e combattere contro l’esercito russo pare abbia accettato che l’Ucraina non farà parte della Nato. Presupposto ineludibile per Mosca che, dal febbraio del 2014, vera data di inizio della crisi ucraina, ha sempre chiesto e preteso la neutralità del grande stato confinante guidato dal 2019 dall’ex comico televisivo Zelensky.

La possibilità di un accordo che prevede l’impegno da parte di Kiev di porre fine alla minaccia di armamenti Nato su suolo ucraino viene annunciata dal negoziatore russo, tramite Interfax, e dal ministro degli esteri russo tramite l’agenzia Tass. Entrambi sostengono adesso che il presidente ucraino sarebbe disponibile a discutere di una forza militare nazionale e dimensionata, rinunciando all’adesione alla Nato e quindi a prestarsi alla costituzione di minaccia militare contro Mosca al confine russo. Determinanti, per il raggiungimento di questo traguardo nei negoziati, la chiara riluttanza di Washington e della Nato di scatenare una ineludibile terza guerra mondiale, dovendo poi affrontare in modo diretto la Russia, come conseguenza di un intervento militare in Ucraina e probabilmente anche la recente intensa mediazione dei leader di Turchia e Israele, rispettivamente Erdogan e Bennett.

Il rischio è stato sfiorato, come fa notare Domenico Gallo all’esito dell’attacco russo contro la base militare di Yavoriv. Questa, situata a circa 25 chilometri dal confine con la Polonia, era sito strategico delle forze alleate che dalla Polonia avevano già in qualche modo messo piede in Ucraina costituendo un intervento estranea ed ostile, quindi di partecipazione ad una guerra contro la Russia. Ed il tirare indietro la gamba era ormai inevitabile per l’Alleanza atlantica, avendo potuto studiare in questi ventuno giorni di guerra solo vecchio armamento russo. Nessuna vera analisi della dotazione tecnica, dei nuovi sistemi d’arma è stata concessa dal Cremlino nel corso di questo intervento su terra e cielo ucraini. Sfidare un nemico di cui non si può misurare la forza è un suicidio per qualunque stratega militare.

Nodo da sciogliere adesso restano i riconoscimenti di Kiev della Crimea e delle autoproclamate repubbliche indipendenti del Donbass. Potrebbero invece passare ad altra forma di risoluzione, senza invasione e carri armati ma in un secondo tempo, gli accordi sulla regione cuscinetto con le città di Mariupol e Odessa poste ai punti estremi, tra Donetsk e la Moldova. La garanzia che l’Ucraina non ospiterà sistemi missilistici della Nato sul proprio territorio risolverebbe infatti anche questo aspetto della crisi politica e militare. Tutti aspetti critici che adesso sembrano poter vedere un più realistico accordo, come ha lasciato intendere Zelensky, ma che non devono far dimenticare come in questo lungo e pericoloso periodo di guerra in Europa nessuno dei leader europei né dell’Unione europea abbia mai pronunciato come ammissione o proposta.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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