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Guardia Costiera smentisce Sea Watch: nessun naufragio

di Mauro Seminara

Nel Mediterraneo centrale scompare tutto. Scompaiono le persone, scompaiono le fonti e scompaiono infine anche i naufragi. Tutto ha il valore di nulla. Ieri Sea Watch, l’organizzazione non governativa tedesca attiva nel Mediterraneo centrale con nave da soccorso umanitario ed aereo da ricognizione, almeno fino al lockdown italiano, ha postato un tweet in cui denunciava un naufragio occorso nel Mediterraneo centrale. “Lasciati morire soli nel giorno di Pasqua da un’Europa che parla a vuoto di solidarietà verso le persone che soffrono. 250 persone erano alla deriva da ieri su 4 gommoni. Oggi avvistamenti Frontex li riportano ancora in mare e uno capovolto. Naufragato con le persone a bordo”. Questo era il tweet di Sea Watch che ieri aveva fatto fare il giro di tutti i telegiornali ed in generale di tutte le testate giornalistiche e non. Alla denuncia, che citava Frontex ma non le attribuiva nulla di preciso, si era sollevata una modesta onda di indignazione nel giorno di Pasqua a causa della scarsa attenzione delle persone in un giorno di festa di u periodo di lockdown. La denuncia inoltre non recava alcuna prova e, malgrado alcuni TG abbiano detto che Frontex confermava, le conferme non sono più arrivate. Anzi, a distanza di circa 24 ore è arrivata anche una smentita che, se pur altrettanto priva di prove documentali, è una smentita di fonte ufficiale ad una denuncia di fonte non ufficiale e senza prove.

“In merito al presunto naufragio di un gommone con migranti a bordo, reso noto ieri dall’ong SeaWatch , si informa che il mezzo ripreso da un velivolo Frontex e segnalato quale pericolo per la navigazione , era un gommone alla deriva, in area SAR libica, senza motore, verosimilmente oggetto, nei giorni scorsi, di un intervento di soccorso avvenuto da parte delle competenti autorità libiche, che hanno successivamente lasciato il natante vuoto alla deriva, traendo in salvo i migranti che si trovavano a bordo. Dalle immagini trasmesse non si rileva la presenza di corpi , relitti o oggetti galleggianti in mare , nelle vicinanze del gommone ne’ nell’area circostante , che possano far pensare ad recente naufragio.”. Questo il testo del comunicato stampa con cui oggi, alle 13:54, il Comando Generale del corpo delle Capitanerie di Porto smentisce la tesi del naufragio. La Ong tedesca, a questo punto, si trova a dover affrontare il rischio – estremamente concreto – di una irreparabile perdita di credibilità tale da fa mettere adesso in dubbio tutte le denunce passate e tutte quelle future. Sui social è già un massacro ed era prevedibile che i sostenitori del “lasciateli annegare” non attendessero altro.

Al comunicato stampa della Guardia Costiera, che ha accesso alla documentazione Frontex, replica dopo poco Sea Watch con un comunicato stampa – condiviso anche pubblicamente su Twitter – nel quale pone una serie di quesiti a confutazione della tesi del Comando generale delle Capitanerie di Porto. La nota di Sea Watch in replica è però condità di affermazioni poste al condizionale ed in conclusione si pone un solo ed unico quesito che si legge nel tweet che accompagna la nota stampa: “Perché @Frontex non ha confermato l’avvistamento aereo di un gommone semiaffondato? Che fine hanno fatto le persone a bordo?”. Un quesito che lascia ancora più perplessità che lo stesso tweet di denuncia del giorno precedente e poi smentito dalla Guardia Costiera. Perché di fatto, al contrario di quanto affermato ieri da alcuni servizi di telegiornali Rai, “Frontex non ha confermato l’avvistamento aereo di un gommone semiaffondato” e Sea Watch si chiede “Che fine hanno fatto le persone a bordo?”.

Per quanto plausibile che la Ong tedesca abbia davvero avuto una dritta da qualcuno all’interno dell’agenzia europea Frontex, questa non si esclude possa essere stata una cosiddetta “polpetta avvelenata. Un metodo, vecchio e ben conosciuto da giornalisti di maggiore esperienza, con cui si distrugge la credibilità di un cronista che sta dando fastidio. Il metodo è semplice: gli si offre una informazione esclusiva e molto importante, lo si lascia esporre senza esporre in alcun modo la fonte, lo si smentisce e lo si denuncia per diffamazione e poi la fonte smentisce di aver mai fornito le informazioni che il giornalista aveva pubblicato. In analoga sequenza di eventi, che si tratti di “polpetta avvelenata” o meno, Sea Watch ha denunciato un naufragio in un momento in cui non una ma 250 persone rischiavano la morte in fondo al mare, la Guardia Costiera ha ufficialmente smentito la Ong e Frontex si è voltata dall’altra parte (qualora avesse davvero fatto vedere o detto qualcosa a qualcuno di Sea Watch). Forse nuovi ad un certo “gioco”, gli addetti alla comunicazione della Ong tedesca hanno avuto la premura di far da sé ciò che non era alla loro portata, e la conseguenza è adesso la credibilità delle Ong (tutte) in un momento in cui, legittimati dall’egoismo che la pandemia di Covid-19 sta instillando nelle persone – dal popolo italiano a quello europeo – in piena avanzata di nazionalismo e sovranismo alla Orban in tutto il territorio dell’Unione europea, i prosimi migranti abbandonati a naufragio certo non vedranno alcun sensibilizzazione dell’opinione pubblica che costringa i Governi ad intervenire perché tanto non è detto che quanto affermano le Ong corrisponda a verità. Anche se nel frattempo l’unica imbarcazione che sta tentando di salvare le persone abbandonate in mare è la Aita Mari della Ong spagnola Salvamento Marítimo Humanitario.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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